13 dicembre 2002
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La cataratta
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La parola cataratta viene dall'arabo e significa cadere in basso. Si pensava infatti che strani umori scendessero dall'alto ad oscurare la visione ed ancora oggi, nel linguaggio popolare, si può sentir parlare di cataratte che calano. Che cosa sono esattamente?
Si tratta dell'opacizzazione di un'importantissima lente che si trova nell'occhio: il cristallino, cioè l'elemento dell'occhio che contribuisce a mettere a fuoco le immagini sulla retina. Il cristallino è composto principalmente di acqua e proteine, orientate in modo tale da mantenerlo trasparente per permettere il passaggio della luce verso la retina. Queste proteine possono però creare degli agglomerati che sono meno trasparenti, qualora questi aumentino si ha l'insorgenza di cataratta e quindi un annebbiamento della visione. Le cause della cataratta non sono note con precisione, anche se ci sono fattori di rischio accertati come il fumo o il diabete e si sa che alcune cataratte sono legate ad alterazioni di vitamine e minerali, che insorgono in particolare con l'avanzare dell'età.
I sintomi più comuni sono: visione annebbiata o sfocata, problemi visivi con le luci, per esempio i fari delle macchine che vengono incontro, visione sdoppiata, necessità di cambiare frequentemente la prescrizione degli occhiali. Sintomi peraltro indicativi anche di altre patologie oculari, per cui se il paziente ne presenta alcuni, dovrebbe sottoporsi a una visita dall'oculista per accertarne la causa. Le cataratte in fase iniziale possono non provocare alcun sintomo e tendono a svilupparsi lentamente, cosicché la perdita visiva è di solito graduale, non improvvisa. Alcuni pazienti notano anzi un miglioramento della propria visione in campo vicino o di poter fare a meno degli occhiali.
Tra le varie tipologie di cataratta le più frequenti sono:
Che cosa si deve fare
Se si ha più di 50 anni, si soffre di disturbi della visione e si accusano alcuni dei sintomi sopra descritti, è opportuno rivolgersi al proprio oculista per effettuare una visita oftalmologica completa. L'oculista, una volta esclusa la presenza di glaucoma, che può causare una sintomatologia simile, e stabilita l'esistenza della cataratta, valuterà, con l'ausilio di appropriati strumenti, il tipo, le dimensioni e la sede dell'opacità del cristallino. Dal momento che, ad oggi, non esistono trattamenti farmacologici di provata efficacia per la cura della cataratta, l'unica strada percorribile è l'intervento chirurgico. Il chirurgo rimuove il cristallino opaco e lo sostituisce con una lente di materiale plastico biocompatibile. La chirurgia della cataratta è una delle operazioni più comuni effettuate al mondo ed anche una delle più sicure ed efficaci. Più del 90% dei pazienti operati ha una visione dopo l'intervento migliore di quella precedente.
L'intervento chirurgico
Nella tecnica "storica", la cosiddetta estrazione extracapsulare, il chirurgo crea un'apertura nella parte anteriore della capsula che avvolge il cristallino, quindi rimuove il cristallino lasciando la parte posteriore della capsula in sede. Nella tecnica più recente (facoemulsificazione) si usano gli ultrasuoni per frammentare il cristallino all'interno dell'occhio e quindi aspirarlo attraverso una incisione molto piccola. Vi sono 3 tipi di lenti che lo possono sostituire: le lenti intraoculari, le lenti a contatto o gli occhiali, anche se ormai nel 90% dei casi si utilizzano le lenti intraoculari. Si tratta di piccole lenti fatte con materiali inerti e sicuri, che hanno consentito di abbandonare l'uso di occhiali antiestetici e poco sicuri; le uniche eccezioni all'uso sono rappresentate da intolleranze legate o alla struttura degli occhi o a malattie oculari che impediscono l'innesto della lente. Esiste l'eventualità, peraltro piuttosto remota, che a distanza di qualche anno o mese dall'intervento la vecchia capsula del cristallino si opacizzi di nuovo annebbiando la visione. Per questa eventualità esiste una nuova pratica chirurgica con il laser YAG che ambulatoriamente, in pochi minuti, e senza dolore toglie per sempre questa fastidiosa nebulosità.
E dopo l'intervento?
