Polmonite battuta dal vaccino

11 aprile 2007
Aggiornamenti e focus

Polmonite battuta dal vaccino



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E' difficile stabilire quando e quanto un intervento sanitario è utile alla collettività, soprattutto oggi che, in effetti, le cure non mancano per molte tra le malattie più diffuse. Un esempio è la vaccinazione antipneumococcica, che immunizza contro lo S. pneumoniae o pneumococco, principale causa di polmonite batterica. Al pneumococco si deve il 17-44% dei ricoveri per polmonite nei bambini e il 13-34% tra gli adulti. Questo negli Stati Uniti, dove la vaccinazione di routine, con un vaccino coniugato che copre sette diversi ceppi batterici, è cominciata nell'anno 2000. Gli studi clinici hanno dimostrato un declino corrispondente dei casi di malattia da pneumococco (che non provoca soltanto la polmonite, sia chiaro), persino prima che la vaccinazione fosse completamente implementata e persino con meno dosi di quelle previste. Però, restava da vedere se nella popolazione generale l'immunizzazione aveva determinato una reale diminuzione del peso della polmonite, soprattutto in termini di ricovero ospedaliero.

Un'indagine sui ricoveri ospedalieri


Risposta che ora ha fornito uno studio, che ha preso in considerazione i dati del Nationwide Inpatient Sample (NIS), un database dell'Agency for Healthcare Research and Quality che registra i dati clinici ed economici relativi a circa il 20% dei ricoveri nelle strutture statunitensi. Quello che si dice un campione rappresentativo, ma rappresentativo sul serio. I ricercatori hanno estratto dal database tutti i ricoveri per polmonite dovuta a qualsiasi causa e per polmonite da pneumococco dal 1997 al 2004, considerando l'anno di introduzione del vaccino, il 2000, come anno di transizione, escludendolo quindi dall'analisi statistica. Nel periodo esaminato, i ricoveri per polmonite per così dire generica sono stati poco meno 10.800.000, con una degenza che variava dai 2 giorni per i bambini di 2-4 anni ai 5 giorni degli adulti da 65 anni in poi.
Che cosa è accaduto con l'introduzione del vaccino è presto detto. I ricoveri dei bambini di età inferiore a due anni per polmonite (dovuta a tutte le cause), alla fine del 2004, sono calati del 39%. Il che significa che nel 2004 si sono registrati 43.000 ricoveri in meno rispetto a quelli previsti in questa fascia di età. Negli anni precedenti l'arrivo del vaccino coniugato, invece, non si erano registrate differenze. Alla stessa epoca, i ricoveri dovuti a polmonite da pneumococco sono calati del 65% nei bambini fino a due anni e del 73% in quelli da 2 a 4 anni di età. E' vero che nei bambini le polmoniti pneumococciche sono più rare che negli adulti, ma nel giudicare l'effetto della vaccinazione va anche tenuto presente che quando è in gioco il pneumococco, sono molto frequenti le complicanze gravi come la sepsi (infezione generalizzata).

Ma non soltanto i bambini


Va anche notato che nello stesso periodo sono diluiti anche i ricoveri per polmonite da tutte le cause (il 26% in meno) e per polmonite pneumococcica (il 30% in meno), anche negli adulti giovani, cioè da 18 a 39 anni. Il che torna a dimostrare un altro punto forte delle vaccinazioni di massa. L'effetto branco: ogni volta che si vaccina una quota rilevante della popolazione, quello che si fa è levare spazio al microbo contro cui è diretta la vaccinazione, così da ridurne anche notevolmente la circolazione. E' ovvio che se si eliminano i bambini come potenziale veicolo del pneumococco ne beneficiano anche gli adulti. Oltretutto, il pneumococco, anche quando non causa una malattia invasiva, tende a colonizzare la rinofaringe e, in un certo senso, è sempre pronto a diffondersi tra chi ha contatti ravvicinati con i bambini (a cominciare dai genitori). Tra l'altro, al calo dei ricoveri non sembra essere corrisposto un aumento dei casi trattati a domicilio. Quindi il vaccino funziona e non soltanto per i diretti destinatari. Pur con tutte le cautele che gli studi epidemiologici devono ispirare.

Maurizio Imperiali



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