18 marzo 2003
Aggiornamenti e focus
Virus misterioso: emergenza ma controllabile
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Sempre molto tempestivi, i CDC (Centers for Disease Control) statunitensi hanno già emanato raccomandazioni provvisorie, rivolte ai medici, a proposito dell'infezione virale battezzata SARS (severe acute respiratory sindrome, grave sindrome respiratoria acuta). Altrettanto tempestivamente funzionari dell'Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) e dei Centri per la prevenzione e il controllo delle Malattie sono pervenuti ad un primo identikit del virus. Si tratterebbe, a giudicare dalla forma, di un virus comune, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae. Sempre valide, comunque, le indicazioni di massima e le misure prudenziali fornite dai CDC.
Si tratta di cittadini dei seguenti paesi: Cina, Hong Kong, Indonesia, Filippines, Singapore, Tailandia e Vietnam, oltre a viaggiatori che provenivano da quei paesi. La malattia, però, sembra essere molto simile a un'altra che si era manifestata a partire dallo scorso novembre nella provincia meridionale cinese di Guangdong. Il ministero della sanità della Repubblica Popolare Cinese ha messo infatti a disposizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità le cartelle cliniche dei 300 pazienti finora colpiti.
Secondo i CDC e l'OMS si deve sospettare che si tratti di SARS quando si presentano i seguenti sintomi: febbre superiore a 38°, uno o più tra tosse, respiro corto (tipo asma) difficoltà a respirare. Inoltre, deve esserci stato un contatto con una persona che ha contratto l'infezione o che si è recata in un paese nel quale è documentata la presenza della malattia (vale a dire i paesi citati all'inizio). Per contatto si intende quello che si realizza curando una persona, con la convivenza oppure con l'esposizione alle secrezioni respiratorie (saliva) o con i fluidi corporei. Sono già stati notificati casi di operatori sanitari contagiati dai pazienti che stavano assistendo. L'incubazione della malattia sembra richiedere da 2 a 7 giorni. Per precauzione, i CDC ritengono sospetti solo i casi di disturbi respiratori che si sono prodotti dopo il 1° febbraio.
Gli esami diagnostici
I CDC raccomandano ai medici di non trascurare l'inquadramento standard di tutti i pazienti, soprattutto allo scopo di escludere che si tratti di altre malattie respiratorie note. Di conseguenza, andrebbero eseguite la radiografia del torace, la pulsiossimetria per valutare l'ossigenazione del sangue, le culture del sangue e dell'escreto (secrezioni bronchiali) alla ricerca di patogeni noti e i test per la ricerca dei virus respiratori più comuni (virus influenzali A e B e virus respiratorio sinciziale). Si tratta però appunto di test di routine in tutti i casi di infezione respiratoria grave.
Le cure
Identificato il virus, da due laboratori di ricerca, in Giappone e in Germania, sembra ora possibile attuare terapie mirate e, in prospettiva, sviluppare un vaccino specifico. Nell'attesa, tuttavia, si raccomanda la somministrazione dei farmaci impiegati in tutti i casi di polmonite acquisita in comunità di eziologia interna. Quindi antibiotici efficaci contro i batteri che causano la polmonite tipica e atipica, nell'ipotesi che all'infezione virale possa facilmente sovrapporsi quella batterica.
Il controllo dell'infezione
L'unico modo è isolare le persone colpite, ricoverandole in ospedale, possibilmente in camere a pressione negativa, cioè dalle quali non possa sfuggire aria. Ai sanitari che li assistono si raccomanda poi l'uso di tute e guanti e uno scrupoloso rispetto delle norme igieniche (a volte si stende a dimenticare quanto conti il lavaggio scrupoloso delle mani). Sono misure piuttosto restrittive rese necessarie dalle scarse conoscenze sulla trasmissione del contagio.
Per il resto si tratta, anche se preoccupante, di una situazione padroneggiabile, soprattutto intercettando subito i casi sospetti. Anche in Italia, del resto, le strutture sanitarie aeroportuali sono già state da giorni allertate.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Chi è stato colpito
Si tratta di cittadini dei seguenti paesi: Cina, Hong Kong, Indonesia, Filippines, Singapore, Tailandia e Vietnam, oltre a viaggiatori che provenivano da quei paesi. La malattia, però, sembra essere molto simile a un'altra che si era manifestata a partire dallo scorso novembre nella provincia meridionale cinese di Guangdong. Il ministero della sanità della Repubblica Popolare Cinese ha messo infatti a disposizione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità le cartelle cliniche dei 300 pazienti finora colpiti.
Criteri di diagnosi
Secondo i CDC e l'OMS si deve sospettare che si tratti di SARS quando si presentano i seguenti sintomi: febbre superiore a 38°, uno o più tra tosse, respiro corto (tipo asma) difficoltà a respirare. Inoltre, deve esserci stato un contatto con una persona che ha contratto l'infezione o che si è recata in un paese nel quale è documentata la presenza della malattia (vale a dire i paesi citati all'inizio). Per contatto si intende quello che si realizza curando una persona, con la convivenza oppure con l'esposizione alle secrezioni respiratorie (saliva) o con i fluidi corporei. Sono già stati notificati casi di operatori sanitari contagiati dai pazienti che stavano assistendo. L'incubazione della malattia sembra richiedere da 2 a 7 giorni. Per precauzione, i CDC ritengono sospetti solo i casi di disturbi respiratori che si sono prodotti dopo il 1° febbraio.
Gli esami diagnostici
I CDC raccomandano ai medici di non trascurare l'inquadramento standard di tutti i pazienti, soprattutto allo scopo di escludere che si tratti di altre malattie respiratorie note. Di conseguenza, andrebbero eseguite la radiografia del torace, la pulsiossimetria per valutare l'ossigenazione del sangue, le culture del sangue e dell'escreto (secrezioni bronchiali) alla ricerca di patogeni noti e i test per la ricerca dei virus respiratori più comuni (virus influenzali A e B e virus respiratorio sinciziale). Si tratta però appunto di test di routine in tutti i casi di infezione respiratoria grave.
Le cure
Identificato il virus, da due laboratori di ricerca, in Giappone e in Germania, sembra ora possibile attuare terapie mirate e, in prospettiva, sviluppare un vaccino specifico. Nell'attesa, tuttavia, si raccomanda la somministrazione dei farmaci impiegati in tutti i casi di polmonite acquisita in comunità di eziologia interna. Quindi antibiotici efficaci contro i batteri che causano la polmonite tipica e atipica, nell'ipotesi che all'infezione virale possa facilmente sovrapporsi quella batterica.
Il controllo dell'infezione
L'unico modo è isolare le persone colpite, ricoverandole in ospedale, possibilmente in camere a pressione negativa, cioè dalle quali non possa sfuggire aria. Ai sanitari che li assistono si raccomanda poi l'uso di tute e guanti e uno scrupoloso rispetto delle norme igieniche (a volte si stende a dimenticare quanto conti il lavaggio scrupoloso delle mani). Sono misure piuttosto restrittive rese necessarie dalle scarse conoscenze sulla trasmissione del contagio.
Per il resto si tratta, anche se preoccupante, di una situazione padroneggiabile, soprattutto intercettando subito i casi sospetti. Anche in Italia, del resto, le strutture sanitarie aeroportuali sono già state da giorni allertate.
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