La grande maggioranza dei pazienti è sveglia durante l'intervento, che si svolge di solito in anestesia locale quindi con una piccola quantità di anestetico iniettata nei tessuti vicini all'occhio o addirittura in anestesia topica, ovvero con la sola instillazione di alcune gocce di anestetico nell'occhio poco prima che l'intervento cominci. La maggioranza dei pazienti può andare a casa poco dopo l'intervento e solo pochissimi richiedono una osservazione più prolungata talvolta fino al giorno dopo. Dopo l'operazione è normale sentire una sorta di prurito, una lieve pesantezza delle palpebre e talvolta un leggero dolore, sensazioni fastidiose che dovrebbero scomparire nel giro di un paio di giorni, mentre la guarigione completa avviene dopo circa un mese. Tra i problemi dopo l'intervento vanno citati, seppure piuttosto rari, l'infezione, l'emorragia, un aumento della pressione intraoculare, eccessiva infiammazione e nei casi più gravi distacco della retina. Tutti problemi che, prontamente individuati, possono essere trattati. Immediatamente dopo l'intervento comunque il paziente può leggere o guardare la televisione, anche se la visione può essere annebbiata e solo dopo alcuni giorni si rischiara. Può essere necessario un po' più di tempo, invece, perché l'occhio operato riprenda a funzionare in armonia con l'altro, talvolta, infatti, dall'occhio operato i colori assumono una leggerissima tonalità bluastra o vi è una diversa sensibilità alla luce. Tutti questi problemi scompaiono comunque solitamente in poche settimane
Ecco in breve tutti gli accorgimenti post-operatori:
Marco Malagutti
Fonti
In evidenza:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Si tratta dell'opacizzazione di un'importantissima lente che si trova nell'occhio: il cristallino, cioè l'elemento dell'occhio che contribuisce a mettere a fuoco le immagini sulla retina. Il cristallino è composto principalmente di acqua e proteine, orientate in modo tale da mantenerlo trasparente per permettere il passaggio della luce verso la retina. Queste proteine possono però creare degli agglomerati che sono meno trasparenti, qualora questi aumentino si ha l'insorgenza di cataratta e quindi un annebbiamento della visione. Le cause della cataratta non sono note con precisione, anche se ci sono fattori di rischio accertati come il fumo o il diabete e si sa che alcune cataratte sono legate ad alterazioni di vitamine e minerali, che insorgono in particolare con l'avanzare dell'età.
I sintomi principali
I sintomi più comuni sono: visione annebbiata o sfocata, problemi visivi con le luci, per esempio i fari delle macchine che vengono incontro, visione sdoppiata, necessità di cambiare frequentemente la prescrizione degli occhiali. Sintomi peraltro indicativi anche di altre patologie oculari, per cui se il paziente ne presenta alcuni, dovrebbe sottoporsi a una visita dall'oculista per accertarne la causa. Le cataratte in fase iniziale possono non provocare alcun sintomo e tendono a svilupparsi lentamente, cosicché la perdita visiva è di solito graduale, non improvvisa. Alcuni pazienti notano anzi un miglioramento della propria visione in campo vicino o di poter fare a meno degli occhiali.
I diversi tipi di cataratta
Tra le varie tipologie di cataratta le più frequenti sono:
- cataratta senile: sicuramente la più frequente è quella legata all'età. I fattori predisponenti sono poco chiari, ma sembra che oltre all'età giochi un ruolo determinante l'ossidazione provocata dagli ultravioletti della luce solare;
- cataratta congenita: è quella che colpisce già alla nascita o poco dopo. Se si pensa che la cataratta possa alterare la visione del neonato questa necessita di un trattamento immediato;
- cataratta secondaria: è quella che si sviluppa facilmente in pazienti che hanno altri problemi, come il diabete o necessitano di terapie prolungate con cortisone;
- cataratta traumatica: si sviluppa a seguito di traumi dell'occhio, sia subito sia anche a distanza di anni.
Che cosa si deve fare
Se si ha più di 50 anni, si soffre di disturbi della visione e si accusano alcuni dei sintomi sopra descritti, è opportuno rivolgersi al proprio oculista per effettuare una visita oftalmologica completa. L'oculista, una volta esclusa la presenza di glaucoma, che può causare una sintomatologia simile, e stabilita l'esistenza della cataratta, valuterà, con l'ausilio di appropriati strumenti, il tipo, le dimensioni e la sede dell'opacità del cristallino. Dal momento che, ad oggi, non esistono trattamenti farmacologici di provata efficacia per la cura della cataratta, l'unica strada percorribile è l'intervento chirurgico. Il chirurgo rimuove il cristallino opaco e lo sostituisce con una lente di materiale plastico biocompatibile. La chirurgia della cataratta è una delle operazioni più comuni effettuate al mondo ed anche una delle più sicure ed efficaci. Più del 90% dei pazienti operati ha una visione dopo l'intervento migliore di quella precedente.
