20 giugno 2008
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L'aggressore in volo
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Un improvviso pizzicore, poi prurito, rossore e gonfiore...Eh già, è proprio la puntura di un insetto. Se non si soffre di particolari allergie non c'è da preoccuparsi e sarà sufficiente disinfettarsi e usare farmaci sintomatici. Diversa è la questione se si è ipersensibili e si manifestano gravi reazioni allergiche. In questi casi, quindi, si parla di malattie provocate da ipersensibilità in genere dovute ad acari, api, vespe, calabroni, ma anche a ragni, scorpioni, zecche, millepiedi e centopiedi. In tutti questi casi la terapia può sintetizzarsi in tre punti principali:
1) Eliminazione dell'allergene: naturalmente, la terapia migliore anti-allergia è il completo allontanamento dell'allergene (sostanza o animale il cui contatto provoca la reazione allergica). Nel caso in cui, però, sia difficile o impossibile evitare completamente l'allergene, come nel caso dell'allergia agli acari che risiedono nella polvere domestica, è necessario attuare particolari accorgimenti per ridurre l'esposizione ed, eventualmente, passare alle fasi di terapia successive;
2) Terapia sintomatica: spesso può essere utile ricorrere a farmaci specifici che, nel caso delle malattie allergiche, possono comprendere anti-istaminici, simpatico-mimetici, cromolyn e glucocorticoidi, in seguito meglio descritti per categoria di insetto. In genere, comunque, i glucocorticoidi sono raccomandati per la terapia di allergie particolarmente disabilitanti e di durata relativamente breve (come le dermatiti da contatto grave).
3) Desensibilizzazione (iposensibilizzazione, immuno-terapia): Quando è difficile o impossibile evitare o ridurre il contatto con l'allergene si può tentare di desensibilizzare il soggetto nei confronti dell'antigene, iniettando un estratto sottocutaneo dell'allergene a dosi gradualmente crescenti. Ad oggi, i risultati clinici sono piuttosto soddisfacenti, soprattutto se le inoculazioni vengono protratte per l'arco di un anno. I principali allergeni usati per la desensibilizzazione sono, in genere, quelli degli acari della polvere e dei veleni degli insetti pungenti e delle muffe. Nel caso venga somministrata una dose eccessiva di allergene, possono verificarsi reazioni costituzionali da una tosse moderata e starnuti fino a un'orticaria generalizzata, asma e shock anafilattico. Per prevenire tali conseguenze è necessario seguire accuratamente questo iter:
Alle prime avvisaglie di reazione allergica (tosse, starnuto, rossore, costipazione toracica, formicolio e prurito) il medico dovrà applicare immediatamente un laccio emostatico a monte della sede di iniezione ed infiltrare in loco 0,2 ml di adrenalina 1:1000; dopo 15 minuti il laccio verrà rimosso. Se la reazione è lieve o moderata il medico potrà, poi, applicare anche una doppia dose di anti-istaminico e 0,3 ml di adrenalina 1:100.000 nell'arco di 10 minuti. Al contrario, non è indicata la somministrazione di glucocorticoidi durante la reazione allergica acuta, bensì in caso di reazioni asmatiche. In caso di reazione tardiva da orticaria (da 30 minuti a diverse ore dopo) è, invece, più utile somministrare il solo anti-istaminico. In linea generale, a seguito di qualsiasi reazione dopo una fase di desensibilizzazione, la dose successiva di allergene dovrà essere ridotta di 1/3 o di 1/4 e gli incrementi successivi andranno mantenuti al minimo possibile (in genere, da 0,03 a 0,05 ml).
Le terapie anti-allergie da insetto, però, possono variare molto a seconda del tipo di insetto che rappresenta l'allergene. Inoltre, esistono alcuni animali che possono essere dannosi per qualsiasi essere umano, che soffra o meno di ipersensibilità.
