05 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Non è normale affannarsi
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Non è famoso come la misurazione della colesterolemia, ma esiste un test, la spirometria, che è ancora più semplice ed economico e, che se eseguito con una maggiore sistematicità, potrebbe fare la differenza per moltissime persone. Per tutte quelle che cioè, senza saperlo, soffrono in forma iniziale di bronchite cronica, e potrebbero essere curate adeguatamente, così da prevenire la progressione della malattia verso le forme più gravi e invalidanti. E' questo uno dei molti modi possibili di dare conto di quanto discusso alla Conferenza di consenso dell'AIMAR (Associazione interdisciplinare per lo studio delle malattie respiratorie), che si chiude oggi a Roma. Come ha spiegato Claudio Donner, presidente dell'AIMAR, "Le malattie respiratorie sono fuori controllo: in Italia e in Europa sono la seconda causa di morte. Molte di queste, come la BPCO e l'asma, hanno un andamento cronico e ingravescente. Con il progressivo invecchiamento della popolazione, il peso di queste malattie è destinato inevitabilmente ad aumentare". E si tratta, ha proseguito Donner, di pazienti che hanno una bassa qualità della vita, spesso legati all'ossigenoterapia cronica, alla ventilazione meccanica, in media subiscono due-tre ricoveri l'anno per le riacutizzazioni e proprio per questo sono anche pazienti che determinano un costo elevato per il Servizio sanitario nazionale.
Due gli aspetti sui quali intervenire: il primo, come si è detto, è migliorare e anticipare la diagnosi, perché i trattamenti oggi disponibili, farmacologici ma anche riabilitativi, possono impedire la perdita della funzionalità respiratoria, che è appunto quello che si va a valutare con la spirometria. "Un apparecchio semplicissimo" ha spiegato Claudio Maria Sanguinetti, direttore dell'Unità operativa di Pneumologia dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma "che esiste anche in versione portatile" e che dunque potrebbe anche entrare a far parte della dotazione dell'ambulatorio di medicina generale, non solo delle strutture specialistiche. "In realtà, però, c'è anche un deficit di informazione del paziente stesso" ha aggiunto Sanguinetti. "Molti ritengono normale subire attacchi di tosse al mattino, oppure provare un po' di affanno dopo un piano di scale, e riportano questi sintomi al medico di famiglia quando ormai la situazione è andata oltre. Per questo i medici di famiglia riportano di solito un dato di prevalenza della BPCO molto basso tra i loro assistiti: in realtà a loro si presentano soltanto quelli già in condizioni gravi o medio-gravi". Un altro aspetto che verte sull'educazione del pubblico è l'adesione alla terapia. "La compliance nelle malattie respiratorie è più bassa rispetto a quella delle altre malattie croniche più diffuse, come il diabete" ha spiegato Fernando De Benedetto, direttore dell'Unità operativa di Pneumologia dell'Ospedale clinicizzato di Chieti. "Nella BPCO la percentuale di chi rispetta le indicazioni del trattamento per almeno 8 mesi è pari al 20%, e scende a meno del 10% se si considera un periodo di almeno un anno. Il fatto è che il paziente tende a interrompere l'assunzione appena vengono meno i sintomi acuti. Senza contare il vecchio pregiudizio secondo il quale farmaci inalatori come quelli che si impiegano per BPCO e asma, broncodilatatori e steroidi, siano meno "importanti" di quelli che si assumono per via orale o iniettiva".
