15 giugno 2007
Aggiornamenti e focus
Folati inefficaci per il colon
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Un fatto è assodato: l'acido folico assunto prima e appena dopo il concepimento ha un'efficacia ampiamente dimostrata e previene la spina bifida. Detto questo sulla vitamina e sui suoi potenziali effetti si rincorrono le voci più disparate, senza che si sia ancora arrivati a soluzioni univoche. L'ultima in ordine di tempo arriva dalla rivista Jama, che ha pubblicato uno studio statunitense, secondo il quale, al contrario di quanto precedentemente affermato, l'acido folico non ridurrebbe l'incidenza del cancro colorettale.
La ricerca di Jama
I folati innanzitutto. Si tratta di vitamine utilizzate dall'organismo umano e ritenute indispensabili per le cellule che si riproducono velocemente (sangue, pelle, mucosa gastrica e intestinale) e per i neuroni, cioè le cellule del cervello e del midollo spinale. Le fonti sono vegetali, come le verdure a foglia verde e i cavoli, il lievito di birra, il fegato. La loro carenza porta ad anemia macrocitica nonché al rischio di difetti del tubo neurale nel neonato. Il fatto è, però, che esistono studi ed evidenze epidemiologiche in base alle quali una dieta povera di folati sarebbe associata a un aumentato rischio di neoplasia colorettale. Ma sull'argomento non si è mai arrivati a una conclusione certa e il nuovo studio frena l'ipotesi. Ma come si è svolto lo studio? Per arrivare a definire l'effetto chemopreventivo dei folati negli uomini è stato condotto un trial randomizzato con supplementazione delle vitamine, con o senza aspirina, per la prevenzione degli adenomi colorettali, in pazienti con storia recente di questo tipo di lesione. I pazienti presi in esame sono stati 1021, tutti colpiti dagli adenomi, che sono i precursori della maggior parte dei carcinomi al colon retto. Trattati in 9 centri clinici tra il 1994 e il 2004 in Canada e negli Stati Uniti, ad alcuni è stato somministrato ogni giorno un milligrammo di acido folico, mentre ad altri è stato dato placebo o aspirina. Contrariamente a quanto previsto dai ricercatori, le colonscopie realizzate negli anni successivi, la prima a tre anni, la successiva a tre o cinque anni, hanno evidenziato una maggiore incidenza di adenomi nelle persone che avevano assunto acido folico. Ovvero il 44,1% contro il 42,4% del gruppo placebo nel primo follow-up. E le cose non sono migliorate col passare degli anni, visto che l'incidenza è scesa leggermente ma mantenendo le distanze. Un fatto che porta gli autori dello studio a concludere che, laddove l'acido folico possa essere utile nei pazienti che non hanno mai avuto episodi cancerosi, lo stesso non si può dire una volta che la malattia si è innestata, anzi. Meglio fare attenzione perciò nell'auspicare una fortificazione con acido folico generalizzata in molti cibi, come negli Stati Uniti già succede. Ma le evidenze sull'aumento del rischio sono ancora equivoche e richiedono ulteriori ricerche. E nell'ottica ventilata negli Stati Uniti di una integrazione coi folati sempre più diffusa, è bene essere cauti.
Marco Malagutti
Fonti
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...e inoltre su Dica33:
La ricerca di Jama
I folati innanzitutto. Si tratta di vitamine utilizzate dall'organismo umano e ritenute indispensabili per le cellule che si riproducono velocemente (sangue, pelle, mucosa gastrica e intestinale) e per i neuroni, cioè le cellule del cervello e del midollo spinale. Le fonti sono vegetali, come le verdure a foglia verde e i cavoli, il lievito di birra, il fegato. La loro carenza porta ad anemia macrocitica nonché al rischio di difetti del tubo neurale nel neonato. Il fatto è, però, che esistono studi ed evidenze epidemiologiche in base alle quali una dieta povera di folati sarebbe associata a un aumentato rischio di neoplasia colorettale. Ma sull'argomento non si è mai arrivati a una conclusione certa e il nuovo studio frena l'ipotesi. Ma come si è svolto lo studio? Per arrivare a definire l'effetto chemopreventivo dei folati negli uomini è stato condotto un trial randomizzato con supplementazione delle vitamine, con o senza aspirina, per la prevenzione degli adenomi colorettali, in pazienti con storia recente di questo tipo di lesione. I pazienti presi in esame sono stati 1021, tutti colpiti dagli adenomi, che sono i precursori della maggior parte dei carcinomi al colon retto. Trattati in 9 centri clinici tra il 1994 e il 2004 in Canada e negli Stati Uniti, ad alcuni è stato somministrato ogni giorno un milligrammo di acido folico, mentre ad altri è stato dato placebo o aspirina. Contrariamente a quanto previsto dai ricercatori, le colonscopie realizzate negli anni successivi, la prima a tre anni, la successiva a tre o cinque anni, hanno evidenziato una maggiore incidenza di adenomi nelle persone che avevano assunto acido folico. Ovvero il 44,1% contro il 42,4% del gruppo placebo nel primo follow-up. E le cose non sono migliorate col passare degli anni, visto che l'incidenza è scesa leggermente ma mantenendo le distanze. Un fatto che porta gli autori dello studio a concludere che, laddove l'acido folico possa essere utile nei pazienti che non hanno mai avuto episodi cancerosi, lo stesso non si può dire una volta che la malattia si è innestata, anzi. Meglio fare attenzione perciò nell'auspicare una fortificazione con acido folico generalizzata in molti cibi, come negli Stati Uniti già succede. Ma le evidenze sull'aumento del rischio sono ancora equivoche e richiedono ulteriori ricerche. E nell'ottica ventilata negli Stati Uniti di una integrazione coi folati sempre più diffusa, è bene essere cauti.
Marco Malagutti
Fonti
- Cole BF et al. Folic Acid for the Prevention of Colorectal Adenomas: A Randomized Clinical Trial. JAMA. 2007;297:2351-2359.
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