17 ottobre 2008
Aggiornamenti e focus
Il diabete sulla macula
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Il diabete è ormai una vera pandemia, riguardando quasi il 6% della popolazione adulta mondiale, ma forse è meno noto che una delle più frequenti complicanze rispetto al danno dei piccoli vasi detto microangiopatia è la retinopatia. Addirittura che nei paesi occidentali e anche in altri, nei malati di diabete tra 20 e 64 anni d'età questa sia la prima causa di cecità legale. La probabilità di perdere la vista per un diabetico è infatti venti volte maggiore che per un non diabetico. "Dopo 15-20 anni di malattia diabetica una retinopatia è presente nel 25-30% dei diabetici, e se non viene trattata ancora nel 25-30% di questi si dimezza la capacità visiva" riferisce Paolo Arpa, primario di oculistica dell'A.O. San Gerardo di Monza. La forma maggiormente in causa e che preoccupa di più oggi è la maculopatia, una retinopatia con edema a livello di quella zona detta macula, che può essere lieve ma quando progredisce è appunto a rischio cecità. Per questo alla macula diabetica è stato dedicato un convegno organizzato a Monza da Arpa e da Vito De Molfetta, ex primario dello stesso reparto di oculistica. Sul fronte della prevenzione e della clinica si segnalano però progressi.
"Il problema era che si arrivava tardi e non si faceva prevenzione" dichiara Arpa "ma con i miglioramenti in campo diagnostico e terapeutico si è arrivati a una diminuzione di distacchi di retina, mentre sono aumentati i casi osservati di maculopatia". Questa è caratterizzata fondamentalmente da un edema, vale a dire liquido trasudato dai vasi che si infiltra nella macula e che se diventa significativo conduce alla perdita della vista. "Il diabete colpisce particolarmente la macula" spiega De Molfetta. "La causa dell'edema è l'ischemia, mancata irrorazione sanguigna, e da questo si determina anche la formazione di vasi patologici; l'edema s'infiltra nel tessuto maculare e comporta un ispessimento retinico. L'edema può essere da trazione dell'umore vitreo, che normalmente aderisce alla macula, o da alterazione della barriera sangue-occhio". Ai primi stadi di retinopatia ci sono microemorragie ed essudazioni, poi si arriva alla proliferazione di neovasi e di tessuto fibroso che può costituire uno stadio di retinopatia diabetica proliferante; gli stadi tardivi si accompagnano al distacco di retina e al glaucoma neovascolare, fino alla cecità. Le possibilità terapeutiche sono legate alla situazione patologica e l'efficacia dipende dalla tempestività della diagnosi come della terapia. La diagnosi delle retinopatie diabetiche oggi può essere precoce grazie a esami quali la fluorangiografia e la OCT, una specie di tomografia che visualizza gli strati della retina. Viene suggerito comunque un esame oftalmologico completo alla diagnosi di diabete se l'esordio è stato dopo i 30 anni e, in seguito, almeno una volta all'anno; se è stato diagnosticato prima dei 30 anni il primo esame almeno annualmente dopo cinque anni di malattia, in quanto lo sviluppo è più tardivo.
Gli approcci terapeutici sono chirurgici, parachirurgici e farmacologici. Avvicinandosi alla forma proliferante bisognerebbe ricorrere il più presto possibile alla fotocoagulazione laser. Per arrestare la fuoriuscita ematica dai vasi si ricorre al laser classico ad argon o a quello più recente a diodi (infrarossi). "Il laser è ancora il trattamento con efficacia maggiormente dimostrata, più nel rallentare la progressione che nel recupero della visione. Non risolve completamente, però" dice Arpa. "Per questo la comparsa dei farmaci anti-VEGF, che inibiscono la neoformazione di vasi o angiogenesi e agirebbero anche bloccando la permeabilizzazione. Sono usati nella degenerazione maculare senile e, in analogia, in questa patologia, nella quale i risultati sono ancora oggetto di valutazione. Molto efficace è il cortisone iniettato nell'occhio, che ha però il problema degli effetti collaterali". I nuovi farmaci comunque richiedono un ciclo di iniezioni e sono costosi (tre gli autorizzati, di cui uno "off-label" o fuori indicazione). Nella forma da trazione la soluzione elettiva è quella chirurgica, la vitrectomia, usata in fase precoce anche per prevenire una proliferazione dei vasi; tra gli approcci recenti c'è poi l'associazione della chirurgia ai farmaci. Ma al di là dei trattamenti il fattore essenziale rimane il compenso del diabete, la malattia all'origine di queste come di altre complicanze. L'incidenza dell'edema maculare aumenta con la durata del diabete e ha come fattori di rischio ipertensione, iperglicemia, nefropatia. Per un buon compenso, i quattro cardini restano la terapia farmacologica, l'autocontrollo regolare, l'alimentazione controllata, l'esercizio fisico regolare.
