14 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus
Orologi biologici sfasati
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Il sonno è il prodotto di un delicato equilibrio tra quello che il cervello animale riconosce come fase notturna e come fase diurna. A questo equilibrio contribuiscono molti fattori tra i quali anche gli ormoni, in particolare la melatonina, prodotta da una ghiandola posta alla base del cervello, la ghiandola pineale o epifisi. La sua sintesi è "temporizzata", infatti viene sintetizzata o secreta di notte, poco dopo la comparsa dell'oscurità le sue concentrazioni nel sangue aumentano rapidamente e raggiungono il massimo tra le 2 e le 4 di notte per poi ridursi gradualmente all'approssimarsi del mattino. L'esposizione alla luce inibisce la produzione della melatonina in misura dose-dipendente.
A dosi farmacologiche la melatonina sembra poter risincronizzare l'orologio biologico interno in caso di variazioni indotte da repentini cambi di fuso orario. Ma non in tutti casi. Un editoriale di qualche anno fa comparso sul BMJ ha preso in considerazione una metanalisi di 10 trial randomizzati controllati in cui la melatonina è stata messa a confronto con un placebo in viaggiatori di lunghe percorrenze. Ben 8 di questi studi hanno rilevato che questo ormone si dimostra realmente efficace nell'alleviare gli effetti del jet lag. Ma recentemente il National Center for Complementary and Alternative Medicine ha sponsorizzato un lavoro analogo, e gli autori hanno concluso che spesso si dà importanza ai singoli studi anziché privilegiare un quadro generale che è in grado di definire meglio i confini della questione. Anche perché variano tutti molto in termini di qualità e di obiettivi. Alcuni valutano gli effetti della melatonina in coloro che dormono normalmente, i cui risultati hanno un valore più basso rispetto a quelli che considerano chi ha problemi del sonno, come dire: non ci vuole molto a far dormire bene chi già lo fa. Inoltre tendono a essere piccoli e di breve durata, con una lunghezza media di pochi mesi, così che gli effetti a lungo termine non possono essere accertati.
Un'area in cui la melatonina sembra aver un'effettiva validità è quella che interessa persone che soffrono di un disturbo chiamato sindrome del sonno ritardato. La condizione è il risultato di una desincronizzazione tra l'ambiente biologico interno del paziente e l'ambiente esterno, non attivata da jet lag o da variazioni esterne. Sostanzialmente finisce per addormentarsi molto tardi e a fatica alzarsi presto, ovviamente. L'assunzione di melatonina sembra migliorare il sonno di questo tipo di soggetti. Non ci sono altre prove per affermare che possa essere efficace negli altri tipi di disturbi del sonno primari e secondari, né alleviare i disturbi provocati dal jet lag e dai turni di lavoro. Gli autori della metanalisi ammettono, quindi, che la scienza non può supportare l'efficacia dell'integratore, se non richiamando un effetto placebo che, comunque, è meglio di niente. Certo è che i termini della discussione cambiano quando si considera che sono 40 milioni gli americani che soffrono di disturbi del sonno acuti e cronici. Forse qualcosa di più di un effetto placebo sarebbe più indicato per aiutarli a fare sogni d'oro.
Simona Zazzetta
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...e inoltre su Dica33:
Studi piccoli e brevi
A dosi farmacologiche la melatonina sembra poter risincronizzare l'orologio biologico interno in caso di variazioni indotte da repentini cambi di fuso orario. Ma non in tutti casi. Un editoriale di qualche anno fa comparso sul BMJ ha preso in considerazione una metanalisi di 10 trial randomizzati controllati in cui la melatonina è stata messa a confronto con un placebo in viaggiatori di lunghe percorrenze. Ben 8 di questi studi hanno rilevato che questo ormone si dimostra realmente efficace nell'alleviare gli effetti del jet lag. Ma recentemente il National Center for Complementary and Alternative Medicine ha sponsorizzato un lavoro analogo, e gli autori hanno concluso che spesso si dà importanza ai singoli studi anziché privilegiare un quadro generale che è in grado di definire meglio i confini della questione. Anche perché variano tutti molto in termini di qualità e di obiettivi. Alcuni valutano gli effetti della melatonina in coloro che dormono normalmente, i cui risultati hanno un valore più basso rispetto a quelli che considerano chi ha problemi del sonno, come dire: non ci vuole molto a far dormire bene chi già lo fa. Inoltre tendono a essere piccoli e di breve durata, con una lunghezza media di pochi mesi, così che gli effetti a lungo termine non possono essere accertati.
Ore piccole
Un'area in cui la melatonina sembra aver un'effettiva validità è quella che interessa persone che soffrono di un disturbo chiamato sindrome del sonno ritardato. La condizione è il risultato di una desincronizzazione tra l'ambiente biologico interno del paziente e l'ambiente esterno, non attivata da jet lag o da variazioni esterne. Sostanzialmente finisce per addormentarsi molto tardi e a fatica alzarsi presto, ovviamente. L'assunzione di melatonina sembra migliorare il sonno di questo tipo di soggetti. Non ci sono altre prove per affermare che possa essere efficace negli altri tipi di disturbi del sonno primari e secondari, né alleviare i disturbi provocati dal jet lag e dai turni di lavoro. Gli autori della metanalisi ammettono, quindi, che la scienza non può supportare l'efficacia dell'integratore, se non richiamando un effetto placebo che, comunque, è meglio di niente. Certo è che i termini della discussione cambiano quando si considera che sono 40 milioni gli americani che soffrono di disturbi del sonno acuti e cronici. Forse qualcosa di più di un effetto placebo sarebbe più indicato per aiutarli a fare sogni d'oro.
Simona Zazzetta
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