20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Angosce bambine
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Così disturbanti e distruttivi per l'adulto, che ha però capacità di equilibrio sicuramente maggiori, nei bimbi l'ansia e il panico, oltre ad essere disturbi molto seri, sono sottostimati e poco conosciuti. Eppure il 10% dei bambini nel mondo, fra i 5 e i 10 anni, ha vissuto almeno una volta nella vita un episodio di panico che in termini clinici è patologico.
"L'ansia nei bambini è troppo spesso misconosciuta o confusa con altre sindromi. Talvolta associata con altri problemi emotivi, si manifesta in varie forme. Per esempio il bambino può presentare un atteggiamento di sfida, oppure presentarsi iper - irritabile o, ancora, vivere lunghi e drammatici momenti di chiusura e isolamento dal resto del mondo. Possono anche esserci comportamenti regressivi, oppure, ancora, veri e propri episodi di depressione" spiega il Professor Rick D'Alli, neuropsichiatria infantile della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora.
E insomma un dato di fatto che diversi comportamenti atipici possono essere correlati con l'ansia, che a sua volta è spesso causata dall'atteggiamento repressivo (inibitorio) degli adulti nei confronti del bambino. Ma anche senza invocare l'educazione troppo rigida, secondo D'Alli, in genere una relazione difficile coi genitori o con altri attori sociali con cui il bambino ha a che fare incidono sul rischio di ansia in età pediatrica, così come le anomalie dello sviluppo e della crescita.
Il professor Roberto Rigardetto, neuropsichiatra infantile, responsabile del Reparto di Neuropsichiatria dell'Ospedale Regina Margherita di Torino si sofferma sugli aspetti diagnostici: "Il problema è quanta ansia nei bambini può manifestarsi, considerando che uno stato d'animo leggermente o periodicamente ansioso è assolutamente normale, fa parte della struttura della nostra personalità. Poi si possono studiare e valutare quelle situazioni in cui il bambino perde il controllo del suo comportamento".
"In linea generale in età evolutiva si tende a non fare delle diagnosi specifiche" prosegue il professor Rigardetto perché il quadro clinico del bambino cambia di anno in anno, a differenza dell'adulto che è più stabile. In Europa si tende ad inquadrare il bambino in categorie molto ampie: psicosi, nevrosi e borderline. Queste definizioni molto generali possono portare ad un inquadramento in seguito più preciso, ma la cautela è d'obbligo per le grandi angosce e i danni, le preoccupazioni che possono anche derivare ai genitori nel caso di una diagnosi grave". Quindi attenzione alle etichette apposte frettolosamente e magari senza che si intervenuto uno specialista...davvero specializzato.
Fausta Orlando
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"L'ansia nei bambini è troppo spesso misconosciuta o confusa con altre sindromi. Talvolta associata con altri problemi emotivi, si manifesta in varie forme. Per esempio il bambino può presentare un atteggiamento di sfida, oppure presentarsi iper - irritabile o, ancora, vivere lunghi e drammatici momenti di chiusura e isolamento dal resto del mondo. Possono anche esserci comportamenti regressivi, oppure, ancora, veri e propri episodi di depressione" spiega il Professor Rick D'Alli, neuropsichiatria infantile della Johns Hopkins School of Medicine di Baltimora.
E insomma un dato di fatto che diversi comportamenti atipici possono essere correlati con l'ansia, che a sua volta è spesso causata dall'atteggiamento repressivo (inibitorio) degli adulti nei confronti del bambino. Ma anche senza invocare l'educazione troppo rigida, secondo D'Alli, in genere una relazione difficile coi genitori o con altri attori sociali con cui il bambino ha a che fare incidono sul rischio di ansia in età pediatrica, così come le anomalie dello sviluppo e della crescita.
Il professor Roberto Rigardetto, neuropsichiatra infantile, responsabile del Reparto di Neuropsichiatria dell'Ospedale Regina Margherita di Torino si sofferma sugli aspetti diagnostici: "Il problema è quanta ansia nei bambini può manifestarsi, considerando che uno stato d'animo leggermente o periodicamente ansioso è assolutamente normale, fa parte della struttura della nostra personalità. Poi si possono studiare e valutare quelle situazioni in cui il bambino perde il controllo del suo comportamento".
"In linea generale in età evolutiva si tende a non fare delle diagnosi specifiche" prosegue il professor Rigardetto perché il quadro clinico del bambino cambia di anno in anno, a differenza dell'adulto che è più stabile. In Europa si tende ad inquadrare il bambino in categorie molto ampie: psicosi, nevrosi e borderline. Queste definizioni molto generali possono portare ad un inquadramento in seguito più preciso, ma la cautela è d'obbligo per le grandi angosce e i danni, le preoccupazioni che possono anche derivare ai genitori nel caso di una diagnosi grave". Quindi attenzione alle etichette apposte frettolosamente e magari senza che si intervenuto uno specialista...davvero specializzato.
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