20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Su la testa
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Collo bloccato e dolori diffusi? Il problema è molto più diffuso di quanto si possa pensare. La principale responsabilità sembra da attribuire a posizioni scorrette durante il lavoro, nel sonno o alla guida oppure a incidenti con conseguenti alterazioni della struttura, particolarmente delicata, di questa parte della colonna vertebrale. Si verificano così disturbi come la cervicalgia, meglio nota come cervicale, quando il dolore è localizzato tra testa e torace o la cervicobrachialgia, quando i sintomi interessano anche braccio e avambraccio, raggiungendo talvolta la mano. Patologie che impediscono i più semplici movimenti, come guardare di lato o verso il basso, a meno di dolori lancinanti. Ma che cosa avviene a livello vertebrale?
Nello spazio limitato del collo si trovano a stretto contatto numerosi organi e strutture. Lo attraversano, infatti, fondamentali vasi sanguigni ed elementi del sistema nervoso, come l'arteria carotide comune, la vena giugulare, il nervo vago, numerosi muscoli, il primo tratto degli apparati respiratori e digerente ed ancora è sede della tiroide e delle paratiroidi. Le prime due vertebre cervicali hanno, poi, particolarità anatomiche che permettono alla testa una grande mobilità. Il collo ha così possibilità di escursione molto estese e rappresenta uno dei complessi articolari più delicati del corpo. Per questo una serie di fenomeni come la sedentarietà o le posizioni scorrette che si assumono davanti al computer o guidando o ancora traumi come il classico "colpo di frusta" o altri meno lampanti come stress, problemi di vista, denti mal posizionati e una scorretta alimentazione possono portare scompiglio nel delicato equilibrio dei muscoli del collo, e quindi delle vertebre cervicali attraverso meccanismi riflessi.
Una o più vertebre, sollecitate in modo disarmonico dai muscoli, col passare del tempo rischiano di bloccarsi in posizione anomala, causando la cosiddetta sublussazione ossia lo spostamento dell'osso dalla sua sede abituale. Di conseguenza i dischi intervertebrali vengono compressi e possono occupare parzialmente il canale spinale, dove trovano collocazione le terminazioni nervose. Da qui parte il dolore, che può manifestarsi anche in sedi molto distanti rispetto al distretto vertebrale compromesso. Alla sensazione dolorosa si associa quasi sempre un'ulteriore contrazione dei muscoli che serve a limitare i danni e a proteggere dai movimenti più banali che potrebbero aggravare lo spasmo. I sintomi sono i più disparati, dalle vertigini alla parestesia (perdita di sensibilità) agli arti e alla cefalea, spesso attribuiti a problemi circolatori. Ma ce ne sono altri: i dolori diffusi che colpiscono alla nuca, il dorso e la parte alta della schiena.
Lavoro a rotta di collo
Come premesso il lavoro è una delle condizioni nelle quali più facilmente si genera cervicalgia, ecco perché ricercatori del NIOSH (National Institute Occupational Safety and Health) hanno classificato una serie di studi sull'associazione tra disturbi muscolo-scheletrici al collo e fattori lavorativi. Pare, infatti, che il tasso di operai americani affetti da dolori muscolo-scheletrici al collo si aggiri attorno al 4,9%, se si considera solo la sintomatologia mentre decresce fino all'1,4% quando si contemplino anche esami fisici successivi. Quattro i parametri indagati: ripetitività, forza, postura e vibrazione.
Postura
Si tratta del parametro che ha mostrato le maggiori evidenze e riguarda tutte le ricerche che in qualche modo considerano la posizione della testa o del collo sia che sia in movimento sia a riposo. Gli studi che hanno identificato una associazione sono trentuno, dei quali ventisette hanno identificato una correlazione statistica significativa.
Ripetitività
Ossia attività lavorative ripetitive e la loro correlazione con disturbi muscolo scheletrici al collo. Si tratta sia di movimenti ripetuti del collo sia di ripetizioni del braccio o della spalla che caricano sul muscolo trapezoidale. Gli studi in questione valutano anche fattori fisici sul posto di lavoro che in qualche modo possono interagire. Complessivamente venti degli studi considerati hanno trovato una correlazione significativa tra ripetitività e disturbi muscolari, mentre sei non hanno dato risultati significativi.