I ragni: ad eccezione di 2 piccoli gruppi, i ragni sono tutti velenosi. Fortunatamente, però, la maggior parte dei ragni velenosi ha denti troppo piccoli e fragili per poter penetrare nella cute. In Italia il ragno velenoso più diffuso è la tarantola comune (nome scientifico: Lycosa tarentula), che si trova nell'Italia del centro-sud. Contrariamente alle diffuse credenze, il suo morso provoca solo un po' di arrossamento e gonfiore che si risolvono nel giro di qualche giorno. Altro esemplare velenoso presente nel nostro Paese è l'Araneus diadematus, detto ragno crociato. Il suo morso, però, può inoculare solo una minima quantità di veleno e, pertanto, non provoca alcun danno. L'unica specie veramente pericolosa presente in Italia è la Latrodectus tredecimguttatus, comunemente detto malmignatto: un ragno di colore nero con 13 macchie sull'addome, generalmente di colore giallo o, più raramente, di colore rosa o rosso. Attualmente è diffuso in Sardegna, in Liguria e lungo la costa tirrenica centro-settentrionale. Nel mondo (in particolare negli Stati Uniti) i ragni più pericolosi sono, invece, la vedova nera (Latrodectus Mactans) e il ragno marrone o violino (Laxosceles reclusa). in caso di morso, gli interventi terapeutici devono essere i seguenti:
Contro il morso della vedova nera: per ridurre il dolore si può usare un cubetto di ghiaccio. Tutti i pazienti con età inferiore a 16 anni o con oltre 60 anni, con malattie cardiache ipertensive o con evidenti segni di grave avvelenamento devono essere immediatamente ricoverati in ospedale. Se la terapia sintomatica (farmacologica) non ha successo è necessario somministrare una fiala (6.000 u.) di antivenina (antisiero specifico) in 10-50 ml di cloruro di sodio allo 0,9%, naturalmente dopo aver eseguito il test cutaneo di sensibilità. In genere, è sufficiente una sola fiala somministrata nell'arco di 3-15 minuti dalla puntura. A volte, nei bambini più piccoli, è necessario effettuare l'assistenza respiratoria; negli anziani, invece, può verificarsi ipertensione. Per contrastare il dolore muscolare e gli spasmi, è quasi sempre efficace un semplice rilassante per endovena e, nei casi lievi, dei bagni caldi. In tutti i casi, nelle prime 12 ore dal morso, sarà necessario controllare spesso le funzioni vitali.
Contro il morso del ragno marrone o violino: la prima regola è di applicare del ghiaccio sulla zona colpita. In passato e a volte ancora oggi, le persone colpite da questo tipo di ragno erano trattate con corticosteroidi ad alte dosi in fase acuta, quindi in dosi decrescenti in accordo con la terapia standard. Oggi, però, sono in fase di sperimentazione il diaminodifenilsulfone e l'acido acetiltrimetilcolchicinico, nonché un'antivenina, però non ancora disponibile in commercio. In tutti i casi, la lesione deve essere pulita giornalmente con perossido di idrogeno al 3% e successivamente immersa in soluzione di Burow 1:20 per 15 minuti, spennellata 3 volte alla settimana con la tripla tintura acquosa comunemente usata per i morsi di vipere e, se necessario, sottoposta a rimozione del tessuto necrotico (morto). In alcuni casi il medico può consigliare applicazioni di O2 (ossigeno), mediante una mascherina improvvisata o una busta di plastica. Prima di dormire può essere di sollievo l'applicazione di una pomata a base di polimixina-bacitracina-neomicina.
Api, Vespe e Calabroni: questi insetti possono iniettare, grazie al loro pungiglione, un particolare veleno. Se ad essere punto è un soggetto non allergico, la prima cosa da fare è di eliminare il pungiglione eventualmente rimasto nella cute. La tecnica giusta è di premere o raschiare, senza tirare! In seguito, si può applicare una pasta di bicarbonato di sodio diluita con acqua e ammoniaca se l'insetto è un'ape o aceto se è una vespa. Successivamente, è consigliabile applicare del ghiaccio per attenuare il dolore. In caso si venga punti nelle zone circostanti la bocca è consigliabile fare dei gargarismi con acqua fredda salata (2 cucchiaini di sale fino per bicchiere d'acqua). Se si è aggrediti da molti insetti che causano parecchie punture, in attesa del medico, conviene immergersi in una vasca d'acqua, meglio se tiepida, dopodiché stendere sulla zona una pomata al cortisone che, oltre ad alleviare il dolore, limita il gonfiore delle punture.
