16 febbraio 2005
Aggiornamenti e focus
La spesa per gli anziani non spiega tutto
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La popolazione italiana sta invecchiando e secondo le proiezioni ISTAT continuerà a farlo. Un fenomeno indubbiamente positivo, ma con inevitabili ricadute in ambito sanitario. Gli anziani, infatti investono molto in cure per stare bene e dedicano un'attenzione particolare alla qualità della vita. Ma quanto incide sulla spesa farmaceutica? Se lo è chiesto Vittorio Mapelli, professore di Economia sanitaria presso la Facoltà di medicina e chirurgia dell'Università di Milano, che sull'argomento ha pubblicato un libro con il patrocinio di Farmindustria. La presentazione svoltasi a Milano è stata l'occasione per una tavola rotonda sull'argomento, alla presenza di illustri ospiti tra cui il ministro della Salute Girolamo Sirchia. Molti gli spunti di riflessione e anche le polemiche.
I dati - secondo il comunicato di Farmindustria - confermerebbero che la spesa farmaceutica aumenta non tanto per cause indotte dalle industrie quanto per "eventi fisiologici" come può essere l'incremento dell'aspettativa di vita. Ma è veramente così? Lo studio è in effetti piuttosto articolato ed è difficile da interpretare in modo univoco. Certo le industrie - come Sirchia ha avuto modo di sottolineare con una certa verve polemica - giocano comunque un ruolo importante nell'aumento della spesa farmaceutica. Il cuore della ricerca, svolta da Mapelli, riguarda l'analisi dei consumi farmaceutici nel 2000, relativi a una grande Asl del Nord. Tre i punti salienti: l'identikit dei consumatori, l'effetto dell'abolizione del ticket e le proiezioni al 2010. Il primo punto esaminato parte dal presupposto che oggi il Sistema Informativo Sanitario manca di un criterio per suddividere i pazienti. Un fatto che rende più difficile governare la spesa. In riferimento alla Asl presa in esame, gli anziani che numericamente sono il 16% degli assistiti, assorbono il 49,7% delle confezioni e il 46,9% della spesa farmaceutica lorda. La spesa è indotta, evidentemente, in particolare dai malati cronici, che sono il 52,7% dei pazienti. Nell'ambito delle malattie croniche (63,8% di tutta la spesa), l'ipertensione assorbe le maggiori risorse (38,5%), seguita dal diabete (14,9%) e dai tumori (12,3%). E i ticket? La loro abolizione nel 2001, peraltro messa in discussione nel corso della tavola rotonda dallo stesso Enrico Morando, Vicepresidente della Commissione Programmazione economica e bilancio Senato e membro della maggioranza di centro-sinistra che aveva deciso il provvedimento, ha fornito all'autore della ricerca lo spunto per un'analisi dei comportamenti degli assistiti rispetto a questa partecipazione diretta allaspesa. La conclusione è stata che l'elasticità (ossia la reattività che si ha alle variazioni di prezzo) dei consumi all'abolizione del ticket è stata piuttosto bassa. Segno che il grosso della spesa farmaceutica è a domanda rigida e che il provvedimento non ha granché calmierato i consumi. In sintesi: c'era poco da ridurre.
Le proiezioni al 2010 sui consumi e sulla spesa farmaceutica, non sono, dall'analisi di Mapelli, particolarmente rincuoranti. Tenuto conto, infatti, delle variabili in gioco, nello scenario base che prevede un incremento dell'1,4% della popolazione nel decennio e dell'1,8 nella frequenza degli utenti, la spesa farmaceutica lorda aumenterebbe del 9,4%. Ma nelle ipotesi, altamente probabili, anche se gli epidemiologi non si sbilanciano, di un peggioramento delle condizioni di salute, la crescita della spesa raddoppierebbe ulteriormente (+ 18,4%). Il maggiore impulso verrebbe, però, dall'aumento della propensione ai consumi (+ 33,3%) e dall'incremento dei prezzi medi (+83,9%). Sommate così tutte le variabili si arriverebbe nello scenario più pessimistico: cioè un aumento della spesa totale del 142,7%. Uno scenario inquietante da cui emerge che l'invecchiamento della popolazione non è la causa principale dell'aumento della spesa. Un aspetto ripreso da Nerina Dirindin, assessore alla Sanità della regione Sardegna, ed economista sanitaria anche lei, secondo la quale gli anziani sono una risorsa e l'invecchiamento non va drammatizzato. Bisognerebbe invece soffermarsi su alcune gravi lacune del nostro paese in materia di fondo sociale e di assistenza ai non autosufficienti. Sul responsabile dell'aumento della spesa farmaceutica, invece, non ha alcun dubbio il ministro Sirchia. "Le case farmaceutiche non sanno proporre una vera politica del farmaco: chiedono e basta, senza mai prendersi alcun rischio - ha detto il ministro - Non producono nessuna nuova molecola, ma spacciano per innovazione modifiche di molecole vecchie solo per spuntare prezzi più alti". E via di questo passo. Non è mancata la risposta a muso duro del presidente di Farmindustria: "In tre anni questo governo è stato capace di prendere nove provvedimenti a carico dell'industria farmaceutica, sui prezzi o sugli aspetti fiscali". Se queste sono le premesse del dialogo, per politiche di lungo periodo che tengano conto di tutte le variabili in gioco e dei loro effetti futuri, auspicate da Mapelli, non c'è da stare troppo tranquilli.
