26 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus
Brindisi salvacerebro
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Il consumo moderato di alcol sembra ormai imporsi come una prescrizione dietetica polivalente. Infatti uno studio statunitense aggiunge ora ai meriti del classico bicchierino al giorno anche un effetto sul declino cognitivo. Il riscontro viene da uno studio condotto su oltre 12000 donne che a suo tempo avevano partecipato al Nurse's Health Study, uno dei primi grandi studi dedicati esclusivamente alla popolazione femminile. Questo campione, nell'arco che va dal 1995 al 2001, è stato esaminato sia per stabilire le capacità cognitive sia per stabilire il consumo giornaliero di alcol. Particolare fondamentale, l'età delle partecipanti variava da 75 a 81 anni. Le condizioni intellettuali sono state valutate sia con un test derivato dalla Mini Mental Examination, che è il test d'elezione per il primo inquadramento, sia con un test mnemonico specifico. L'altro aspetto, cioè il consumo di alcol era per forza di cose stabilito sulla base di quanto dichiarava la persona, anche se era possibile confrontare il dato con quelli relativi alle abitudini alimentari indagate nel precedente studio. La valutazione veniva ripetuta due anni dopo.
Va premesso che nel campione, si ricorda che erano tutte infermiere, non vi era un gran numero di forti bevitrici, cioè con consumi di alcol superiori a 30 g al giorno, così come poche erano anche quelle che ne consumavano da 15 a 30 g, in compenso il 44% ne consumava da 1 a 14,9 grammi, cioè la fascia del consumo moderato, e il 51% ne consumava meno ancora, ed erano cioè le non bevitrici. Il primo risultato è che le bevitrici moderate presentavano alla prima valutazione funzioni cognitive migliori rispetto alle non bevitrici, vantaggio che aumentava ancor più se si eliminavano tutti i possibili effetti confondenti. La stessa situazione si ripresentava al riesame dopo i due anni: chi beveva moderatamente manteneva un funzionamento cognitivo migliore. Questo significa che l'alcol non solo era associato inizialmente a capacità superiori, ma era associato anche a un minor rischio di declino nel tempo. La preservazione delle facoltà cognitive era indipendente dal tipo di bevanda consumata: dalla birra al vino rosso il risultato non cambiava.Tradotto in numeri, bere moderatamente riduce il rischio di declino cognitivo di circa il 20% e questo anche indipendentemente da un'altra circostanza, genetica questa volta, che di norma pesa sul destino del cervello umano, la presenza dell'allele dell'apolipoproteina Ee4. Lo studio, secondo gli autori, conferma quanto indicato da altre esperienze del genere, peraltro tutte condotte su campioni meno numerosi. Non c'è un grande spazio per le spiegazioni dell'effetto: molto probabilmente dipende sempre dalla protezione dei vasi. Riducendo l'incidenza dell'aterosclerosi, l'alcol potrebbe impedire prevenire i piccoli ictus cerebrali all'origine della cosiddetta demenza vascolare. Cin cin!
Maurizio Imperiali
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Poche le forti bevitrici
Va premesso che nel campione, si ricorda che erano tutte infermiere, non vi era un gran numero di forti bevitrici, cioè con consumi di alcol superiori a 30 g al giorno, così come poche erano anche quelle che ne consumavano da 15 a 30 g, in compenso il 44% ne consumava da 1 a 14,9 grammi, cioè la fascia del consumo moderato, e il 51% ne consumava meno ancora, ed erano cioè le non bevitrici. Il primo risultato è che le bevitrici moderate presentavano alla prima valutazione funzioni cognitive migliori rispetto alle non bevitrici, vantaggio che aumentava ancor più se si eliminavano tutti i possibili effetti confondenti. La stessa situazione si ripresentava al riesame dopo i due anni: chi beveva moderatamente manteneva un funzionamento cognitivo migliore. Questo significa che l'alcol non solo era associato inizialmente a capacità superiori, ma era associato anche a un minor rischio di declino nel tempo. La preservazione delle facoltà cognitive era indipendente dal tipo di bevanda consumata: dalla birra al vino rosso il risultato non cambiava.Tradotto in numeri, bere moderatamente riduce il rischio di declino cognitivo di circa il 20% e questo anche indipendentemente da un'altra circostanza, genetica questa volta, che di norma pesa sul destino del cervello umano, la presenza dell'allele dell'apolipoproteina Ee4. Lo studio, secondo gli autori, conferma quanto indicato da altre esperienze del genere, peraltro tutte condotte su campioni meno numerosi. Non c'è un grande spazio per le spiegazioni dell'effetto: molto probabilmente dipende sempre dalla protezione dei vasi. Riducendo l'incidenza dell'aterosclerosi, l'alcol potrebbe impedire prevenire i piccoli ictus cerebrali all'origine della cosiddetta demenza vascolare. Cin cin!
Maurizio Imperiali
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