Se, invece, ad essere punto è un soggetto ipersensibile, può verificarsi lo shock anafilattico, che necessita l'immediato intervento di un medico. In attesa del pronto intervento, bisogna far sdraiare il paziente, avvolgerlo in una coperta e tenere sotto controllo la respirazione, così da poter intervenire subito con la respirazione bocca a bocca in caso di urgenza. E' sempre opportuno, quindi, che i soggetti allergici si sottopongano alla desensibilizzazione usando antigeni verso tutto il corpo dell'imenottero o, meglio ancora, verso il veleno dell'insetto. Inoltre, se sanno di recarsi in zone endemiche, devono avere sempre un kit contenente anti-istaminici e adrenalina, farmaci in grado di salvare il paziente se somministrati in tempi rapidi.
La zecca: è un vettore di molte malattie, nonché di avvelenamento. Alcuni esemplari (come il Dermacentor e la Amblyomma, presenti nel Nord America) possono causare la paralisi da zecche. I sintomi sono: anoressia, stanchezza, debolezza muscolare, mancanza di coordinazione fino alla paralisi bulbare o respiratoria. Altri esemplari, invece, causano vescichette, pustole, ulcerazioni, gonfiori e dolori di diversi gradi. In caso di paralisi da zecche possono essere necessarie applicazioni di O2 e assistenza respiratoria. Le lesioni, invece, devono essere pulite accuratamente con soluzione di Burow 1:20 e spennellate con la tripla tintura acquosa usata per i morsi di vipera. In caso di gravi reazioni possono essere utili dei corticosteroidi.
Alla vista di una zecca sulla cute senza particolari effetti collaterali, tuttavia, è possibile cercare di staccare da soli l'animale optando per alcune tecniche "fai da te", finché la zecca non molla la presa: con un paio di pinzette tirate fuori la zecca verso l'alto con molta calma; se questa operazione non riesce, alcuni consigliano queste alternative: il calore, accendendo un fiammifero e toccando la zecca con la capocchia; spesso il caldo può incitarla a mollare la presa; un goccio di alcool, mirando sempre la testa della zecca e aspettando almeno 10 minuti (stando molto attenti, però, a non usare queste sostanze in presenza di fiammiferi o altre fonti di calore!) o una goccia di paraffina o dello smalto per unghie, sostanze in grado di sigillare le piccole aperture per la respirazione sui fianchi dell'animale. Al contrario, c'è chi afferma che, oltre all'uso della pinzetta, è meglio evitare qualsiasi altra manovra, rivolgendosi ad un medico o al pronto soccorso. In tutti i casi, dopo l'estrazione è importante effettuare un'accurata disinfezione, evitando i disinfettanti coloranti. Infine, una volta tolta, la zecca non va mai gettata, ma bruciata: è il sistema migliore per garantirne la scomparsa.
I centopiedi e i millepiedi: alcuni generi di centopiedi (Scolopendra) possono dare un morso doloroso, con un certo gonfiore ed eritema localizzati, con durata al massimo di 48 ore; raramente possono dare infezioni e necrosi. In Italia è diffusa la Scolopendra cingolata, il cui morso, pur dolorosissimo, non provoca gravi conseguenze. I millepiedi, invece, non mordono, ma se toccati possono liberare una secrezione tossica che può causare irritazione cutanea locale e, nei casi più gravi, una certa necrosi. In caso di morso di centopiedi è utile l'uso di un cubetto di ghiaccio per ridurre il dolore. Le secrezioni tossiche dei millepiedi, invece, devono essere rimosse dalla cute lavandole con abbondante acqua e sapone; è da evitare, invece, l'uso di alcool. In entrambi i casi, se si sviluppa una reazione cutanea, è necessario applicare una crema o una lozione a base di corticosteroidi. In caso di contaminazione degli occhi è necessario un intervento rapidissimo, con immediate irrigazioni e l'applicazione di una pomata analgesica a base di corticosteroidi.
