17 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
Il ritorno della malaria? Un falso allarme
Tags:
Come nel 2003, l'anno siccitoso e rovente che sconvolse il nostro continente temperato causando persino un eccesso di mortalità, cresce la preoccupazione per gli attuali segnali poco rassicuranti di un inverno con temperature primaverili e precipitazioni al minimo. Timori alimentati dai dati sempre più numerosi di una tendenza ai cambiamenti climatici ormai in atto a livello planetario, che ha e avrà sempre di più importanti conseguenze a molti livelli, rispetto a eventi atmosferici violenti, contese per l'acqua, agricoltura, migrazioni umane e di specie animali, attività economiche (compreso il turismo), salute. Un aspetto quest'ultimo ricordato come gli altri alla recente Conferenza ONU di Nairobi sul clima, in occasione della quale è stato presentato un dossier di Legambiente che ha tra l'altro paventato il possibile ritorno del rischio malaria in Italia. L'allarme viene però ridimensionato e l'eventualità sostanzialmente smentita da parte dell'Istituto Superiore di Sanità, attraverso le affermazioni del responsabile dell'Unità di malattie trasmesse da vettori e salute internazionale, Giancarlo Majori, in un'intervista riportata tra le news del Bmj. Il risalto dato su una rivista prestigiosa e ampiamente consultata vuole controbilanciare l'eco allarmistico dato alla notizia dalla pubblicazione su quotidiani diffusi come il Guardian e il Times, e su Internet.
L'Italia come il resto d'Europa nel 1970 è stata dichiarata dall'OMS area libera dalla malaria: tuttavia, argomenta Legambiente, la recrudescenza di casi autoctoni per ora sporadici concentrati in zone fino a pochi decenni fa altamente malariche ha fatto ipotizzare che una stabilizzazione degli aumenti di temperatura possa determinare anche in Italia una ripresa endemica della malattia. "I cambiamenti climatici possono in teoria creare le condizioni per un ritorno ma è ragionevole affermare che la malaria non tornerà in Italia, sia per il sistema di sorveglianza continua sia per la disponibilità di trattamenti grazie al sistema sanitario nazionale" controbatte Majori. Il quale ricorda che i casi registrati in Italia sono d'importazione, relativi a immigrati che hanno perso l' immunità e sono andati per vacanza nelle aree endemiche d'origine o a turisti italiani di ritorno dalle stesse zone; inoltre al leggero incremento fino al 2000 con un migliaio di casi annui è seguito un calo arrivando agli attuali 700 circa, nonostante l'aumento dell'immigrazione. Negli ultimi dieci anni, aggiunge, in Italia c'è stato un solo caso autoctono in una donna infettata da una zanzara che aveva punto una ragazza indiana che aveva contratto il parassita nel paese d'origine ma non era stata diagnosticata; anche i casi di paesi quali Germania, Svizzera e Francia si sono registrati nei pressi di aeroporti e potrebbero essere stati causati da zanzare "importate". Senza contare che la mortalità in Italia e nel resto d'Europa è stata dell'1-1,5% dei casi.
Ben diversa la realtà mondiale, dove la malaria colpisce almeno 300 milioni di persone all'anno e ne uccide oltre un milione, per il 90 % in Africa. Anche nella regione asiatico-europea ci sono comunque zone a rischio d'epidemia, con una certa diffusione nel territorio dell'ex URSS per il deterioramento dei servizi sanitari ma una situazione problematica pure in Turchia; nel resto del continente i casi sono in netta prevalenza importati (tale è stato il 90% di quelli registrati nel 2000 nell'Europa occidentale). Nel biennio 2000-2001 nel nostro paese la proporzione è stata del 29% di casi occorsi a cittadini italiani e del 61% a immigrati. Se l'allarme sulla malaria nel nostro paese appare dunque al momento infondato, sempre in relazione ai cambiamenti climatici si assiste invece a una crescita dei casi umani di encefalite da zecche e di leishmaniosi viscerale, la prima soprattutto nel Veneto e la seconda in Campania. "I casi sono in aumento, ma sono ancora poche centinaia" precisa ancora nell'intervista Majori "e l'incremento può essere dovuto in parte ai sistemi di notifica più efficienti".
Elettra Vecchia
Fonte:
In evidenza:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
D'importazione e in calo
L'Italia come il resto d'Europa nel 1970 è stata dichiarata dall'OMS area libera dalla malaria: tuttavia, argomenta Legambiente, la recrudescenza di casi autoctoni per ora sporadici concentrati in zone fino a pochi decenni fa altamente malariche ha fatto ipotizzare che una stabilizzazione degli aumenti di temperatura possa determinare anche in Italia una ripresa endemica della malattia. "I cambiamenti climatici possono in teoria creare le condizioni per un ritorno ma è ragionevole affermare che la malaria non tornerà in Italia, sia per il sistema di sorveglianza continua sia per la disponibilità di trattamenti grazie al sistema sanitario nazionale" controbatte Majori. Il quale ricorda che i casi registrati in Italia sono d'importazione, relativi a immigrati che hanno perso l' immunità e sono andati per vacanza nelle aree endemiche d'origine o a turisti italiani di ritorno dalle stesse zone; inoltre al leggero incremento fino al 2000 con un migliaio di casi annui è seguito un calo arrivando agli attuali 700 circa, nonostante l'aumento dell'immigrazione. Negli ultimi dieci anni, aggiunge, in Italia c'è stato un solo caso autoctono in una donna infettata da una zanzara che aveva punto una ragazza indiana che aveva contratto il parassita nel paese d'origine ma non era stata diagnosticata; anche i casi di paesi quali Germania, Svizzera e Francia si sono registrati nei pressi di aeroporti e potrebbero essere stati causati da zanzare "importate". Senza contare che la mortalità in Italia e nel resto d'Europa è stata dell'1-1,5% dei casi.
Anche encefalite e leishmaniosi
Ben diversa la realtà mondiale, dove la malaria colpisce almeno 300 milioni di persone all'anno e ne uccide oltre un milione, per il 90 % in Africa. Anche nella regione asiatico-europea ci sono comunque zone a rischio d'epidemia, con una certa diffusione nel territorio dell'ex URSS per il deterioramento dei servizi sanitari ma una situazione problematica pure in Turchia; nel resto del continente i casi sono in netta prevalenza importati (tale è stato il 90% di quelli registrati nel 2000 nell'Europa occidentale). Nel biennio 2000-2001 nel nostro paese la proporzione è stata del 29% di casi occorsi a cittadini italiani e del 61% a immigrati. Se l'allarme sulla malaria nel nostro paese appare dunque al momento infondato, sempre in relazione ai cambiamenti climatici si assiste invece a una crescita dei casi umani di encefalite da zecche e di leishmaniosi viscerale, la prima soprattutto nel Veneto e la seconda in Campania. "I casi sono in aumento, ma sono ancora poche centinaia" precisa ancora nell'intervista Majori "e l'incremento può essere dovuto in parte ai sistemi di notifica più efficienti".
Elettra Vecchia
Fonte:
- Turone F. Italian authorities deny that climate ch'ange has brought malaria back to its shores. BMJ 2007; 334: 65.
In evidenza:
Salute oggi:
- Notizie e aggiornamenti
- Libri e pubblicazioni
- Dalle aziende
- Appunti di salute
- Nutrire la salute
- Aperi-libri
- Allenati con noi
...e inoltre su Dica33: