Meno peso più salute

20 settembre 2006
Aggiornamenti e focus

Meno peso più salute



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Parliamo ancora di obesità e di alimentazione. Il motto scelto per l'Obesity day 2006, sesta Giornata nazionale di sensibilizzazione su sovrappeso e salute promossa dall'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica (ADI), sembra proprio un'esortazione necessaria, perché non si riesce ancora a incidere a sufficienza rispetto all'educazione alla prevenzione, e l'obesità è tuttora sottovalutata mentre andrebbe affrontata e curata con un approccio integrato e multidisciplinare. Il problema non è forse grave come Oltreoceano, ma bisogna correre al riparo anche da noi, se è vero che il 33% degli italiani è sovrappeso e il 9% obeso (questi ultimi solo dal 1994 al 1999 sono aumentati del 25%), soprattutto che è troppo grasso circa il 20% dei bambini e adolescenti, con prevalenze che variano dal 12 al 32% a seconda delle zone, e metà di quelli obesi lo sarà anche da adulto. Ed è un fenomeno d'importanza sia clinica sia socio-economica, considerando per esempio per il nostro paese una stima di costi diretti annui per l'obesità e le patologie correlate di circa 22,8 miliardi, oltre la metà dei quali per l'ospedalizzazione: l'obesità è infatti una malattia cronica ed è madre o fattore di rischio di altre condizioni oggi diffuse, come diabete, sindrome metabolica, cardiovasculopatie, tumori, patologia articolare, pancreatiti, steatosi epatica. A questo proposito è stato anche ripresentato un disegno di legge dal senatore UDC Mauro Cutrufo per riconoscere gli obesi come portatori di handicap ai quali garantire diritti e servizi ad hoc.

Curare la nutrizione dall'infanzia


La Giornata dell'ADI, in collaborazione con Bracco, indetta il 10 ottobre, prevede l'accesso gratuito a 160 Centri del Ssn e convenzionati e Servizi di dietetica e nutrizione clinica interni a strutture pubbliche (l'elenco è sul sito www.obesityday.org) per ricevere informazioni, documentazioni e questionari sull'argomento: da quelli delle edizioni precedenti il sovrappeso risulta ancora percepito più come problema estetico che di salute, e paradossalmente una preoccupazione maggiore per chi è normopeso, oltre che soprattutto femminile; la dieta non è considerata un atto medico e spesso non si basa su consigli professionali, un fai da te che riguarda anche i trattamenti; quasi metà poi non svolge attività fisica. L'allarme maggiore riguarda ovviamente i bambini, da noi come altrove: d'altra parte negli Stati Uniti l'obesità infantile è quasi triplicata dagli anni Settanta e si calcola che i baby consumatori siano bersagliati ogni anno da quattromila pubblicità televisive di dolciumi, snack salati e bibite, cioè quel "junk food" o cibo spazzatura che fornisce il 30% del loro apporto calorico giornaliero. In America, dove scarseggiano persino le possibili reclute per via dell'obesità, lo stesso Congresso valuta interventi legislativi e si sono tentate iniziative come maggiore tassazione di alimenti tipo merendine, il divieto di venderli vicino agli edifici scolastici, la promozione dell'uso della bici per recarsi a scuola; i risultati finora sono scarsi e la controffensiva dell'industria alimentare forte: c'è però chi vuole "discolparsi", come la McDonald's che oltre a offrire cibi più sani contribuisce ora con due milioni di dollari alla ricerca anti-obesità. Le strategie preventive come sottolinea uno studio del Congresso devono comunque puntare a un aumento delle conoscenze in tema di alimentazione per favorire l'acquisto informato, per sé e per i figli, e va coinvolta anche la scuola. In questo discorso si possono inserire idee come quella dell'Italian obesity network di realizzare "ipermercati sostenibili" con percorsi salute dal parcheggio e pubblicità di cibi mediterranei, o la formazione di chef nutrizionisti: l'importante è contrastare la globalizzazione alimentare su modelli sbagliati.

Elettra Vecchia



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