Gli psicotteri (o pulci del legno): i generi più diffusi sono il Liposcelis, presenti soprattutto nelle biblioteche, l'Ectopsocus, molto comune nei giardini alberati e il Trogium, meglio noto come "pidocchio dei libri". In caso di irritazione per morso di psicottero sono queste le cure più efficaci: applicare un cubetto di ghiaccio sopra la puntura per bloccare l'edema (gonfiore) e impedire al veleno di diffondersi; anche il caldo, però, può essere utile, perché neutralizza una delle sostanze chimiche che provocano l'infiammazione (basta prendere un asciugacapelli e dirigere il getto sulla puntura); in alternativa, può essere utile applicare dell'aspirina, bagnando prima la zona colpita e appoggiandovi sopra la compressa (naturalmente questo accorgimento è vietato per chi è allergico all'aspirina!); può essere utile anche applicare sulla puntura una pasta di acqua e bicarbonato; se avete a disposizione dell'ammoniaca, potete applicarla sulla puntura per alleviare rapidamente il dolore; infine, se non si ha niente di tutto questo sotto mano, è possibile formare una pastella con terra argillosa e acqua e applicarla sulla zona colpita, coprendo poi con una garza o un fazzoletto e lasciando agire finché la pasta non si asciuga.
Gli scorpioni: la maggior parte degli scorpioni sono relativamente innocui; i loro morsi, infatti, causano in genere solo dolore localizzato, prurito con un po' di gonfiore, ingrossamento delle linfoghiandole regionali e aumento della temperatura cutanea e della sensibilità attorno alla ferita. In rari casi, però, oltre alle reazioni sopra descritte, la puntura di scorpione può generare una necrosi emorragica ed effetti cardiotossici, a volte di tale gravità da risultare letali. Gli effetti, comunque, dipendono soprattutto dalla reattività del soggetto colpito e dal suo peso, che condiziona la concentrazione del veleno stesso nell'organismo. In particolare, i bambini possono manifestare tensione ed irrequietezza, con movimenti anomali della testa, del collo e degli occhi; negli adulti, invece, può originare tachicardia, ipertensione, aumento del ritmo respiratorio, debolezza e altri disturbi motori.
Nei casi più lievi, la puntura dello scorpione non necessita di un trattamento specifico: basta un cubetto di ghiaccio sulla zona colpita per ridurre il dolore. In caso di ipertensione, invece, il medico può prescrivere diazossido a dosi di 5 mg/Kg per via endovenosa lenta; se sono presenti convulsioni, invece, si darà diazepam per via endovenosa. In caso di spasmi muscolari, è utile l'assunzione di gluconato di calcio, metacarbamolo o diazepam. In tutti i casi, è consigliabile il riposo assoluto a letto, senza cibo per le prime 8-12 ore dalla puntura.
Annapaola Medina
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
1) Eliminazione dell'allergene: naturalmente, la terapia migliore anti-allergia è il completo allontanamento dell'allergene (sostanza o animale il cui contatto provoca la reazione allergica). Nel caso in cui, però, sia difficile o impossibile evitare completamente l'allergene, come nel caso dell'allergia agli acari che risiedono nella polvere domestica, è necessario attuare particolari accorgimenti per ridurre l'esposizione ed, eventualmente, passare alle fasi di terapia successive;
2) Terapia sintomatica: spesso può essere utile ricorrere a farmaci specifici che, nel caso delle malattie allergiche, possono comprendere anti-istaminici, simpatico-mimetici, cromolyn e glucocorticoidi, in seguito meglio descritti per categoria di insetto. In genere, comunque, i glucocorticoidi sono raccomandati per la terapia di allergie particolarmente disabilitanti e di durata relativamente breve (come le dermatiti da contatto grave).
3) Desensibilizzazione (iposensibilizzazione, immuno-terapia): Quando è difficile o impossibile evitare o ridurre il contatto con l'allergene si può tentare di desensibilizzare il soggetto nei confronti dell'antigene, iniettando un estratto sottocutaneo dell'allergene a dosi gradualmente crescenti. Ad oggi, i risultati clinici sono piuttosto soddisfacenti, soprattutto se le inoculazioni vengono protratte per l'arco di un anno. I principali allergeni usati per la desensibilizzazione sono, in genere, quelli degli acari della polvere e dei veleni degli insetti pungenti e delle muffe. Nel caso venga somministrata una dose eccessiva di allergene, possono verificarsi reazioni costituzionali da una tosse moderata e starnuti fino a un'orticaria generalizzata, asma e shock anafilattico. Per prevenire tali conseguenze è necessario seguire accuratamente questo iter:
- verificare che si stia usando la diluizione adatta;
- aumentare la razione a piccole dosi;
- ripetere la stessa dose (o anche diminuirla) se la reazione locale della iniezione precedente è ampia (cioè pari a 2,5 cm di diametro o più);
- ridurre la dose quando si usa un nuovo estratto.
