25 luglio 2008
Aggiornamenti e focus
Tutti i numeri del cancro
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Il trend è confermato: il cancro non è più necessariamente una sentenza di morte. E i numeri sono lì a confermarlo, a convivere con una diagnosi di tumore entro il 2010 saranno quasi due milioni di italiani. Un aumento considerevole se si pensa che nel 1990 erano 929.000 e nel 2000 un milione 412.000. A fare il punto della situazione è stato, in un recente incontro, Francesco Cognetti, responsabile di Oncologia Medica al Regina Elena di Roma che ha constatato come "il cancro è sempre di più una malattia cronica, e come tale va considerata in termini non solo sanitari ma anche sociali". Il trend peraltro è consolidato da tempo visto che, dal 1970 a oggi, la mortalità si è ridotta del 24%, considerando tutti i tipi di neoplasie. Ma i bilanci non finiscono qui. E', infatti, appena stato pubblicato il Rapporto AIRTUM 2008 su incidenza e sopravvivenza ai tumori infantili, in più Lancet Oncology ha pubblicato i dati riguardanti la sopravvivenza da cancro in 31 paesi del mondo.
Per cominciare il Rapporto AIRTUM. Secondo i dati pubblicati su Epidemiologia e Prevenzione, raccolti dalla Associazione Italiana registri dei tumori, il numero di bambini e adolescenti colpiti ogni anno è in aumento. Un fenomeno che riguarda tutti i paesi occidentali, ma che in Italia ha un'incidenza ancora superiore. Secondo i dati raccolti da 23 registri dell'Associazione Italiana Registri Tumori tra il 1998 e il 2002, l'incidenza di neoplasie tra i piccoli con età compresa tra 0 e 14 anni è pari a 175,4 nuovi casi all'anno ogni milione di abitanti. Molto più del valore rilevato negli anni novanta negli Stati Uniti (158) e in Europa (140), in Germania è 141, in Francia è 138. Un dato che anche in questo caso è in costante aumento: tra il 1988 e il 1992 si segnalavano solo 146 nuovi casi all'anno per milione di abitanti. I tre tumori più frequenti nei bambini sono tutti in aumento: leucemie più 1,6 per cento annuo; linfomi più 4,6 per cento annuo; tumori del sistema nervoso centrale più 2,0 per cento annuo. E anche in questo caso se il trend è europeo, in Italia il cambiamento percentuale è più alto. "Si tratta di un aumento reale ed è prioritario andare a ricercare le cause di questo fenomeno" ha commentato Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto dei Tumori di Milano, "la quota di casi generata dal miglioramento diagnostico non spiega interamente il fenomeno, occorre indagare in tutte le direzioni e approfondire le indagini sui fattori che sollevano qualche sospetto, compresi quelli dovuti all'inquinamento ambientale". Negli Stati Uniti, invece, il tasso per tutti i tumori non è aumentato in modo significativo (più 0,6 per cento), l'incremento delle leucemie è dello 0,4 per cento e i tumori del SNC sono stabili (meno 0,1 per cento).
A proposito di Stati Uniti, come illustra diffusamente l'indagine di Lancet Oncology, le variazioni in materia di sopravvivenza al cancro dipendono dalla collocazione geografica e dal gruppo etnico di appartenenza. Nel complesso il team di ricercatori ha evidenziato come il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il tumore del seno, del colon retto e della prostata è più alto in Nord America, Australia e Giappone nonché in tutta Europa, fatta eccezione per quella dell'est che, con Algeria e Brasile vanta i tassi più bassi. I dati inoltre evidenziano l'esistenza di disparità razziali negli Stati Uniti, con una sopravvivenza al tumore che va dal 7% al 14% maggiore tra i pazienti bianchi rispetto a quelli di colore. Risultati in qualche modo attesi dagli epidemiologi anche se non in questi termini. Gli autori osservano come la gran parte delle variazioni internazionali nella sopravvivenza può molto probabilmente essere attribuita alle differenti possibilità di accesso a servizi di diagnosi e terapia e una parte può anche essere attribuita a sotto investimenti in risorse sanitarie. L'indagine, inoltre, evidenzia come gli Stati Uniti abbiano il più alto tasso di sopravvivenza per i tumori del seno e della prostata, il Giappone per i tumori del colon-retto tra gli uomini e la Francia tra le donne. Tra i continenti quello europeo mostra le differenze più rilevanti tra i singoli paesi e l'Italia è un caso emblematico in questo senso. Ora lo studio va esteso ad altri tumori e altri paesi, osservano gli autori.