L'intervento chirurgico
Nella tecnica "storica", la cosiddetta estrazione extracapsulare, il chirurgo crea un'apertura nella parte anteriore della capsula che avvolge il cristallino, quindi rimuove il cristallino lasciando la parte posteriore della capsula in sede. Nella tecnica più recente (facoemulsificazione) si usano gli ultrasuoni per frammentare il cristallino all'interno dell'occhio e quindi aspirarlo attraverso una incisione molto piccola. Vi sono 3 tipi di lenti che lo possono sostituire: le lenti intraoculari, le lenti a contatto o gli occhiali, anche se ormai nel 90% dei casi si utilizzano le lenti intraoculari. Si tratta di piccole lenti fatte con materiali inerti e sicuri, che hanno consentito di abbandonare l'uso di occhiali antiestetici e poco sicuri; le uniche eccezioni all'uso sono rappresentate da intolleranze legate o alla struttura degli occhi o a malattie oculari che impediscono l'innesto della lente. Esiste l'eventualità, peraltro piuttosto remota, che a distanza di qualche anno o mese dall'intervento la vecchia capsula del cristallino si opacizzi di nuovo annebbiando la visione. Per questa eventualità esiste una nuova pratica chirurgica con il laser YAG che ambulatoriamente, in pochi minuti, e senza dolore toglie per sempre questa fastidiosa nebulosità.
E dopo l'intervento?
La grande maggioranza dei pazienti è sveglia durante l'intervento, che si svolge di solito in anestesia locale quindi con una piccola quantità di anestetico iniettata nei tessuti vicini all'occhio o addirittura in anestesia topica, ovvero con la sola instillazione di alcune gocce di anestetico nell'occhio poco prima che l'intervento cominci. La maggioranza dei pazienti può andare a casa poco dopo l'intervento e solo pochissimi richiedono una osservazione più prolungata talvolta fino al giorno dopo. Dopo l'operazione è normale sentire una sorta di prurito, una lieve pesantezza delle palpebre e talvolta un leggero dolore, sensazioni fastidiose che dovrebbero scomparire nel giro di un paio di giorni, mentre la guarigione completa avviene dopo circa un mese. Tra i problemi dopo l'intervento vanno citati, seppure piuttosto rari, l'infezione, l'emorragia, un aumento della pressione intraoculare, eccessiva infiammazione e nei casi più gravi distacco della retina. Tutti problemi che, prontamente individuati, possono essere trattati. Immediatamente dopo l'intervento comunque il paziente può leggere o guardare la televisione, anche se la visione può essere annebbiata e solo dopo alcuni giorni si rischiara. Può essere necessario un po' più di tempo, invece, perché l'occhio operato riprenda a funzionare in armonia con l'altro, talvolta, infatti, dall'occhio operato i colori assumono una leggerissima tonalità bluastra o vi è una diversa sensibilità alla luce. Tutti questi problemi scompaiono comunque solitamente in poche settimane
Ecco in breve tutti gli accorgimenti post-operatori:
- Non sfregare o comprimere l'occhio appena operato.
- Non sdraiarsi sul lato dell'occhio appena operato.
- Assumere secondo le indicazioni i medicamenti oftalmici prescritti.
- Guidare l'automobile è permesso se, dopo aver effettuato un test della vista, l'oculista ritiene che la ritrovata funzione visiva lo consenta.
- Nei primi tempi evitare sforzi fisici particolarmente impegnativi.
- Di norma il nuoto e la sauna sono possibili dopo 10 giorni.
- Si dovrebbero portare occhiali da sole a causa dell'ipersensibilità alla luce e contro le correnti d'aria.
Marco Malagutti
Fonti
- "Daily tonometric curves after cataract surgery", S Saccà, A Marletta, A Pascotto, S Barabino, M Rolando, R Giannetti, and G Calabria, Br J Ophthalmol 2001 85: 24-29
- "Risk of retinal detachment following cataract extraction: results from the International Cataract Surgery Outcomes Study", JC Norregaard, H Thoning, TF Andersen, P Bernth-Petersen, JC Javitt, and GF Anderson, Br J Ophthalmol 1996 80: 689-693
In evidenza:
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