20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Cicciotti e un po' nevrotici
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L'inizio delle attività scolastiche è una buona occasione per fare il punto sullo stato dell'infanzia in Italia. Lo sanno bene i pediatri, quelli di libera scelta organizzati dalla FIMP, che proprio in quest'epoca tengono il loro Congresso Annuale. L'elemento qualificante di questo Congresso è, da qualche anno, una sorta di relazione sullo stato di salute dei bambini e adolescenti italiani, basato su una raccolta di dati regionale. Gli spunti sono sempre interessanti.
E' vero, i bambini italiani hanno una percentuale di sovrappeso e obesità superiore al resto d'Europa, il 36%, con una concentrazione maggiore al Sud piuttosto che nelle regioni centrali e settentrionali. Secondo i pediatri di famiglia gli aspetti che concorrono a questa situazione sono parecchi e, come è logico, i bambini stessi sono vittime piuttosto che responsabili. Se è vero che i bambini devono essere autonomi anche in questo aspetto, c'è la tendenza nei genitori a lasciarli completamente liberi nelle scelte alimentari. Un errore perché, si spiega "anche gli adulti una volta che intraprendono un regime alimentare controllato hanno bisogno di un supporto". Figurarsi i bambini. Un certo grado di sorveglianza serve, dunque, dentro e fuori casa. Questo significa che certi alimenti dannosi, come i dolciumi, gli snack eccetera non dovrebbero essere alla portata del bambino, soprattutto se poi viene lasciato molte ore da solo. A scuola, oggi, si mangia correttamente, laddove sia presente un servizio di mensa; gli errori casomai dipendono ancora una volta dall'eccessiva disponibilità di merende e fuori pasto.
Per la maggior parte di questi errori alimentari, "la responsabilità è dei genitori " ha dichiarato al congresso della FIMP lo psicoterapeuta dell'età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco. "Quando il bambino si esprime con quello che nel linguaggio comune si chiama "lagna", la madre che già si sente in colpa per avergli dedicato durante il giorno, poco tempo, per zittirlo gli dà qualcosa di buono, dolce, appagante. E così il bambino impara il trucco. Si innesca un processo perverso. Quando poi il bambino è più grande, il genitore, lasciandolo molto solo in compagnia di terzi, o della TV, gli concede libertà di alimentarsi. Così il piccolo apre il cassetto dove sa di trovare cose che a lui piacciono. Quando mamma torna a casa, il suo primo pensiero è che il figlio mangi. Se lui non mangia perché è già sazio, la madre ricorre alle leccornie più gustose per farlo mangiare".
La cattiva alimentazione va di pari passo con la sedentarietà. In effetti in Italia il bambino sembra sospeso tra due eccessi: o lasciato a se stesso e alla televisione oppure, con un brutto termine, stressato da una serie di impegni che magari possono essere anche attività ginnico-sportive ma, più spesso, sono una riproposizione dello schema passivo della lezione. I pediatri giustamente denunciano che anche a scuola l'attività fisica svolta è scarsa, e spesso condotta in strutture inadeguate. Certo con l'aria che tira in fatto di investimenti per la scuola pubblica è difficile ipotizzare cambiamenti a breve.
Un disagio più complessivo
In realtà il nodo della questione sta nella considerazione che si ha del bambino da parte di tutta la società. Infatti, a dispetto delle pretese di tutela, peraltro a volte mantenute, pesa il fatto che si trattano i più giovani come se fossero piccoli adulti e, quindi, consumatori. Questo è evidente soprattutto nei media. Chiunque abbia superato i 40 anni può ricordare come un tempo sia la televisione sia le pubblicazioni a stampa per l'infanzia mirassero a stimolare la fantasia e la creatività, mentre oggi sia la fruizione passiva sia la proposta di comportamenti e beni di consumo che mimano quelli dei grandi sono la dominante. Lo ha ribadito, al congresso della FIMP, Federico Bianchi: "I bambini e gli adolescenti italiani non stanno vivendo un buon momento" ha dichiarato. "I genitori, le famiglie più o meno allargate ma anche la Società nel suo complesso stanno costruendo un "piccolo adulto nevrotico" con un bagaglio di stress che esploderà nella maggiore età. Danno l'idea di "soffocare" il figlio con mille premure, poi gli danno briglia sciolta, cioè troppa autonomia. E l'autonomia passa attraverso la delega a terze figure, baby sitter, scuola e amici oppure per ore in compagnia della loro TV". In sintesi, c'è l'assenza dell'adulto come educatore.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Per cominciare dall'alimentazione...
