26 marzo 2010
Aggiornamenti e focus
Tumore del pancreas, la chirurgia cresce
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di Marco Malagutti
È uno dei tumori big killer per eccellenza, la quarta causa di morte per tumore nel mondo occidentale. Raro, colpisce il 5% della popolazione, ma mortale, solo il 5% dei pazienti operati può sperare oggi nella guarigione. Oggi, però, si profilano all'orizzonte tecniche chirurgiche sempre più efficaci «nei centri di riferimento» spiega Marco Montorsi, chirurgo dell'Istituto Clinico Humanitas «i valori di mortalità operatoria sono scesi al 2-3%. Si pensi che qualche anno fa, la percentuale si aggirava attorno al 10%». E proprio Montorsi è l'organizzatore di un Congresso internazionale svoltosi il 26 e il 27 marzo, dedicato alla chirurgia del pancreas. Ma chi è colpito dalla malattia e quali sono i principali fattori di rischio?
«I dati parlano di circa 10 nuovi casi all'anno ogni 100.000 persone - spiega Alberto Malesci responsabile del dipartimento di Gastroenterologia di Humanitas. Colpisce maggiormente la popolazione anziana, a partire dai 60 anni, soprattutto di sesso maschile. Spesso la prognosi del tumore del pancreas è infausta. Nel 75% dei casi, infatti, al momento della diagnosi il tumore è già in fase avanzata, e pertanto non operabile». Da qui l'importanza della diagnosi che oggi grazie ai progressi dei mezzi permette di riconoscere il tumore sempre più precocemente, quando ancora è di dimensioni contenute e quindi asportabile. Per quel che riguarda i fattori di rischio «quello meglio riconosciuto è il fumo di sigaretta» spiega Montorsi. Un recente studio condotto dall'Istituto Mario Negri di Milano e pubblicato sullo European Journal of Cancer, ha confermato il ruolo del fumo, associato a un rischio 2-3 volte superiore di sviluppare un cancro del pancreas, per la presenza di sostanze cancerogene che creano mutazioni genetiche capaci di scatenare un cancro. «per il resto i fattori di rischio sono sempre legati allo stile di vita, come una dieta ricca di cibi fritti o l'eccessivo consumo di bevande alcoliche» sottolinea Montorsi «ma anche i pazienti affetti da pancreatite cronica o quelli che hanno familiarità, corrono un rischio superiore. L'ipotesi lungamente accreditata di un ruolo del caffè consumato in eccesso, sembra, invece, adesso esclusa».
E i progressi della chirurgia? Il Congresso sarà l'occasione per fare il punto su uno scenario piuttosto complesso, ma, come sottolinea Montorsi, oggi meno buio. «Negli ultimi anni la chirurgia pancreatica ha fatto passi da gigante, con la diminuzione sia della mortalità operatoria sia delle complicanze post-chirurgiche». Tra le tecniche passate in rassegna, anche con dimostrazioni "dal vivo", la chirurgia mini-invasiva «che non è ancora la tecnica principale per questo tumore, ma si sta ritagliando un ruolo preciso, in particolare per alcuni tipi di intervento» spiega il chirurgo milanese. Ma quali sono i vantaggi indotti da questo tipo di tecnica? «Ridotta degenza, ridotto dolore e ospedalizzazione minore» spiega Montorsi. E il ricorso ai robot? «Al Congresso se ne parlerà diffusamente e in Humanitas stiamo mettendo a punto un apposito protocollo che potrebbe aprire nuove possibilità. Ma la strada è ancora lunga».
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È uno dei tumori big killer per eccellenza, la quarta causa di morte per tumore nel mondo occidentale. Raro, colpisce il 5% della popolazione, ma mortale, solo il 5% dei pazienti operati può sperare oggi nella guarigione. Oggi, però, si profilano all'orizzonte tecniche chirurgiche sempre più efficaci «nei centri di riferimento» spiega Marco Montorsi, chirurgo dell'Istituto Clinico Humanitas «i valori di mortalità operatoria sono scesi al 2-3%. Si pensi che qualche anno fa, la percentuale si aggirava attorno al 10%». E proprio Montorsi è l'organizzatore di un Congresso internazionale svoltosi il 26 e il 27 marzo, dedicato alla chirurgia del pancreas. Ma chi è colpito dalla malattia e quali sono i principali fattori di rischio?
«I dati parlano di circa 10 nuovi casi all'anno ogni 100.000 persone - spiega Alberto Malesci responsabile del dipartimento di Gastroenterologia di Humanitas. Colpisce maggiormente la popolazione anziana, a partire dai 60 anni, soprattutto di sesso maschile. Spesso la prognosi del tumore del pancreas è infausta. Nel 75% dei casi, infatti, al momento della diagnosi il tumore è già in fase avanzata, e pertanto non operabile». Da qui l'importanza della diagnosi che oggi grazie ai progressi dei mezzi permette di riconoscere il tumore sempre più precocemente, quando ancora è di dimensioni contenute e quindi asportabile. Per quel che riguarda i fattori di rischio «quello meglio riconosciuto è il fumo di sigaretta» spiega Montorsi. Un recente studio condotto dall'Istituto Mario Negri di Milano e pubblicato sullo European Journal of Cancer, ha confermato il ruolo del fumo, associato a un rischio 2-3 volte superiore di sviluppare un cancro del pancreas, per la presenza di sostanze cancerogene che creano mutazioni genetiche capaci di scatenare un cancro. «per il resto i fattori di rischio sono sempre legati allo stile di vita, come una dieta ricca di cibi fritti o l'eccessivo consumo di bevande alcoliche» sottolinea Montorsi «ma anche i pazienti affetti da pancreatite cronica o quelli che hanno familiarità, corrono un rischio superiore. L'ipotesi lungamente accreditata di un ruolo del caffè consumato in eccesso, sembra, invece, adesso esclusa».
E i progressi della chirurgia? Il Congresso sarà l'occasione per fare il punto su uno scenario piuttosto complesso, ma, come sottolinea Montorsi, oggi meno buio. «Negli ultimi anni la chirurgia pancreatica ha fatto passi da gigante, con la diminuzione sia della mortalità operatoria sia delle complicanze post-chirurgiche». Tra le tecniche passate in rassegna, anche con dimostrazioni "dal vivo", la chirurgia mini-invasiva «che non è ancora la tecnica principale per questo tumore, ma si sta ritagliando un ruolo preciso, in particolare per alcuni tipi di intervento» spiega il chirurgo milanese. Ma quali sono i vantaggi indotti da questo tipo di tecnica? «Ridotta degenza, ridotto dolore e ospedalizzazione minore» spiega Montorsi. E il ricorso ai robot? «Al Congresso se ne parlerà diffusamente e in Humanitas stiamo mettendo a punto un apposito protocollo che potrebbe aprire nuove possibilità. Ma la strada è ancora lunga».
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