14 ottobre 2005
Aggiornamenti e focus
La questione meridionale
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Se il sud fosse uno stato indipendente, sarebbe il più povero dell'Unione europea. L'inquietante responso arriva da un articolo comparso alla fine di agosto sulla rivista scientifica internazionale Plos Medicine. Un lungo lavoro di indagine statistica, piuttosto inusuale in Italia, effettuato da due ricercatori dell'Istituto Mario Negri di Milano, Rita Campi e Maurizio Bonati. Molte le disomogeneità venute alla luce sul territorio italiano. Per capire meglio che cosa si annida tra le pieghe delle statistiche ne abbiamo parlato con Rita Campi. Da dove è nata l'idea dello studio?
"Il nostro lavoro quotidiano - risponde la Campi - sono gli indicatori di salute. Già di recente, perciò, avevamo realizzato un libro, Nascere e crescere oggi in Italia, in cui abbiamo raccolto i dati. L'intento era quello di colmare una lacuna esistente sul territorio italiano, mettendo a disposizione degli operatori uno strumento da cui emergessero le grandi disuguaglianze esistenti in campo sanitario". Come spiegano, infatti, gli autori nella prefazione le ragioni principali che hanno spinto alla pubblicazione del libro sono la mancanza di dati rappresentativi, aggiornati, complessivi e uniformi delle realtà regionali, una raccolta e un aggiornamento maniacale di dati correnti e, infine, il desiderio di condividere il materiale con altri interessati ai flussi informativi attinenti alla salute materno-infantile. Vale lo stesso per la ricerca pubblicata da Plos Medicine? "Certamente - riprende la ricercatrice milanese - da anni, del resto, raccogliamo e aggiorniamo "maniacalmente" gli indici, utilizzando i dati Eurostat, sulle condizioni socio-sanitarie di bambini e adolescenti". E che cosa è emerso? "Un'enorme disuguaglianza tra nord e sud, precisa la ricercatrice del Negri. Disaggregando i dati provenienti dalle singole realtà regionali e considerando il sud come uno stato indipendente all'interno dell'Unione Europea, emerge che sarebbe il più povero". Dati che normalmente non vengono alla luce, anzi. L'immagine che si cerca di far passare attraverso i media è quella di un paese ricco. E invece...Ma quali sono gli aspetti che colpiscono di più? "Sicuramente la mortalità infantile" dice Campi. "Il tasso è quattro volte più alto nell'Italia meridionale. Se in Friuli il tasso di mortalità nelle prime settimane di vita è di 1,3 per mille, in Sicilia e in Basilicata è del 5,7. Ma un discorso analogo vale per l'ospedalizzazione. Non perché al sud ci si ammali di più ma perché ci sono meno possibilità di curarsi". Cioè? "Oltre il 22% dei piccoli pazienti della Basilicata e del Molise, e oltre il 13% di quelli calabresi e abruzzesi deve ricorrere a ospedali del Centro-Nord. Una vera e propria migrazione sanitaria". E la prevenzione? "La disparità è sempre evidente. La percentuale di bambini vaccinati al Sud è sempre significativamente più bassa. Ma un discorso analogo vale anche per i servizi sociali e l'istruzione. Per intendersi l'alto tasso di abbandono scolastico e la scarsità di asili nido. Anche se va detto che nel Mezzogiorno l'organizzazione sociale è tale da poter supplire alla carenza degli asili, che è un problema più sentito al nord. Infine un altro problema venuto alla luce riguarda la percentuale di disoccupazione giovanile molto alta al Sud". Che cosa avete in programma adesso? "Sicuramente, risponde la ricercatrice, approfondire la parte riguardante la povertà dei bambini. Ci piacerebbe creare un indicatore ad hoc". Quanto ai riscontri politici? "Non molti per la verità ma il nostro ruolo resta quello di mettere in luce i dati". La speranza, però, è che la politica si occupi di questi problemi, anche perché come puntualizzato dall'altro autore della ricerca Maurizio Bonati all'Unità "Negli ultimi due piani sanitari nazionali i bambini e gli adolescenti praticamente non esistono, se non nel quadro della lotta all'obesità". E invece, come la ricerca fa venire alla luce chiaramente, esistono e non stanno neanche troppo bene.
Marco Malagutti
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Nascere e crescere in Italia
"Il nostro lavoro quotidiano - risponde la Campi - sono gli indicatori di salute. Già di recente, perciò, avevamo realizzato un libro, Nascere e crescere oggi in Italia, in cui abbiamo raccolto i dati. L'intento era quello di colmare una lacuna esistente sul territorio italiano, mettendo a disposizione degli operatori uno strumento da cui emergessero le grandi disuguaglianze esistenti in campo sanitario". Come spiegano, infatti, gli autori nella prefazione le ragioni principali che hanno spinto alla pubblicazione del libro sono la mancanza di dati rappresentativi, aggiornati, complessivi e uniformi delle realtà regionali, una raccolta e un aggiornamento maniacale di dati correnti e, infine, il desiderio di condividere il materiale con altri interessati ai flussi informativi attinenti alla salute materno-infantile. Vale lo stesso per la ricerca pubblicata da Plos Medicine? "Certamente - riprende la ricercatrice milanese - da anni, del resto, raccogliamo e aggiorniamo "maniacalmente" gli indici, utilizzando i dati Eurostat, sulle condizioni socio-sanitarie di bambini e adolescenti". E che cosa è emerso? "Un'enorme disuguaglianza tra nord e sud, precisa la ricercatrice del Negri. Disaggregando i dati provenienti dalle singole realtà regionali e considerando il sud come uno stato indipendente all'interno dell'Unione Europea, emerge che sarebbe il più povero". Dati che normalmente non vengono alla luce, anzi. L'immagine che si cerca di far passare attraverso i media è quella di un paese ricco. E invece...Ma quali sono gli aspetti che colpiscono di più? "Sicuramente la mortalità infantile" dice Campi. "Il tasso è quattro volte più alto nell'Italia meridionale. Se in Friuli il tasso di mortalità nelle prime settimane di vita è di 1,3 per mille, in Sicilia e in Basilicata è del 5,7. Ma un discorso analogo vale per l'ospedalizzazione. Non perché al sud ci si ammali di più ma perché ci sono meno possibilità di curarsi". Cioè? "Oltre il 22% dei piccoli pazienti della Basilicata e del Molise, e oltre il 13% di quelli calabresi e abruzzesi deve ricorrere a ospedali del Centro-Nord. Una vera e propria migrazione sanitaria". E la prevenzione? "La disparità è sempre evidente. La percentuale di bambini vaccinati al Sud è sempre significativamente più bassa. Ma un discorso analogo vale anche per i servizi sociali e l'istruzione. Per intendersi l'alto tasso di abbandono scolastico e la scarsità di asili nido. Anche se va detto che nel Mezzogiorno l'organizzazione sociale è tale da poter supplire alla carenza degli asili, che è un problema più sentito al nord. Infine un altro problema venuto alla luce riguarda la percentuale di disoccupazione giovanile molto alta al Sud". Che cosa avete in programma adesso? "Sicuramente, risponde la ricercatrice, approfondire la parte riguardante la povertà dei bambini. Ci piacerebbe creare un indicatore ad hoc". Quanto ai riscontri politici? "Non molti per la verità ma il nostro ruolo resta quello di mettere in luce i dati". La speranza, però, è che la politica si occupi di questi problemi, anche perché come puntualizzato dall'altro autore della ricerca Maurizio Bonati all'Unità "Negli ultimi due piani sanitari nazionali i bambini e gli adolescenti praticamente non esistono, se non nel quadro della lotta all'obesità". E invece, come la ricerca fa venire alla luce chiaramente, esistono e non stanno neanche troppo bene.
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