Marco Malagutti
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...e inoltre su Dica33:
Il Rapporto AIRTUM
Per cominciare il Rapporto AIRTUM. Secondo i dati pubblicati su Epidemiologia e Prevenzione, raccolti dalla Associazione Italiana registri dei tumori, il numero di bambini e adolescenti colpiti ogni anno è in aumento. Un fenomeno che riguarda tutti i paesi occidentali, ma che in Italia ha un'incidenza ancora superiore. Secondo i dati raccolti da 23 registri dell'Associazione Italiana Registri Tumori tra il 1998 e il 2002, l'incidenza di neoplasie tra i piccoli con età compresa tra 0 e 14 anni è pari a 175,4 nuovi casi all'anno ogni milione di abitanti. Molto più del valore rilevato negli anni novanta negli Stati Uniti (158) e in Europa (140), in Germania è 141, in Francia è 138. Un dato che anche in questo caso è in costante aumento: tra il 1988 e il 1992 si segnalavano solo 146 nuovi casi all'anno per milione di abitanti. I tre tumori più frequenti nei bambini sono tutti in aumento: leucemie più 1,6 per cento annuo; linfomi più 4,6 per cento annuo; tumori del sistema nervoso centrale più 2,0 per cento annuo. E anche in questo caso se il trend è europeo, in Italia il cambiamento percentuale è più alto. "Si tratta di un aumento reale ed è prioritario andare a ricercare le cause di questo fenomeno" ha commentato Franco Berrino, direttore del Dipartimento di Medicina preventiva dell'Istituto dei Tumori di Milano, "la quota di casi generata dal miglioramento diagnostico non spiega interamente il fenomeno, occorre indagare in tutte le direzioni e approfondire le indagini sui fattori che sollevano qualche sospetto, compresi quelli dovuti all'inquinamento ambientale". Negli Stati Uniti, invece, il tasso per tutti i tumori non è aumentato in modo significativo (più 0,6 per cento), l'incremento delle leucemie è dello 0,4 per cento e i tumori del SNC sono stabili (meno 0,1 per cento).
La situazione mondiale
A proposito di Stati Uniti, come illustra diffusamente l'indagine di Lancet Oncology, le variazioni in materia di sopravvivenza al cancro dipendono dalla collocazione geografica e dal gruppo etnico di appartenenza. Nel complesso il team di ricercatori ha evidenziato come il tasso di sopravvivenza a cinque anni per il tumore del seno, del colon retto e della prostata è più alto in Nord America, Australia e Giappone nonché in tutta Europa, fatta eccezione per quella dell'est che, con Algeria e Brasile vanta i tassi più bassi. I dati inoltre evidenziano l'esistenza di disparità razziali negli Stati Uniti, con una sopravvivenza al tumore che va dal 7% al 14% maggiore tra i pazienti bianchi rispetto a quelli di colore. Risultati in qualche modo attesi dagli epidemiologi anche se non in questi termini. Gli autori osservano come la gran parte delle variazioni internazionali nella sopravvivenza può molto probabilmente essere attribuita alle differenti possibilità di accesso a servizi di diagnosi e terapia e una parte può anche essere attribuita a sotto investimenti in risorse sanitarie. L'indagine, inoltre, evidenzia come gli Stati Uniti abbiano il più alto tasso di sopravvivenza per i tumori del seno e della prostata, il Giappone per i tumori del colon-retto tra gli uomini e la Francia tra le donne. Tra i continenti quello europeo mostra le differenze più rilevanti tra i singoli paesi e l'Italia è un caso emblematico in questo senso. Ora lo studio va esteso ad altri tumori e altri paesi, osservano gli autori.
Marco Malagutti
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