Alzheimer più grave nella donna

06 luglio 2005
Aggiornamenti e focus

Alzheimer più grave nella donna



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Da qualche tempo si fa molta più attenzione agli effetti di sesso e genere sullo sviluppo e l'andamento delle malattie. L'Alzheimer non fa certo eccezione, e così le indagini volte a valutare se sia più diffuso tra gli uomini o tra le donne, ed eventualmente con quali caratteristiche, sono giù un buon numero. Ma se è difficile dire quale dei due sessi sia svantaggiato in termini di numero di casi, al contrario una recente ricerca sembra indicare che nelle donne la malattia ha caratteristiche differenti.

La conferma solo con l'autopsia


L'indagine in questione è stata condotta su 141 tra sacerdoti e monache cattolici molto anziani. Queste persone sono state seguite nei loro ultimi anni di vita valutando sia la presenza di sintomi di demenza sia tutti gli altri aspetti clinici. Alla loro morte, poi, sono state eseguite le autopsia con prelievo di campioni del tessuto cerebrale in 4 regioni differenti. Infatti, malgrado la diagnosi clinica della demenza senile sia relativamente semplice, distinguere tra le diverse forme lo è molto meno e la conferma che si tratti di Alzheimer può venire soltanto dall'esame del tessuto cerebrale, cioè dalla presenza della placca amiloide e dei grovigli neurofibrillari che sono l'unico segno caratteristico soltanto di questa forma di demenza. Infine, sul sangue delle persone coinvolte è stato anche condotto il test genetico per scoprire eventuali mutazioni dei geni responsabili della produzione dell'apolipoproteina E, che è il precursore della proteina amiloide, la sostanza che da origine alle placche.

Effetti più vistosi nella donna


In totale, 57 persone avevano sviluppato, prima della morte, sintomi indicativi dell'Alzheimer (declino cognitivo, cambiamenti caratteriali eccetera), le donne erano in maggioranza, ma questo non era statisticamente significativo di una maggior e prevalenza nel sesso femminile. Altre 31 persone mostravano una lieve diminuzione delle capacità cognitive e infine altre 53 non presentavano alterazioni cognitive di sorta. A questo punto, è stata messa a confronto l'entità della patologia, cioè il numero di lesioni trovate al microscopio, la presenza di sintomi riconoscibili nell'ultimo periodo di vita e il sesso. Qui in effetti una differenza importante si vedeva e cioè che a parità di lesioni cerebrali (placche neuronali e grovigli) nelle donne il rischio di presentare sintomi rilevanti era venti volte superiore rispetto alle donne sane, mentre negli uomini il rischio aumentava di sole tre volte. In altre parole, si può dire che la presenza delle lesioni tipiche dell'Alzheimer ha un effetto maggiore nella popolazione femminile, mentre quella maschile sembra più resistente.E' la prima volta che uno studio giunge a una conclusione così chiara. Quanto alle ragioni di questa minore resistenza femminile, ci sono soltanto delle ipotesi. La spiegazione avanzata per prima, ovviamente, è che sia la carenza di estrogeni che si crea dopo la menopausa ad amplificare l'effetto delle lesioni, anche se non si esclude che possano entrare in gioco caratteristiche genetiche, anche se non è stata trovata una relazione statistica forte tra l'essere donna, le anomalie genetiche dell'APOE e le manifestazioni cliniche dell'Alzheimer.

Maurizio Imperiali



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