20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Il fumo non discrimina
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Il fumo è fortemente correlato al rischio di sviluppare cancro ai polmoni. E questo è un fatto. Le donne sono più suscettibili degli uomini a svilupparlo. E questo, secondo gli studi più recenti, sembrava un secondo fatto. Da che, infatti, il fumo di sigaretta è diventato socialmente accettabile anche per le donne il trend è andato rapidamente modificandosi. E mentre il tumore polmonare e la mortalità per il tumore polmonare stesso, sono in progressivo declino nel sesso maschile, continuano ad aumentare nella donna. Il fatto è che sempre più donne fumano. Secondo un'indagine demoscopica svolta da Astra Ricerche per la Fondazione Umberto Veronesi, nella fascia d'età tra i 14 e i 64 anni sono 4,4 milioni le fumatrici in Italia. E il 54% sostiene anche di "sapere benissimo che fumare fa male", del resto i decessi per carcinoma polmonare hanno ormai superato la somma delle morti per tumore del seno e del colon. Complice anche una maggiore vulnerabilità femminile. Almeno così pareva. Ora un nuovo studio pubblicato da Lancet ridimensiona il problema. Le donne fumatrici, infatti, non corrono un rischio superiore agli uomini fumatori di sviluppare un cancro ai polmoni.
Il fumo di sigaretta, dice lo studio, è responsabile dell'85-90% dei tumori polmonari negli Stati Uniti. Quanto all'incidenza e alla mortalità sono più gli uomini a morire delle donne. Tre volte di più a livello globale e in maniera meno rilevante negli Stati Uniti. La controversia, però, in atto ormai da anni, riguarda la diversa suscettibilità tra uomini e donne. Ed anche se sia meglio parlare di rischio relativo o di rischio assoluto. Pochi studi hanno considerato, infatti, entrambi i rischi. E quelli più recenti hanno visto un aumento relativo maggiore nelle donne che negli uomini. Il nuovo studio pubblicato su Lancet ha utilizzato una coorte del National Institutes of Health al fine di comparare rischio assoluto e relativo di fumo e incidenza di tumore al polmone, considerando, osservano gli autori, il più grande numero di tumori polmonari mai studiati per definire questa questione. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a fumo, dieta, attività fisica e consumo di alcol di 279.214 uomini e 184.623 donne tra i 50 e i 71 anni, residenti in otto stati statunitensi. A questo punto hanno osservato l'incidenza del tumore polmonare nel periodo di osservazione, dal 1995 al 2003.
Ebbene la differenza del rischio tra uomini e donne è stata solo dello 0,9%. I casi di cancro ai polmoni hanno riguardato l'1,47% degli uomini e l'1,21% delle donne prese in esame. Ma il rischio resta alto per entrambi i generi, nel caso fumino. Chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha probabilità 50 volte maggiori di chi non fuma di morire per un cancro ai polmoni. Le donne, perciò, non corrono più rischio degli uomini di subire gli effetti carcinogenici del fumo e lo studio visto il numero di soggetti considerati ha un certo peso. Anche se lo studio non contemplava un'informazione importante come l'età in cui si è cominciato a fumare, un dettaglio quantitativo importante. Fumare, concludono i ricercatori, ha un effetto devastante sulle persone che sono vittime del vizio e continua a essere la principale causa di morte prevenibile per uomini e donne. E il tumore al polmone ne è l'effetto principale. L'obiettivo quindi è che si smetta di fumare. A prescindere dal sesso.
Marco Malagutti
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Le premesse dello studio
Il fumo di sigaretta, dice lo studio, è responsabile dell'85-90% dei tumori polmonari negli Stati Uniti. Quanto all'incidenza e alla mortalità sono più gli uomini a morire delle donne. Tre volte di più a livello globale e in maniera meno rilevante negli Stati Uniti. La controversia, però, in atto ormai da anni, riguarda la diversa suscettibilità tra uomini e donne. Ed anche se sia meglio parlare di rischio relativo o di rischio assoluto. Pochi studi hanno considerato, infatti, entrambi i rischi. E quelli più recenti hanno visto un aumento relativo maggiore nelle donne che negli uomini. Il nuovo studio pubblicato su Lancet ha utilizzato una coorte del National Institutes of Health al fine di comparare rischio assoluto e relativo di fumo e incidenza di tumore al polmone, considerando, osservano gli autori, il più grande numero di tumori polmonari mai studiati per definire questa questione. I ricercatori hanno analizzato i dati relativi a fumo, dieta, attività fisica e consumo di alcol di 279.214 uomini e 184.623 donne tra i 50 e i 71 anni, residenti in otto stati statunitensi. A questo punto hanno osservato l'incidenza del tumore polmonare nel periodo di osservazione, dal 1995 al 2003.
Quel che conta è smettere
Ebbene la differenza del rischio tra uomini e donne è stata solo dello 0,9%. I casi di cancro ai polmoni hanno riguardato l'1,47% degli uomini e l'1,21% delle donne prese in esame. Ma il rischio resta alto per entrambi i generi, nel caso fumino. Chi fuma due pacchetti di sigarette al giorno ha probabilità 50 volte maggiori di chi non fuma di morire per un cancro ai polmoni. Le donne, perciò, non corrono più rischio degli uomini di subire gli effetti carcinogenici del fumo e lo studio visto il numero di soggetti considerati ha un certo peso. Anche se lo studio non contemplava un'informazione importante come l'età in cui si è cominciato a fumare, un dettaglio quantitativo importante. Fumare, concludono i ricercatori, ha un effetto devastante sulle persone che sono vittime del vizio e continua a essere la principale causa di morte prevenibile per uomini e donne. E il tumore al polmone ne è l'effetto principale. L'obiettivo quindi è che si smetta di fumare. A prescindere dal sesso.
Marco Malagutti
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