Persistenza contro l'artrite reumatoide

27 febbraio 2009
Aggiornamenti e focus

Persistenza contro l'artrite reumatoide



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La persistenza nelle cure prescritte e l'aderenza alle stesse sono in genere più alte nelle condizioni acute di malattia, mentre nelle patologie croniche spesso tendono inopportunamente a scendere, a volte anche di molto. Nell'artrite reumatoide, per esempio, in anni recenti è emerso che il trattamento in fase precoce con i farmaci cosiddetti modificanti la malattia (DMARD) è importante per il miglioramento degli esiti, ma solo rispettando i regimi prescritti: invece ci sono dati che indicano come la non persistenza e non aderenza a queste cure sia un problema sostanziale dal 20 al 70% dei casi. Una rispondenza inadeguata contribuisce a peggiorare la malattia, oltre ai costi sanitari, perciò è utile studiarne le dinamiche, gli effetti e i fattori coinvolti, come hanno fatto ricercatori messicani in un lavoro su Artritis Research & Therapy.

Minore attività di malattia e disabilità


Va premesso che per persistenza terapeutica s'intende il periodo tra l'inizio delle cure e la loro interruzione, mentre l'aderenza o compliance indica quanto il paziente rispetta le prescrizioni in termini di medicine e posologie. Altre ricerche sul comportamento dei malati di artrite reumatoide nei confronti delle terapie hanno messo in relazione la sua inadeguatezza con diversi fattori, come età più giovane, sesso maschile, minore istruzione, ridotta disponibilità economica, minori controlli medici, aumentata disabilità, scarse conoscenze sulla malattia e la terapia, comorbilità, effetti indesiderati dei farmaci. Obiettivi dello studio messicano sono stati determinare la persistenza per farmaci DMARD e corticosteroidi; la relazione tra persistenza nelle cure e grado di attività della malattia; quella tra persistenza e disabilità e/o alterazione strutturale; identificare i fattori iniziali associati a non persistenza. A tale scopo si sono esaminati 75 casi di persone con artrite reumatoide precoce, analizzando la persistenza terapeutica in oltre due anni di follow-up di una coorte di pazienti; l'attività della malattia e la disabilità sono state valutate con appositi punteggi (DAS28 e HAQ), la persistenza è stata definita come periodo tra inizio della cura e interruzione per almeno una settimana, il danno strutturale come nuova erosione individuata radiograficamente. I farmaci prescritti consistevano in metotrexate, clorochina, sulfasalazina, penicillamina, leflunomide, minociclina, prednisone.

Il fattore età, il ruolo di costi e sicurezza


I malati con persistenza del trattamento erano scesi dal 98% a distanza di due mesi al 34% a distanza di due anni. Il punteggio DAS28 iniziale era simile a quello degli altri e minore in seguito, con miglioramento quindi rispetto all'attività della malattia e remissione continuativa più frequente e precoce; anche il punteggio HAQ iniziale era simile a quello dei non persistenti e ridotto successivamente, con miglioramento cioè della disabilità; infine, solo il 18% dei persistenti ha sviluppato la malattia erosiva, contro il 27% dei non persistenti. Interessante che il solo fattore iniziale associato con la discontinuità di cura è risultato l'età più avanzata. L'impatto della persistenza terapeutica sugli esiti dell'artrite reumatoide trova dunque conferma nello studio, con effetti positivi dimostrati già a sei mesi di follow-up. Il riscontro dell'età avanzata come solo fattore predittivo di non persistenza, tra quelli candidati, concorda invece con alcune ricerche ma contrasta con altre, ma questo anche in relazione agli specifici farmaci prescritti e al loro costo. Occorreranno altri chiarimenti, in ogni caso, come sottolineano gli autori, dallo studio esce rinforzata la necessità di indagare approfonditamente l'aderenza e la persistenza nella cura, che dovrebbero essere valutate appositamente nel follow-up dei malati di artrite reumatoide, specialmente prima di modificare il regime terapeutico. E, aggiungono, si dovrebbero considerare come potenziali vantaggi i migliori effetti sulla prognosi, la riduzione dei costi e il migliore profilo di sicurezza.

Viviana Zanardi



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