25 febbraio 2005
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FANS, ruolo non chiaro nelle fratture
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Esistono delle fratture ossee piuttosto lievi, dette da stress, che nella maggior parte interessano atleti o ballerini, e colpiscono la parte bassa delle gambe o i metatarsi e, a volte, anche il collo del femore. Alcune di queste possono rischiare di progredire fino a una frattura completa dell'osso. E sebbene molte fratture da stress guariscano spontaneamente, ci sono molti fattori di rischio, che includono anche sollecitazioni meccaniche continue sulla zona interessata, l'abitudine al fumo, e forse anche il consumo di farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Ma su quest'ultimi ci sono molte riserve in quanto non è chiaro se ciò si verifica o meno.
Affinché una frattura da stress guarisca, le cellule mesenchimali, cioè cellule ancora non specializzate, devono differenziarsi per formare condrociti (cellule del tessuto cartilagineo) e precursori degli osteoblasti (cellule del tessuto osseo). Alcuni studi hanno dimostrato che l'attività metabolica della ciclossigenasi (COX) che produce le prostaglandine E2 ha un ruolo vitale durante l'osteogenesi e la condrogenesi. La ciclossigenasi, inoltre, è presente in molti tessuti anche con isoforme, cioè molecole leggermente diverse con la stessa funzione, COX-1 e COX-2, entrambe coinvolte in processi infiammatori che possono interessare il tessuto osseo.In questo quadro si inserisce la possibile interferenza dei FANS, spesso prescritti proprio per alleviare il dolore e l'infiammazione provocati dalle fratture. Questi farmaci, in generale, agiscono condizionando la sintesi di prostaglandine, e quindi in ultima analisi influenzano la guarigione, ostacolando la formazione del callo osseo.I FANS hanno effetti analgesici centrali e periferici. L'azione periferica è la più conosciuta e consiste nell'inibizione del metabolismo della ciclossigenasi, che si traduce quindi in una riduzione della produzione di prostaglandine che andrebbero altrimenti a potenziare l'effetto di altri mediatori di infiammazione come per esempio l'istamina o la bradichinina.
Per verificare l'esattezza di queste ipotesi è stata completata una ricerca nella letteratura clinica proprio per identificare gli studi, inclusi anche quelli su animali, in cui si aveva tale riscontro. I risultati tuttavia non sono stati soddisfacenti, anzi hanno rivelato una carenza di dati oggettivi e di evidenze di qualità elevata, tanto da arrivare a dire che la domanda resta ancora aperta. Negli studi sugli animali i FANS hanno dimostrato di rallentare la guarigione delle fratture, mentre in quelli sugli esseri umani sembra non esserci un effetto generale sul rischio di progressione della frattura da stress in completa. Ma le prove non sono convincenti, per il metodo usato o per le indicazioni selezionate per usare i FANS, e gli autori concludono che nella filosofia del minor rischio possibile è consigliabile evitare di usare i FANS nel trattamento delle fratture da stress, per lo meno quando è possibile.
Simona Zazzetta
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Ossa infiammate
Affinché una frattura da stress guarisca, le cellule mesenchimali, cioè cellule ancora non specializzate, devono differenziarsi per formare condrociti (cellule del tessuto cartilagineo) e precursori degli osteoblasti (cellule del tessuto osseo). Alcuni studi hanno dimostrato che l'attività metabolica della ciclossigenasi (COX) che produce le prostaglandine E2 ha un ruolo vitale durante l'osteogenesi e la condrogenesi. La ciclossigenasi, inoltre, è presente in molti tessuti anche con isoforme, cioè molecole leggermente diverse con la stessa funzione, COX-1 e COX-2, entrambe coinvolte in processi infiammatori che possono interessare il tessuto osseo.In questo quadro si inserisce la possibile interferenza dei FANS, spesso prescritti proprio per alleviare il dolore e l'infiammazione provocati dalle fratture. Questi farmaci, in generale, agiscono condizionando la sintesi di prostaglandine, e quindi in ultima analisi influenzano la guarigione, ostacolando la formazione del callo osseo.I FANS hanno effetti analgesici centrali e periferici. L'azione periferica è la più conosciuta e consiste nell'inibizione del metabolismo della ciclossigenasi, che si traduce quindi in una riduzione della produzione di prostaglandine che andrebbero altrimenti a potenziare l'effetto di altri mediatori di infiammazione come per esempio l'istamina o la bradichinina.
Minor rischio possibile
Per verificare l'esattezza di queste ipotesi è stata completata una ricerca nella letteratura clinica proprio per identificare gli studi, inclusi anche quelli su animali, in cui si aveva tale riscontro. I risultati tuttavia non sono stati soddisfacenti, anzi hanno rivelato una carenza di dati oggettivi e di evidenze di qualità elevata, tanto da arrivare a dire che la domanda resta ancora aperta. Negli studi sugli animali i FANS hanno dimostrato di rallentare la guarigione delle fratture, mentre in quelli sugli esseri umani sembra non esserci un effetto generale sul rischio di progressione della frattura da stress in completa. Ma le prove non sono convincenti, per il metodo usato o per le indicazioni selezionate per usare i FANS, e gli autori concludono che nella filosofia del minor rischio possibile è consigliabile evitare di usare i FANS nel trattamento delle fratture da stress, per lo meno quando è possibile.
Simona Zazzetta
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