Caro diario...

15 settembre 2004
Aggiornamenti e focus

Caro diario...



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Annotare giorno per giorno ciò che accade nella propria vita è un'abitudine che molte persone hanno. Alcuni lo fanno per non perdere la memoria delle proprie azioni, altri per la necessità di affidare i propri pensieri alle parole, per mettere ordine alle idee e per potersi rileggere e analizzare. In certi casi si scrive un diario anche per scaricare le proprie angosce o per sedare le conseguenze di un trauma come se il diario fosse qualcuno con cui condividere tutto ciò. Fin qui tutto bene, almeno apparentemente, ma uno studio presentato al meeting della British Psychological Society di Edinburgo ha riportato risultati che fanno riflettere sulla "terapeuticità" del diario personale.

La scrittura è catartica, forse


Si tratta di una ricerca originale nel suo genere nel senso che solitamente ai partecipanti viene chiesto di scrivere un diario o semplicemente di scrivere delle proprie esperienze traumatiche in modo sistematico; gli scritti vengono successivamente analizzati. In questo caso avveniva il contrario: sono stati studiati 94 soggetti che regolarmente (e spontaneamente) scrivevano su un diario e le loro condizioni di salute sono state confrontate con quelle di 41 soggetti che non avevano questa abitudine. Ai "diaristi" è stato domandato con che frequenza aggiornavano il diario, da quanto tempo ne avessero uno e, infine, se era capitato loro di scrivere anche di esperienze traumatiche. Il questionario in realtà includeva anche domande sullo stato di salute.
L'idea di base, da cui gli autori hanno preso spunto, è che la scrittura fosse un modo per sfogare e per esternare le proprie angosce e, quindi, in qualche modo di liberarsene. L'alleggerimento da questo peso dovrebbe giovare allo stato di salute generale del soggetto.

Circolo vizioso


Ebbene il sospetto è, invece, che sia esattamente il contrario. Dai dati raccolti su questo campione ne emerge infatti un quadro molto diverso, quantomeno statisticamente parlando. Infatti, coloro che scrivevano avevano ottenuto un punteggio sulla salute di gran lunga peggiore rispetto agli altri e peggiorava in quelli che avevano affidato al diario le proprie esperienze traumatiche. Per esempio erano più predisposti ad avere mal di testa e cose simili.
I ricercatori non hanno risposte certe ma solo il sospetto che queste persone anziché usare la scrittura come sfogo, come esorcismo del trauma che permetterebbe loro di scaricarsi del peso, usino questo espediente per rimuginare sulle proprie sfortune. Chiaramente lo studio non permette di sapere cosa venga prima, se i problemi di salute o la scrittura del diario, l'ipotesi è l'innesco di un ciclo ripetitivo dentro cui si rischia di cadere.
Gli autori si ripropongono di realizzare ulteriori studi seguendo modalità diverse, come per esempio scrivere solo gli eventi positivi o solo quelli negativi, ma magari per vedere l'effetto che fa si può non aspettare il prossimo meeting di psicologi.

Simona Zazzetta



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