Alle prime avvisaglie di reazione allergica (tosse, starnuto, rossore, costipazione toracica, formicolio e prurito) il medico dovrà applicare immediatamente un laccio emostatico a monte della sede di iniezione ed infiltrare in loco 0,2 ml di adrenalina 1:1000; dopo 15 minuti il laccio verrà rimosso. Se la reazione è lieve o moderata il medico potrà, poi, applicare anche una doppia dose di anti-istaminico e 0,3 ml di adrenalina 1:100.000 nell'arco di 10 minuti. Al contrario, non è indicata la somministrazione di glucocorticoidi durante la reazione allergica acuta, bensì in caso di reazioni asmatiche. In caso di reazione tardiva da orticaria (da 30 minuti a diverse ore dopo) è, invece, più utile somministrare il solo anti-istaminico. In linea generale, a seguito di qualsiasi reazione dopo una fase di desensibilizzazione, la dose successiva di allergene dovrà essere ridotta di 1/3 o di 1/4 e gli incrementi successivi andranno mantenuti al minimo possibile (in genere, da 0,03 a 0,05 ml).
Le terapie anti-allergie da insetto, però, possono variare molto a seconda del tipo di insetto che rappresenta l'allergene. Inoltre, esistono alcuni animali che possono essere dannosi per qualsiasi essere umano, che soffra o meno di ipersensibilità.
I ragni: ad eccezione di 2 piccoli gruppi, i ragni sono tutti velenosi. Fortunatamente, però, la maggior parte dei ragni velenosi ha denti troppo piccoli e fragili per poter penetrare nella cute. In Italia il ragno velenoso più diffuso è la tarantola comune (nome scientifico: Lycosa tarentula), che si trova nell'Italia del centro-sud. Contrariamente alle diffuse credenze, il suo morso provoca solo un po' di arrossamento e gonfiore che si risolvono nel giro di qualche giorno. Altro esemplare velenoso presente nel nostro Paese è l'Araneus diadematus, detto ragno crociato. Il suo morso, però, può inoculare solo una minima quantità di veleno e, pertanto, non provoca alcun danno. L'unica specie veramente pericolosa presente in Italia è la Latrodectus tredecimguttatus, comunemente detto malmignatto: un ragno di colore nero con 13 macchie sull'addome, generalmente di colore giallo o, più raramente, di colore rosa o rosso. Attualmente è diffuso in Sardegna, in Liguria e lungo la costa tirrenica centro-settentrionale. Nel mondo (in particolare negli Stati Uniti) i ragni più pericolosi sono, invece, la vedova nera (Latrodectus Mactans) e il ragno marrone o violino (Laxosceles reclusa). in caso di morso, gli interventi terapeutici devono essere i seguenti:
Contro il morso della vedova nera: per ridurre il dolore si può usare un cubetto di ghiaccio. Tutti i pazienti con età inferiore a 16 anni o con oltre 60 anni, con malattie cardiache ipertensive o con evidenti segni di grave avvelenamento devono essere immediatamente ricoverati in ospedale. Se la terapia sintomatica (farmacologica) non ha successo è necessario somministrare una fiala (6.000 u.) di antivenina (antisiero specifico) in 10-50 ml di cloruro di sodio allo 0,9%, naturalmente dopo aver eseguito il test cutaneo di sensibilità. In genere, è sufficiente una sola fiala somministrata nell'arco di 3-15 minuti dalla puntura. A volte, nei bambini più piccoli, è necessario effettuare l'assistenza respiratoria; negli anziani, invece, può verificarsi ipertensione. Per contrastare il dolore muscolare e gli spasmi, è quasi sempre efficace un semplice rilassante per endovena e, nei casi lievi, dei bagni caldi. In tutti i casi, nelle prime 12 ore dal morso, sarà necessario controllare spesso le funzioni vitali.