Forza
Riguarda lavori di forza o nei quali pesanti carichi siano posti sul collo o sulle spalle. In genere quando si valuta la forza come fattore di rischio si devono tenere presenti diversi elementi interagenti. Gli studi presi in considerazione in questo caso sono 17, dei quali 11 hanno trovato una correlazione statisticamente significativa tra lavori di forza e dolori muscolari al collo.
Vibrazione
Si tratta dell'unico parametro dei quattro considerati che non ha dato le adeguate conferme. Solo uno degli studi monitorati, infatti ha citato questo aspetto.
Diagnosi e cura
Il primo accertamento è la radiografia. La lastra, infatti, rivela subito se c'è una riduzione dello spazio tra una vertebra e l'altra, segno indiretto di discopatia, oppure se si evidenzia un'alterazione della statica vertebrale. Una più precisa diagnosi differenziale ha bisogno di altri esami: Tac e Risonanza quando i disturbi non sono attribuibili a vizi di posizione. Non può mancare evidentemente la tappa dall'ortopedico con il quale effettuare, prima di qualsiasi esame, la raccolta dei dati e l'esame obbiettivo ed effettuare una valutazione allargata anche neurologica. E per la cura di base? Innanzitutto fisioterapia, utile più che per curare per calmare il dolore e migliorare la mobilità articolare. Si tratta di applicazioni locali che vanno dalla ionoforesi (corrente continua a basso voltaggio che veicola il farmaco attraverso la cute) alle correnti biodinamiche (impulsi a bassa frequenza), dagli ultrasuoni (onde ultrasononiche che facilitano anche il passaggio di farmaci) al laser (emissione di radiazioni di luce amplificata). La nuova legge abolisce la rimborsabilità di molti trattamenti a meno di rettifiche regionali. Tra quelli prescrivibili magnetoterapia, che consiste nell'applicazione di campi magnetici e Rieducazione Motoria, distinta in attiva e passiva. Oltre alla fisioterapia, va istruito il paziente sulla ginnastica che ristabilisce la postura corretta per curare il passo e l'atteggiamento, sia statico sia dinamico, della colonna. Infine la nuova frontiera, ancora in fase sperimentale, è chirurgica. Si tratta della discoplastica ossia la sostituzione del disco intervertebrale con un disco artificiale che permette una libertà di movimento dell'unità motoria interessata, in questo caso il collo.
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Il collo
Nello spazio limitato del collo si trovano a stretto contatto numerosi organi e strutture. Lo attraversano, infatti, fondamentali vasi sanguigni ed elementi del sistema nervoso, come l'arteria carotide comune, la vena giugulare, il nervo vago, numerosi muscoli, il primo tratto degli apparati respiratori e digerente ed ancora è sede della tiroide e delle paratiroidi. Le prime due vertebre cervicali hanno, poi, particolarità anatomiche che permettono alla testa una grande mobilità. Il collo ha così possibilità di escursione molto estese e rappresenta uno dei complessi articolari più delicati del corpo. Per questo una serie di fenomeni come la sedentarietà o le posizioni scorrette che si assumono davanti al computer o guidando o ancora traumi come il classico "colpo di frusta" o altri meno lampanti come stress, problemi di vista, denti mal posizionati e una scorretta alimentazione possono portare scompiglio nel delicato equilibrio dei muscoli del collo, e quindi delle vertebre cervicali attraverso meccanismi riflessi.
Che cosa succede alle vertebre
Una o più vertebre, sollecitate in modo disarmonico dai muscoli, col passare del tempo rischiano di bloccarsi in posizione anomala, causando la cosiddetta sublussazione ossia lo spostamento dell'osso dalla sua sede abituale. Di conseguenza i dischi intervertebrali vengono compressi e possono occupare parzialmente il canale spinale, dove trovano collocazione le terminazioni nervose. Da qui parte il dolore, che può manifestarsi anche in sedi molto distanti rispetto al distretto vertebrale compromesso. Alla sensazione dolorosa si associa quasi sempre un'ulteriore contrazione dei muscoli che serve a limitare i danni e a proteggere dai movimenti più banali che potrebbero aggravare lo spasmo. I sintomi sono i più disparati, dalle vertigini alla parestesia (perdita di sensibilità) agli arti e alla cefalea, spesso attribuiti a problemi circolatori. Ma ce ne sono altri: i dolori diffusi che colpiscono alla nuca, il dorso e la parte alta della schiena.
