20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Costi della terapia
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A differenza di quanto si potrebbe immaginare, i comuni mal di testa comportano costi ingenti economici e sociali. La cefalea, e l'emicrania in particolare, sono malattie invalidanti in grado di limitare e/o compromettere severamente la capacità di far fronte ai propri impegni in famiglia e sul lavoro.
In genere, si tende a dividere i costi in diretti e indiretti. In questo caso, i primi riguardano tutte le spese relative alla diagnosi e al trattamento (visite ambulatoriali, ricoveri in ospedale, indagini diagnostiche, ecc.), mentre i secondi sono riferiti all'incidenza delle assenze sul lavoro (ore di lavoro perse a causa di forti mal di testa) e alla ridotta produttività sul posto di lavoro (minor attenzione, ridotta concentrazione, ecc.). Inoltre, secondo i risultati di recenti studi condotti nel Nord America e in Europa, le continue limitazioni lavorative e sociali causate dal mal di testa incidono negativamente anche sulla personalità e sull'umore del paziente stesso, che avverte quindi una ridotta qualità di vita.
Costi diretti
Sono tutte le spese sostenute dal paziente, o dallo Stato, per la diagnosi e la cura della cefalea.
Nelle farmacie italiane, nell'ultimo anno, sono state vendute 12 milioni di farmaci su prescrizione "per cefalea", con una spesa complessiva di circa 113 miliardi di lire. A questa cifra andrebbe aggiunto il costo sostenuto dagli italiani per l'acquisto di farmaci da banco (che, però, non possono essere quantificati con precisione). Per quanto riguarda il ricorso al medico, i risultati delle indagini sono discordi. Secondo i dati di alcuni studi, il 56% dei pazienti con emicrania è ricorso almeno una volta al medico curante, il 16% ha preferito recarsi da uno specialista e solo il 3% ha richiesto cure ospedaliere o esami particolari. Dai risultati di altre ricerche, invece, emerge che dal 77% all'85% delle persone con cefalea ha richiesto almeno una volta l'assistenza medica, mentre l'8% è ricorso al ricovero ospedaliero.
Costi indiretti
Rappresentano l'impatto socio-economico delle cefalee. Secondo l'Unione Europea, i costi indiretti in termini di ridotta produttività per cefalea possono essere stimati in 10 miliardi di ECU all'anno.
Attualmente, il totale della popolazione italiana attivamente lavorativa è di circa 30 milioni. Di questi, 21 milioni circa hanno sofferto di cefalee nell'ultimo anno (70% circa). Tra questi ultimi, due milioni (circa il 10%) non sono andati a lavorare a causa della malattia, causando quasi 12 milioni di giornate lavorative perse in un anno (in media, sei giorni per ogni soggetto affetto da cefalea). Il costo economico annuale per la perdita delle giornate lavorative perse a causa del mal di testa è all'incirca di 2 mila miliardi di lire. A questa cifra, andrebbe aggiunta la perdita economica (sicuramente notevole, ma difficilmente quantificabile) dovuta alla ridotta efficienza lavorativa di chi continua a svolgere la propria attività pur avendo la cefalea.
Annapaola Medina
Fonti
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In genere, si tende a dividere i costi in diretti e indiretti. In questo caso, i primi riguardano tutte le spese relative alla diagnosi e al trattamento (visite ambulatoriali, ricoveri in ospedale, indagini diagnostiche, ecc.), mentre i secondi sono riferiti all'incidenza delle assenze sul lavoro (ore di lavoro perse a causa di forti mal di testa) e alla ridotta produttività sul posto di lavoro (minor attenzione, ridotta concentrazione, ecc.). Inoltre, secondo i risultati di recenti studi condotti nel Nord America e in Europa, le continue limitazioni lavorative e sociali causate dal mal di testa incidono negativamente anche sulla personalità e sull'umore del paziente stesso, che avverte quindi una ridotta qualità di vita.
Costi diretti
Sono tutte le spese sostenute dal paziente, o dallo Stato, per la diagnosi e la cura della cefalea.
Nelle farmacie italiane, nell'ultimo anno, sono state vendute 12 milioni di farmaci su prescrizione "per cefalea", con una spesa complessiva di circa 113 miliardi di lire. A questa cifra andrebbe aggiunto il costo sostenuto dagli italiani per l'acquisto di farmaci da banco (che, però, non possono essere quantificati con precisione). Per quanto riguarda il ricorso al medico, i risultati delle indagini sono discordi. Secondo i dati di alcuni studi, il 56% dei pazienti con emicrania è ricorso almeno una volta al medico curante, il 16% ha preferito recarsi da uno specialista e solo il 3% ha richiesto cure ospedaliere o esami particolari. Dai risultati di altre ricerche, invece, emerge che dal 77% all'85% delle persone con cefalea ha richiesto almeno una volta l'assistenza medica, mentre l'8% è ricorso al ricovero ospedaliero.
Costi indiretti
Rappresentano l'impatto socio-economico delle cefalee. Secondo l'Unione Europea, i costi indiretti in termini di ridotta produttività per cefalea possono essere stimati in 10 miliardi di ECU all'anno.
Attualmente, il totale della popolazione italiana attivamente lavorativa è di circa 30 milioni. Di questi, 21 milioni circa hanno sofferto di cefalee nell'ultimo anno (70% circa). Tra questi ultimi, due milioni (circa il 10%) non sono andati a lavorare a causa della malattia, causando quasi 12 milioni di giornate lavorative perse in un anno (in media, sei giorni per ogni soggetto affetto da cefalea). Il costo economico annuale per la perdita delle giornate lavorative perse a causa del mal di testa è all'incirca di 2 mila miliardi di lire. A questa cifra, andrebbe aggiunta la perdita economica (sicuramente notevole, ma difficilmente quantificabile) dovuta alla ridotta efficienza lavorativa di chi continua a svolgere la propria attività pur avendo la cefalea.
Annapaola Medina
Fonti
- Von Korff M, et al., Neurology 1998;50:1741-1745.
- Stewart WF. Et al., Cephalalgia 1998;18:44-51.
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