E' vero, i bambini italiani hanno una percentuale di sovrappeso e obesità superiore al resto d'Europa, il 36%, con una concentrazione maggiore al Sud piuttosto che nelle regioni centrali e settentrionali. Secondo i pediatri di famiglia gli aspetti che concorrono a questa situazione sono parecchi e, come è logico, i bambini stessi sono vittime piuttosto che responsabili. Se è vero che i bambini devono essere autonomi anche in questo aspetto, c'è la tendenza nei genitori a lasciarli completamente liberi nelle scelte alimentari. Un errore perché, si spiega "anche gli adulti una volta che intraprendono un regime alimentare controllato hanno bisogno di un supporto". Figurarsi i bambini. Un certo grado di sorveglianza serve, dunque, dentro e fuori casa. Questo significa che certi alimenti dannosi, come i dolciumi, gli snack eccetera non dovrebbero essere alla portata del bambino, soprattutto se poi viene lasciato molte ore da solo. A scuola, oggi, si mangia correttamente, laddove sia presente un servizio di mensa; gli errori casomai dipendono ancora una volta dall'eccessiva disponibilità di merende e fuori pasto.
Un circolo vizioso
Per la maggior parte di questi errori alimentari, "la responsabilità è dei genitori " ha dichiarato al congresso della FIMP lo psicoterapeuta dell'età evolutiva Federico Bianchi di Castelbianco. "Quando il bambino si esprime con quello che nel linguaggio comune si chiama "lagna", la madre che già si sente in colpa per avergli dedicato durante il giorno, poco tempo, per zittirlo gli dà qualcosa di buono, dolce, appagante. E così il bambino impara il trucco. Si innesca un processo perverso. Quando poi il bambino è più grande, il genitore, lasciandolo molto solo in compagnia di terzi, o della TV, gli concede libertà di alimentarsi. Così il piccolo apre il cassetto dove sa di trovare cose che a lui piacciono. Quando mamma torna a casa, il suo primo pensiero è che il figlio mangi. Se lui non mangia perché è già sazio, la madre ricorre alle leccornie più gustose per farlo mangiare".
La cattiva alimentazione va di pari passo con la sedentarietà. In effetti in Italia il bambino sembra sospeso tra due eccessi: o lasciato a se stesso e alla televisione oppure, con un brutto termine, stressato da una serie di impegni che magari possono essere anche attività ginnico-sportive ma, più spesso, sono una riproposizione dello schema passivo della lezione. I pediatri giustamente denunciano che anche a scuola l'attività fisica svolta è scarsa, e spesso condotta in strutture inadeguate. Certo con l'aria che tira in fatto di investimenti per la scuola pubblica è difficile ipotizzare cambiamenti a breve.
Un disagio più complessivo
In realtà il nodo della questione sta nella considerazione che si ha del bambino da parte di tutta la società. Infatti, a dispetto delle pretese di tutela, peraltro a volte mantenute, pesa il fatto che si trattano i più giovani come se fossero piccoli adulti e, quindi, consumatori. Questo è evidente soprattutto nei media. Chiunque abbia superato i 40 anni può ricordare come un tempo sia la televisione sia le pubblicazioni a stampa per l'infanzia mirassero a stimolare la fantasia e la creatività, mentre oggi sia la fruizione passiva sia la proposta di comportamenti e beni di consumo che mimano quelli dei grandi sono la dominante. Lo ha ribadito, al congresso della FIMP, Federico Bianchi: "I bambini e gli adolescenti italiani non stanno vivendo un buon momento" ha dichiarato. "I genitori, le famiglie più o meno allargate ma anche la Società nel suo complesso stanno costruendo un "piccolo adulto nevrotico" con un bagaglio di stress che esploderà nella maggiore età. Danno l'idea di "soffocare" il figlio con mille premure, poi gli danno briglia sciolta, cioè troppa autonomia. E l'autonomia passa attraverso la delega a terze figure, baby sitter, scuola e amici oppure per ore in compagnia della loro TV". In sintesi, c'è l'assenza dell'adulto come educatore.
Maurizio Imperiali
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