Lavoro a rotta di collo
Come premesso il lavoro è una delle condizioni nelle quali più facilmente si genera cervicalgia, ecco perché ricercatori del NIOSH (National Institute Occupational Safety and Health) hanno classificato una serie di studi sull'associazione tra disturbi muscolo-scheletrici al collo e fattori lavorativi. Pare, infatti, che il tasso di operai americani affetti da dolori muscolo-scheletrici al collo si aggiri attorno al 4,9%, se si considera solo la sintomatologia mentre decresce fino all'1,4% quando si contemplino anche esami fisici successivi. Quattro i parametri indagati: ripetitività, forza, postura e vibrazione.
Postura
Si tratta del parametro che ha mostrato le maggiori evidenze e riguarda tutte le ricerche che in qualche modo considerano la posizione della testa o del collo sia che sia in movimento sia a riposo. Gli studi che hanno identificato una associazione sono trentuno, dei quali ventisette hanno identificato una correlazione statistica significativa.
Ripetitività
Ossia attività lavorative ripetitive e la loro correlazione con disturbi muscolo scheletrici al collo. Si tratta sia di movimenti ripetuti del collo sia di ripetizioni del braccio o della spalla che caricano sul muscolo trapezoidale. Gli studi in questione valutano anche fattori fisici sul posto di lavoro che in qualche modo possono interagire. Complessivamente venti degli studi considerati hanno trovato una correlazione significativa tra ripetitività e disturbi muscolari, mentre sei non hanno dato risultati significativi.
Forza
Riguarda lavori di forza o nei quali pesanti carichi siano posti sul collo o sulle spalle. In genere quando si valuta la forza come fattore di rischio si devono tenere presenti diversi elementi interagenti. Gli studi presi in considerazione in questo caso sono 17, dei quali 11 hanno trovato una correlazione statisticamente significativa tra lavori di forza e dolori muscolari al collo.
Vibrazione
Si tratta dell'unico parametro dei quattro considerati che non ha dato le adeguate conferme. Solo uno degli studi monitorati, infatti ha citato questo aspetto.
Diagnosi e cura
Il primo accertamento è la radiografia. La lastra, infatti, rivela subito se c'è una riduzione dello spazio tra una vertebra e l'altra, segno indiretto di discopatia, oppure se si evidenzia un'alterazione della statica vertebrale. Una più precisa diagnosi differenziale ha bisogno di altri esami: Tac e Risonanza quando i disturbi non sono attribuibili a vizi di posizione. Non può mancare evidentemente la tappa dall'ortopedico con il quale effettuare, prima di qualsiasi esame, la raccolta dei dati e l'esame obbiettivo ed effettuare una valutazione allargata anche neurologica. E per la cura di base? Innanzitutto fisioterapia, utile più che per curare per calmare il dolore e migliorare la mobilità articolare. Si tratta di applicazioni locali che vanno dalla ionoforesi (corrente continua a basso voltaggio che veicola il farmaco attraverso la cute) alle correnti biodinamiche (impulsi a bassa frequenza), dagli ultrasuoni (onde ultrasononiche che facilitano anche il passaggio di farmaci) al laser (emissione di radiazioni di luce amplificata). La nuova legge abolisce la rimborsabilità di molti trattamenti a meno di rettifiche regionali. Tra quelli prescrivibili magnetoterapia, che consiste nell'applicazione di campi magnetici e Rieducazione Motoria, distinta in attiva e passiva. Oltre alla fisioterapia, va istruito il paziente sulla ginnastica che ristabilisce la postura corretta per curare il passo e l'atteggiamento, sia statico sia dinamico, della colonna. Infine la nuova frontiera, ancora in fase sperimentale, è chirurgica. Si tratta della discoplastica ossia la sostituzione del disco intervertebrale con un disco artificiale che permette una libertà di movimento dell'unità motoria interessata, in questo caso il collo.
Marco Malagutti
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