Contro il morso del ragno marrone o violino: la prima regola è di applicare del ghiaccio sulla zona colpita. In passato e a volte ancora oggi, le persone colpite da questo tipo di ragno erano trattate con corticosteroidi ad alte dosi in fase acuta, quindi in dosi decrescenti in accordo con la terapia standard. Oggi, però, sono in fase di sperimentazione il diaminodifenilsulfone e l'acido acetiltrimetilcolchicinico, nonché un'antivenina, però non ancora disponibile in commercio. In tutti i casi, la lesione deve essere pulita giornalmente con perossido di idrogeno al 3% e successivamente immersa in soluzione di Burow 1:20 per 15 minuti, spennellata 3 volte alla settimana con la tripla tintura acquosa comunemente usata per i morsi di vipere e, se necessario, sottoposta a rimozione del tessuto necrotico (morto). In alcuni casi il medico può consigliare applicazioni di O2 (ossigeno), mediante una mascherina improvvisata o una busta di plastica. Prima di dormire può essere di sollievo l'applicazione di una pomata a base di polimixina-bacitracina-neomicina.
Api, Vespe e Calabroni: questi insetti possono iniettare, grazie al loro pungiglione, un particolare veleno. Se ad essere punto è un soggetto non allergico, la prima cosa da fare è di eliminare il pungiglione eventualmente rimasto nella cute. La tecnica giusta è di premere o raschiare, senza tirare! In seguito, si può applicare una pasta di bicarbonato di sodio diluita con acqua e ammoniaca se l'insetto è un'ape o aceto se è una vespa. Successivamente, è consigliabile applicare del ghiaccio per attenuare il dolore. In caso si venga punti nelle zone circostanti la bocca è consigliabile fare dei gargarismi con acqua fredda salata (2 cucchiaini di sale fino per bicchiere d'acqua). Se si è aggrediti da molti insetti che causano parecchie punture, in attesa del medico, conviene immergersi in una vasca d'acqua, meglio se tiepida, dopodiché stendere sulla zona una pomata al cortisone che, oltre ad alleviare il dolore, limita il gonfiore delle punture.
Se, invece, ad essere punto è un soggetto ipersensibile, può verificarsi lo shock anafilattico, che necessita l'immediato intervento di un medico. In attesa del pronto intervento, bisogna far sdraiare il paziente, avvolgerlo in una coperta e tenere sotto controllo la respirazione, così da poter intervenire subito con la respirazione bocca a bocca in caso di urgenza. E' sempre opportuno, quindi, che i soggetti allergici si sottopongano alla desensibilizzazione usando antigeni verso tutto il corpo dell'imenottero o, meglio ancora, verso il veleno dell'insetto. Inoltre, se sanno di recarsi in zone endemiche, devono avere sempre un kit contenente anti-istaminici e adrenalina, farmaci in grado di salvare il paziente se somministrati in tempi rapidi.
La zecca: è un vettore di molte malattie, nonché di avvelenamento. Alcuni esemplari (come il Dermacentor e la Amblyomma, presenti nel Nord America) possono causare la paralisi da zecche. I sintomi sono: anoressia, stanchezza, debolezza muscolare, mancanza di coordinazione fino alla paralisi bulbare o respiratoria. Altri esemplari, invece, causano vescichette, pustole, ulcerazioni, gonfiori e dolori di diversi gradi. In caso di paralisi da zecche possono essere necessarie applicazioni di O2 e assistenza respiratoria. Le lesioni, invece, devono essere pulite accuratamente con soluzione di Burow 1:20 e spennellate con la tripla tintura acquosa usata per i morsi di vipera. In caso di gravi reazioni possono essere utili dei corticosteroidi.
Alla vista di una zecca sulla cute senza particolari effetti collaterali, tuttavia, è possibile cercare di staccare da soli l'animale optando per alcune tecniche "fai da te", finché la zecca non molla la presa: con un paio di pinzette tirate fuori la zecca verso l'alto con molta calma; se questa operazione non riesce, alcuni consigliano queste alternative: il calore, accendendo un fiammifero e toccando la zecca con la capocchia; spesso il caldo può incitarla a mollare la presa; un goccio di alcool, mirando sempre la testa della zecca e aspettando almeno 10 minuti (stando molto attenti, però, a non usare queste sostanze in presenza di fiammiferi o altre fonti di calore!) o una goccia di paraffina o dello smalto per unghie, sostanze in grado di sigillare le piccole aperture per la respirazione sui fianchi dell'animale. Al contrario, c'è chi afferma che, oltre all'uso della pinzetta, è meglio evitare qualsiasi altra manovra, rivolgendosi ad un medico o al pronto soccorso. In tutti i casi, dopo l'estrazione è importante effettuare un'accurata disinfezione, evitando i disinfettanti coloranti. Infine, una volta tolta, la zecca non va mai gettata, ma bruciata: è il sistema migliore per garantirne la scomparsa.
