05 dicembre 2008
Aggiornamenti e focus
Il bipolare si cura in famiglia
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Il disordine bipolare non è solo dell'adulto; anzi, nell'ultimo decennio si è registrato un aumento delle diagnosi in bambini e adolescenti. Va detto che in più di metà dei pazienti bipolari l'esordio della malattia avviene prima dei 18 anni e fino in un quarto prima dei 13 anni, inoltre l'insorgenza precoce è associata a tendenza alla persistenza, a frequente alternanza di episodi, a psicosi, ad alto rischio di suicidio e in generale a scarsa "funzionalità" psicologica e sociale ("functioning") e ridotta qualità di vita. Tutti motivi per i quali è importante che la diagnosi sia tempestiva, ma che lo sia anche la terapia. Su questo fronte, riguardo ai malati adulti c'è stato un crescente interesse per i benefici della psicoterapia aggiuntiva a quella farmacologica, mentre per quelli pediatrici quest'approccio è stato meno studiato; non solo, ci sono stati studi che hanno mostrato la validità d'interventi di supporto coinvolgenti le famiglie. Proprio su questi ultimi si appunta uno studio che conferma come una strategia mirata e ben articolata possa essere efficace in combinazione con la terapia farmacologica nello stabilizzare i sintomi bipolari nell'adolescente.
Un metodo che è apparso valido è quello dell'aggiunta ai farmaci di una terapia focalizzata sulla famiglia (FFT): un intervento nell'arco di nove mesi consistente in 21 sedute rivolte ai familiari e relative a educazione psicologica sui disturbi bipolari, training comunicativo, istruzione di tipo "problem-solving" cioè soluzione dei problemi. L'approccio si era mostrato in grado di allungare gli intervalli di normalità prima delle ricadute nei malati adulti, più di quanto non facciano la farmacoterapia o interventi psicoeducativi individuali brevi o di pari intensità. Ancor più il potenziamento con 30 sedute e terapia cognitivo-comportamentale si è rivelato efficace nel recupero dalla depressione e nel miglioramento della funzionalità e della qualità di vita valutati a un anno. Nello studio attuale si è applicato un adattamento del modello FFT per gli adolescenti, già apparso valido e ben accetto, valutandone i benefici relativamente a 58 ragazzi statunitensi tra 12 e 17 anni, con un periodo di osservazione di due anni. Gli adolescenti, maschi e femmine, presentavano una diagnosi di disturbo bipolare tipo I o II (differenti rispetto al tipo di mania) o non altrimenti specificato, con un episodio nei tre mesi precedenti. In pratica si sono confrontate due strategie: farmacoterapia secondo il protocollo più FFT familiare in 21 sedute, oppure farmacoterapia del protocollo più un incremento di assistenza (EC) consistente in tre sedute familiari focalizzate sulla prevenzione delle ricadute.
L'analisi dei risultati ha mostrato che, benché non ci fossero differenze tra i due gruppi nella frequenza del recupero dei sintomi depressivi dopo l'episodio indice, nel caso della strategia FFT, questo recupero era più veloce che con quella EC. Inoltre, i gruppi non differivano rispetto al tempo trascorso per le recidive di depressione o mania, ma con l'intervento FFT c'erano meno settimane con episodi depressivi e un andamento più favorevole dei sintomi, cioè migliori punteggi, nell'arco dei due anni. La terapia focalizzata sulla famiglia in combinazione con il trattamento farmacologico aiutava, quindi, a stabilizzare i sintomi della depressione, in conformità con quanto osservato per i malati adulti. Lo studio non ha però esaminato se questo si legasse a differenze anche rispetto al functioning e alla qualità di vita; questo mentre si stima che più dell'80% degli adolescenti con disturbo bipolare vada incontro a miglioramenti sintomatici nel primo anno dopo un episodio acuto, ma solo il 40% abbia un recupero funzionale. Né si può dire se la migliore efficacia del metodo FFT dipendesse dal contenuto specifico o semplicemente dal maggior numero di ore d'intervento, 21 contro 3 dell'approccio EC. Interventi brevi come quest'ultimo sono risultati associati da altre ricerche a un tasso di miglioramento nei disturbi dell'umore dell'infanzia solo del 20%. Comunque un beneficio emerge e il recupero potrebbe forse essere ulteriormente facilitato da una supplementazione del sistema FFT per i sintomi maniacali, o da interventi psicosociali intensivi nelle fasi successive a episodi acuti per migliorare l'adesione alla farmacoterapia.
