29 settembre 2004
Aggiornamenti e focus
Traffico da terrorismo
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L'effetto devastante degli attacchi terroristici può non fermarsi al momento e del luogo in cui si verifica. Come un'onda si propaga nella popolazione che l'ha subito lasciando segni tangibili che si manifestano anche a livello psicologico (disturbi da stress post traumatico).
Una delle conseguenze di tale condizione sembra essere l'aumento degli incidenti stradali.
Due ricercatori, un americano e uno israeliano, hanno analizzato l'andamento del traffico in Israele, prima degli attentati lontano dalle ore di punta, sulla base delle segnalazioni giunte alle autorità stradali competenti.
Le osservazioni risalgono al periodo che va da gennaio 2001 a giugno 2002, periodo durante il quale si sono verificati 63 attacchi terroristici in cui è morta almeno una persona.
Il dato più evidente era che nel terzo giorno dal momento dell'evento si osservava un picco del 35% degli incidenti stradali. Il fenomeno era "proporzionale" alla gravità dell'attacco: quando morivano almeno 10 persone il numero di incidenti fatali saliva rapidamente del 69%. E interessava esclusivamente il terzo giorno: nei due giorni successivi si registrava addirittura un calo del 10% del traffico stradale, dal quarto giorno in poi il traffico e il tasso di incidenti tornava nella normalità.
Sulla base di queste osservazioni i due ricercatori hanno tentato di trarre delle considerazioni, ovviamente basate solo sulle stime numeriche, cercando di dare una spiegazione al picco del terzo giorno. Tra le ipotesi prese in considerazione anche la possibilità che gli incidenti fossero dei suicidi, ma era di difficile verifica per le restrizioni religiose sulla sepoltura delle vittime di tali atti nei cimiteri ebrei.
Era anche possibile che le vittime fossero soggette allo stress provocato dal tentativo di far tornare al più presto possibile la propria vita alla normalità dopo aver subito la violenza psicologica dell'attacco terroristico. Questo tentativo però, sostengono i ricercatori, forse era troppo precoce e chi ha vissuto il trauma può non essersi del tutto ripreso sia psicologicamente sia fisiologicamente.
Queste quindi le possibili spiegazioni sulle reazioni individuali. Ma gli autori le hanno cercate anche nell'ambito di un comportamento sociale. La terza possibilità, infatti, era che le persone nei due giorni successivi all'attentato sentissero la necessità di rinforzare i legami stando più tempo insieme e provvedendo l'uno all'altro. Questo si tradurrebbe in un aumento dell'attenzione verso gli altri, a essere più attenti alla guida, insomma ad assumere atteggiamenti corretti nel traffico. Si spiegherebbe così anche perché nel primo giorno gli incidenti stradali diminuivano del 6%. Questa condizione potrebbe venire meno nel terzo giorno, lasciando posto all'aggressività, rivelando con ritardo la reazione alla violenza e allo stress subiti nel giorno dell'attentato.
Chiaramente la realtà israeliana osservata dai due ricercatori è molto particolare e distante da quella occidentale, ma le distanze iniziano ad accorciarsi.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Una delle conseguenze di tale condizione sembra essere l'aumento degli incidenti stradali.
Due ricercatori, un americano e uno israeliano, hanno analizzato l'andamento del traffico in Israele, prima degli attentati lontano dalle ore di punta, sulla base delle segnalazioni giunte alle autorità stradali competenti.
Le osservazioni risalgono al periodo che va da gennaio 2001 a giugno 2002, periodo durante il quale si sono verificati 63 attacchi terroristici in cui è morta almeno una persona.
Il dato più evidente era che nel terzo giorno dal momento dell'evento si osservava un picco del 35% degli incidenti stradali. Il fenomeno era "proporzionale" alla gravità dell'attacco: quando morivano almeno 10 persone il numero di incidenti fatali saliva rapidamente del 69%. E interessava esclusivamente il terzo giorno: nei due giorni successivi si registrava addirittura un calo del 10% del traffico stradale, dal quarto giorno in poi il traffico e il tasso di incidenti tornava nella normalità.
Fenomeno individuale
Sulla base di queste osservazioni i due ricercatori hanno tentato di trarre delle considerazioni, ovviamente basate solo sulle stime numeriche, cercando di dare una spiegazione al picco del terzo giorno. Tra le ipotesi prese in considerazione anche la possibilità che gli incidenti fossero dei suicidi, ma era di difficile verifica per le restrizioni religiose sulla sepoltura delle vittime di tali atti nei cimiteri ebrei.
Era anche possibile che le vittime fossero soggette allo stress provocato dal tentativo di far tornare al più presto possibile la propria vita alla normalità dopo aver subito la violenza psicologica dell'attacco terroristico. Questo tentativo però, sostengono i ricercatori, forse era troppo precoce e chi ha vissuto il trauma può non essersi del tutto ripreso sia psicologicamente sia fisiologicamente.
Fenomeno sociale
Queste quindi le possibili spiegazioni sulle reazioni individuali. Ma gli autori le hanno cercate anche nell'ambito di un comportamento sociale. La terza possibilità, infatti, era che le persone nei due giorni successivi all'attentato sentissero la necessità di rinforzare i legami stando più tempo insieme e provvedendo l'uno all'altro. Questo si tradurrebbe in un aumento dell'attenzione verso gli altri, a essere più attenti alla guida, insomma ad assumere atteggiamenti corretti nel traffico. Si spiegherebbe così anche perché nel primo giorno gli incidenti stradali diminuivano del 6%. Questa condizione potrebbe venire meno nel terzo giorno, lasciando posto all'aggressività, rivelando con ritardo la reazione alla violenza e allo stress subiti nel giorno dell'attentato.
Chiaramente la realtà israeliana osservata dai due ricercatori è molto particolare e distante da quella occidentale, ma le distanze iniziano ad accorciarsi.
Simona Zazzetta
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