I centopiedi e i millepiedi: alcuni generi di centopiedi (Scolopendra) possono dare un morso doloroso, con un certo gonfiore ed eritema localizzati, con durata al massimo di 48 ore; raramente possono dare infezioni e necrosi. In Italia è diffusa la Scolopendra cingolata, il cui morso, pur dolorosissimo, non provoca gravi conseguenze. I millepiedi, invece, non mordono, ma se toccati possono liberare una secrezione tossica che può causare irritazione cutanea locale e, nei casi più gravi, una certa necrosi. In caso di morso di centopiedi è utile l'uso di un cubetto di ghiaccio per ridurre il dolore. Le secrezioni tossiche dei millepiedi, invece, devono essere rimosse dalla cute lavandole con abbondante acqua e sapone; è da evitare, invece, l'uso di alcool. In entrambi i casi, se si sviluppa una reazione cutanea, è necessario applicare una crema o una lozione a base di corticosteroidi. In caso di contaminazione degli occhi è necessario un intervento rapidissimo, con immediate irrigazioni e l'applicazione di una pomata analgesica a base di corticosteroidi.
Gli psicotteri (o pulci del legno): i generi più diffusi sono il Liposcelis, presenti soprattutto nelle biblioteche, l'Ectopsocus, molto comune nei giardini alberati e il Trogium, meglio noto come "pidocchio dei libri". In caso di irritazione per morso di psicottero sono queste le cure più efficaci: applicare un cubetto di ghiaccio sopra la puntura per bloccare l'edema (gonfiore) e impedire al veleno di diffondersi; anche il caldo, però, può essere utile, perché neutralizza una delle sostanze chimiche che provocano l'infiammazione (basta prendere un asciugacapelli e dirigere il getto sulla puntura); in alternativa, può essere utile applicare dell'aspirina, bagnando prima la zona colpita e appoggiandovi sopra la compressa (naturalmente questo accorgimento è vietato per chi è allergico all'aspirina!); può essere utile anche applicare sulla puntura una pasta di acqua e bicarbonato; se avete a disposizione dell'ammoniaca, potete applicarla sulla puntura per alleviare rapidamente il dolore; infine, se non si ha niente di tutto questo sotto mano, è possibile formare una pastella con terra argillosa e acqua e applicarla sulla zona colpita, coprendo poi con una garza o un fazzoletto e lasciando agire finché la pasta non si asciuga.
Gli scorpioni: la maggior parte degli scorpioni sono relativamente innocui; i loro morsi, infatti, causano in genere solo dolore localizzato, prurito con un po' di gonfiore, ingrossamento delle linfoghiandole regionali e aumento della temperatura cutanea e della sensibilità attorno alla ferita. In rari casi, però, oltre alle reazioni sopra descritte, la puntura di scorpione può generare una necrosi emorragica ed effetti cardiotossici, a volte di tale gravità da risultare letali. Gli effetti, comunque, dipendono soprattutto dalla reattività del soggetto colpito e dal suo peso, che condiziona la concentrazione del veleno stesso nell'organismo. In particolare, i bambini possono manifestare tensione ed irrequietezza, con movimenti anomali della testa, del collo e degli occhi; negli adulti, invece, può originare tachicardia, ipertensione, aumento del ritmo respiratorio, debolezza e altri disturbi motori.
Nei casi più lievi, la puntura dello scorpione non necessita di un trattamento specifico: basta un cubetto di ghiaccio sulla zona colpita per ridurre il dolore. In caso di ipertensione, invece, il medico può prescrivere diazossido a dosi di 5 mg/Kg per via endovenosa lenta; se sono presenti convulsioni, invece, si darà diazepam per via endovenosa. In caso di spasmi muscolari, è utile l'assunzione di gluconato di calcio, metacarbamolo o diazepam. In tutti i casi, è consigliabile il riposo assoluto a letto, senza cibo per le prime 8-12 ore dalla puntura.
Annapaola Medina
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