Elettra Vecchia
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Ventuno sedute psicoeducative
Un metodo che è apparso valido è quello dell'aggiunta ai farmaci di una terapia focalizzata sulla famiglia (FFT): un intervento nell'arco di nove mesi consistente in 21 sedute rivolte ai familiari e relative a educazione psicologica sui disturbi bipolari, training comunicativo, istruzione di tipo "problem-solving" cioè soluzione dei problemi. L'approccio si era mostrato in grado di allungare gli intervalli di normalità prima delle ricadute nei malati adulti, più di quanto non facciano la farmacoterapia o interventi psicoeducativi individuali brevi o di pari intensità. Ancor più il potenziamento con 30 sedute e terapia cognitivo-comportamentale si è rivelato efficace nel recupero dalla depressione e nel miglioramento della funzionalità e della qualità di vita valutati a un anno. Nello studio attuale si è applicato un adattamento del modello FFT per gli adolescenti, già apparso valido e ben accetto, valutandone i benefici relativamente a 58 ragazzi statunitensi tra 12 e 17 anni, con un periodo di osservazione di due anni. Gli adolescenti, maschi e femmine, presentavano una diagnosi di disturbo bipolare tipo I o II (differenti rispetto al tipo di mania) o non altrimenti specificato, con un episodio nei tre mesi precedenti. In pratica si sono confrontate due strategie: farmacoterapia secondo il protocollo più FFT familiare in 21 sedute, oppure farmacoterapia del protocollo più un incremento di assistenza (EC) consistente in tre sedute familiari focalizzate sulla prevenzione delle ricadute.
Aiuto nello stabilizzare i sintomi depressivi
L'analisi dei risultati ha mostrato che, benché non ci fossero differenze tra i due gruppi nella frequenza del recupero dei sintomi depressivi dopo l'episodio indice, nel caso della strategia FFT, questo recupero era più veloce che con quella EC. Inoltre, i gruppi non differivano rispetto al tempo trascorso per le recidive di depressione o mania, ma con l'intervento FFT c'erano meno settimane con episodi depressivi e un andamento più favorevole dei sintomi, cioè migliori punteggi, nell'arco dei due anni. La terapia focalizzata sulla famiglia in combinazione con il trattamento farmacologico aiutava, quindi, a stabilizzare i sintomi della depressione, in conformità con quanto osservato per i malati adulti. Lo studio non ha però esaminato se questo si legasse a differenze anche rispetto al functioning e alla qualità di vita; questo mentre si stima che più dell'80% degli adolescenti con disturbo bipolare vada incontro a miglioramenti sintomatici nel primo anno dopo un episodio acuto, ma solo il 40% abbia un recupero funzionale. Né si può dire se la migliore efficacia del metodo FFT dipendesse dal contenuto specifico o semplicemente dal maggior numero di ore d'intervento, 21 contro 3 dell'approccio EC. Interventi brevi come quest'ultimo sono risultati associati da altre ricerche a un tasso di miglioramento nei disturbi dell'umore dell'infanzia solo del 20%. Comunque un beneficio emerge e il recupero potrebbe forse essere ulteriormente facilitato da una supplementazione del sistema FFT per i sintomi maniacali, o da interventi psicosociali intensivi nelle fasi successive a episodi acuti per migliorare l'adesione alla farmacoterapia.
Elettra Vecchia
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