Se, quindi, le malattie respiratorie sono destinate a esercitare un peso sempre maggiore, secondo l'AIMAR richiede una messa punto la disseminazione, tra specialisti e medici di medicina generale, del corretto approccio diagnostico e terapeutico. Come ha sottolineato il professor Donner, è stata scelta una formula congressuale innovativa, dove al posto delle consuete relazioni "frontali" c'è stato un succedersi di relazioni contenenti 2-3 statement importanti, sui quali dopo la trattazione l'uditorio è stato chiamato a esprimersi con un sistema di televoto, scegliendo tra quattro livelli di assenso/dissenso. Le relazioni e i loro relativi statement vertono su 12 temi cruciali: dalla diagnosi e trattamento della patologie croniche ai tumori dell'apparato respiratorio, alle molte patologie rare. "Ci è sembrata la risposta migliore a una situazione in cui le linee guida internazionali, per quanto pubblicate su riviste di grande impatto restano di fatto inapplicate" ha spiegato Donner, facendo anche presente che a questa prima conferenza ne seguiranno altre 17 regionali, che si svolgeranno in contemporanea il 12 aprile, iniziativa che è stata battezzata "Primavera Aimar".
Maurizio Imperiali
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...e inoltre su Dica33:
Diagnosi più tempestive
Due gli aspetti sui quali intervenire: il primo, come si è detto, è migliorare e anticipare la diagnosi, perché i trattamenti oggi disponibili, farmacologici ma anche riabilitativi, possono impedire la perdita della funzionalità respiratoria, che è appunto quello che si va a valutare con la spirometria. "Un apparecchio semplicissimo" ha spiegato Claudio Maria Sanguinetti, direttore dell'Unità operativa di Pneumologia dell'Ospedale San Filippo Neri di Roma "che esiste anche in versione portatile" e che dunque potrebbe anche entrare a far parte della dotazione dell'ambulatorio di medicina generale, non solo delle strutture specialistiche. "In realtà, però, c'è anche un deficit di informazione del paziente stesso" ha aggiunto Sanguinetti. "Molti ritengono normale subire attacchi di tosse al mattino, oppure provare un po' di affanno dopo un piano di scale, e riportano questi sintomi al medico di famiglia quando ormai la situazione è andata oltre. Per questo i medici di famiglia riportano di solito un dato di prevalenza della BPCO molto basso tra i loro assistiti: in realtà a loro si presentano soltanto quelli già in condizioni gravi o medio-gravi". Un altro aspetto che verte sull'educazione del pubblico è l'adesione alla terapia. "La compliance nelle malattie respiratorie è più bassa rispetto a quella delle altre malattie croniche più diffuse, come il diabete" ha spiegato Fernando De Benedetto, direttore dell'Unità operativa di Pneumologia dell'Ospedale clinicizzato di Chieti. "Nella BPCO la percentuale di chi rispetta le indicazioni del trattamento per almeno 8 mesi è pari al 20%, e scende a meno del 10% se si considera un periodo di almeno un anno. Il fatto è che il paziente tende a interrompere l'assunzione appena vengono meno i sintomi acuti. Senza contare il vecchio pregiudizio secondo il quale farmaci inalatori come quelli che si impiegano per BPCO e asma, broncodilatatori e steroidi, siano meno "importanti" di quelli che si assumono per via orale o iniettiva".
Un'informazione più capillare
Se, quindi, le malattie respiratorie sono destinate a esercitare un peso sempre maggiore, secondo l'AIMAR richiede una messa punto la disseminazione, tra specialisti e medici di medicina generale, del corretto approccio diagnostico e terapeutico. Come ha sottolineato il professor Donner, è stata scelta una formula congressuale innovativa, dove al posto delle consuete relazioni "frontali" c'è stato un succedersi di relazioni contenenti 2-3 statement importanti, sui quali dopo la trattazione l'uditorio è stato chiamato a esprimersi con un sistema di televoto, scegliendo tra quattro livelli di assenso/dissenso. Le relazioni e i loro relativi statement vertono su 12 temi cruciali: dalla diagnosi e trattamento della patologie croniche ai tumori dell'apparato respiratorio, alle molte patologie rare. "Ci è sembrata la risposta migliore a una situazione in cui le linee guida internazionali, per quanto pubblicate su riviste di grande impatto restano di fatto inapplicate" ha spiegato Donner, facendo anche presente che a questa prima conferenza ne seguiranno altre 17 regionali, che si svolgeranno in contemporanea il 12 aprile, iniziativa che è stata battezzata "Primavera Aimar".
Maurizio Imperiali
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