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Invecchiamento e consumo di farmaci
I dati - secondo il comunicato di Farmindustria - confermerebbero che la spesa farmaceutica aumenta non tanto per cause indotte dalle industrie quanto per "eventi fisiologici" come può essere l'incremento dell'aspettativa di vita. Ma è veramente così? Lo studio è in effetti piuttosto articolato ed è difficile da interpretare in modo univoco. Certo le industrie - come Sirchia ha avuto modo di sottolineare con una certa verve polemica - giocano comunque un ruolo importante nell'aumento della spesa farmaceutica. Il cuore della ricerca, svolta da Mapelli, riguarda l'analisi dei consumi farmaceutici nel 2000, relativi a una grande Asl del Nord. Tre i punti salienti: l'identikit dei consumatori, l'effetto dell'abolizione del ticket e le proiezioni al 2010. Il primo punto esaminato parte dal presupposto che oggi il Sistema Informativo Sanitario manca di un criterio per suddividere i pazienti. Un fatto che rende più difficile governare la spesa. In riferimento alla Asl presa in esame, gli anziani che numericamente sono il 16% degli assistiti, assorbono il 49,7% delle confezioni e il 46,9% della spesa farmaceutica lorda. La spesa è indotta, evidentemente, in particolare dai malati cronici, che sono il 52,7% dei pazienti. Nell'ambito delle malattie croniche (63,8% di tutta la spesa), l'ipertensione assorbe le maggiori risorse (38,5%), seguita dal diabete (14,9%) e dai tumori (12,3%). E i ticket? La loro abolizione nel 2001, peraltro messa in discussione nel corso della tavola rotonda dallo stesso Enrico Morando, Vicepresidente della Commissione Programmazione economica e bilancio Senato e membro della maggioranza di centro-sinistra che aveva deciso il provvedimento, ha fornito all'autore della ricerca lo spunto per un'analisi dei comportamenti degli assistiti rispetto a questa partecipazione diretta allaspesa. La conclusione è stata che l'elasticità (ossia la reattività che si ha alle variazioni di prezzo) dei consumi all'abolizione del ticket è stata piuttosto bassa. Segno che il grosso della spesa farmaceutica è a domanda rigida e che il provvedimento non ha granché calmierato i consumi. In sintesi: c'era poco da ridurre.
Le proiezioni al 2010
Le proiezioni al 2010 sui consumi e sulla spesa farmaceutica, non sono, dall'analisi di Mapelli, particolarmente rincuoranti. Tenuto conto, infatti, delle variabili in gioco, nello scenario base che prevede un incremento dell'1,4% della popolazione nel decennio e dell'1,8 nella frequenza degli utenti, la spesa farmaceutica lorda aumenterebbe del 9,4%. Ma nelle ipotesi, altamente probabili, anche se gli epidemiologi non si sbilanciano, di un peggioramento delle condizioni di salute, la crescita della spesa raddoppierebbe ulteriormente (+ 18,4%). Il maggiore impulso verrebbe, però, dall'aumento della propensione ai consumi (+ 33,3%) e dall'incremento dei prezzi medi (+83,9%). Sommate così tutte le variabili si arriverebbe nello scenario più pessimistico: cioè un aumento della spesa totale del 142,7%. Uno scenario inquietante da cui emerge che l'invecchiamento della popolazione non è la causa principale dell'aumento della spesa. Un aspetto ripreso da Nerina Dirindin, assessore alla Sanità della regione Sardegna, ed economista sanitaria anche lei, secondo la quale gli anziani sono una risorsa e l'invecchiamento non va drammatizzato. Bisognerebbe invece soffermarsi su alcune gravi lacune del nostro paese in materia di fondo sociale e di assistenza ai non autosufficienti. Sul responsabile dell'aumento della spesa farmaceutica, invece, non ha alcun dubbio il ministro Sirchia. "Le case farmaceutiche non sanno proporre una vera politica del farmaco: chiedono e basta, senza mai prendersi alcun rischio - ha detto il ministro - Non producono nessuna nuova molecola, ma spacciano per innovazione modifiche di molecole vecchie solo per spuntare prezzi più alti". E via di questo passo. Non è mancata la risposta a muso duro del presidente di Farmindustria: "In tre anni questo governo è stato capace di prendere nove provvedimenti a carico dell'industria farmaceutica, sui prezzi o sugli aspetti fiscali". Se queste sono le premesse del dialogo, per politiche di lungo periodo che tengano conto di tutte le variabili in gioco e dei loro effetti futuri, auspicate da Mapelli, non c'è da stare troppo tranquilli.
Marco Malagutti
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