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Diagnosi e terapia tempestive
"Il problema era che si arrivava tardi e non si faceva prevenzione" dichiara Arpa "ma con i miglioramenti in campo diagnostico e terapeutico si è arrivati a una diminuzione di distacchi di retina, mentre sono aumentati i casi osservati di maculopatia". Questa è caratterizzata fondamentalmente da un edema, vale a dire liquido trasudato dai vasi che si infiltra nella macula e che se diventa significativo conduce alla perdita della vista. "Il diabete colpisce particolarmente la macula" spiega De Molfetta. "La causa dell'edema è l'ischemia, mancata irrorazione sanguigna, e da questo si determina anche la formazione di vasi patologici; l'edema s'infiltra nel tessuto maculare e comporta un ispessimento retinico. L'edema può essere da trazione dell'umore vitreo, che normalmente aderisce alla macula, o da alterazione della barriera sangue-occhio". Ai primi stadi di retinopatia ci sono microemorragie ed essudazioni, poi si arriva alla proliferazione di neovasi e di tessuto fibroso che può costituire uno stadio di retinopatia diabetica proliferante; gli stadi tardivi si accompagnano al distacco di retina e al glaucoma neovascolare, fino alla cecità. Le possibilità terapeutiche sono legate alla situazione patologica e l'efficacia dipende dalla tempestività della diagnosi come della terapia. La diagnosi delle retinopatie diabetiche oggi può essere precoce grazie a esami quali la fluorangiografia e la OCT, una specie di tomografia che visualizza gli strati della retina. Viene suggerito comunque un esame oftalmologico completo alla diagnosi di diabete se l'esordio è stato dopo i 30 anni e, in seguito, almeno una volta all'anno; se è stato diagnosticato prima dei 30 anni il primo esame almeno annualmente dopo cinque anni di malattia, in quanto lo sviluppo è più tardivo.
Primo compensare la malattia
Gli approcci terapeutici sono chirurgici, parachirurgici e farmacologici. Avvicinandosi alla forma proliferante bisognerebbe ricorrere il più presto possibile alla fotocoagulazione laser. Per arrestare la fuoriuscita ematica dai vasi si ricorre al laser classico ad argon o a quello più recente a diodi (infrarossi). "Il laser è ancora il trattamento con efficacia maggiormente dimostrata, più nel rallentare la progressione che nel recupero della visione. Non risolve completamente, però" dice Arpa. "Per questo la comparsa dei farmaci anti-VEGF, che inibiscono la neoformazione di vasi o angiogenesi e agirebbero anche bloccando la permeabilizzazione. Sono usati nella degenerazione maculare senile e, in analogia, in questa patologia, nella quale i risultati sono ancora oggetto di valutazione. Molto efficace è il cortisone iniettato nell'occhio, che ha però il problema degli effetti collaterali". I nuovi farmaci comunque richiedono un ciclo di iniezioni e sono costosi (tre gli autorizzati, di cui uno "off-label" o fuori indicazione). Nella forma da trazione la soluzione elettiva è quella chirurgica, la vitrectomia, usata in fase precoce anche per prevenire una proliferazione dei vasi; tra gli approcci recenti c'è poi l'associazione della chirurgia ai farmaci. Ma al di là dei trattamenti il fattore essenziale rimane il compenso del diabete, la malattia all'origine di queste come di altre complicanze. L'incidenza dell'edema maculare aumenta con la durata del diabete e ha come fattori di rischio ipertensione, iperglicemia, nefropatia. Per un buon compenso, i quattro cardini restano la terapia farmacologica, l'autocontrollo regolare, l'alimentazione controllata, l'esercizio fisico regolare.
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