Ferite incurabili

24 aprile 2003
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Ferite incurabili



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La cirrosi epatica, più che una malattia a sé, è un esito patologico comune a molti tipi di disturbi che interessano il fegato. Si inserisce, infatti, nel quadro clinico di pazienti affetti da epatiti B, C e D, epatopatia alcolica, epatite autoimmune, parassitosi, stasi biliare e scompenso cardiaco congestizio. Può, inoltre, rappresentare una conseguenza del consumo di farmaci e dell'esposizione a sostanze tossiche.

Cirrosi & C.


Le cellule epatiche, gli epatociti, colpite dalla cirrosi vanno incontro a fenomeni degenerativi e morte e vengono sostituite da un tessuto fibroso cicatriziale che circonda noduli rigenerativi del tessuto epatico rimanente. La presenza di queste formazioni altera la struttura dell'organo e ne impedisce le normali funzioni.
In primo luogo, ostacola il flusso del sangue verso e attraverso il fegato aumentandone il deflusso verso la milza. La milza, quindi, si ingrossa e, inoltre, trattiene le cellule del sangue causando una diminuzione delle piastrine circolanti e, quindi, emorragie e sanguinamenti anomali. Aumenta la pressione della circolazione portale (flusso sanguigno che da stomaco e milza passa attraverso il fegato e ritorna al cuore) e il sangue può refluire verso la circolazione generale provocando varici rettali (emorroidi), gastriche ed esofagee. Queste ultime possono spaccarsi, causando emorragie talora fatali. L'ipertensione portale e altri disturbi ormonali renali e metabolici provocano l'accumulo di liquidi nell'addome (ascite) e nei tessuti periferici (edema).
Gli epatociti, danneggiati dalla cirrosi, non sono più in grado di far confluire la bilirubina verso la colecisti che, quindi, rimane nel sangue e passa nei tessuti modificando la colorazione della pelle e degli occhi verso il giallo, fenomeno noto come ittero. Inoltre, essendo solubile in acqua, la bilirubina presente nel sangue tende, poi, a passare nelle urine che scuriscono verso il marrone.
Le alterazioni delle funzioni biochimiche del fegato riducono il metabolismo degli estrogeni, provocando a volte la ginecomastia (sviluppo del tessuto mammario nell'uomo), e il livello di albumina, peggiorando l'ascite e l'edema. In stadio avanzato, la cirrosi danneggia anche il cervello: il fegato non è più in grado di filtrare adeguatamente il sangue proveniente dallo stomaco, lasciandolo ricco di metaboliti tossici che raggiungono il cervello provocando encefalopatia epatica. Comunque, una cirrosi in fase precoce provoca già disturbi mentali come scarsa capacità di concentrazione o difficoltà a eseguire semplici azioni.
Il disturbo, quindi, non si limita al fegato ma coinvolge altri organi. Il fluido presente nell'addome in caso di ascite è sensibile a infezioni batteriche che possono diffondere verso il peritoneo (peritonite batterica spontanea). Si può anche sviluppare la sindrome epatorenale che determina insufficienza renale e quasi sempre risulta fatale, a meno che non si esegua il trapianto di fegato.

Attacco irreversibile


La cirrosi colpisce soprattutto gli uomini fra i 40 e i 60 anni, è lenta e progressiva, i sintomi possono tardare a comparire e in molti casi non compaiono affatto, finché rimangono cellule epatiche sane in misura sufficiente a espletare le varie funzioni vitali.
I sintomi precoci sono disturbi digestivi, spossatezza, edemi alle caviglie, che denotano ancora un paziente in buone condizioni. Successivamente la persona muta anche nell'aspetto: la parte superiore del corpo magra contrasta con la parte inferiore, più gonfia e con addome prominente a causa dell'accumulo di liquidi. In stadio avanzato compaiono dolore sordo e profondo al fianco destro, ittero, edema palmare con dita dalla caratteristica forma a bacchetta di tamburo e infine formazioni emorragiche puntiformi diffuse.
Si tratta di un condizione cronica che aggredisce il fegato generalmente in modo irreversibile, il trattamento terapeutico può quindi solo bloccare o rallentare l'evoluzione. Una cirrosi non opportunamente curata, oltre alle complicanze descritte, può portare al "coma epatico", durante il quale il paziente perde conoscenza.
Generalmente, il paziente viene indirizzato verso un regime alimentare povero di sale e ricco di carboidrati e riceve supplementi di vitamine; se non vi è pericolo di coma epatico, la dieta comprende anche una forte quantità di proteine; talvolta si prescrivono anche farmaci per ridurre il liquido accumulato. Sono assolutamente proibite le bevande alcoliche.
Può essere consigliabile, per casi particolarmente gravi, un intervento di trapianto dell'organo, sempre che le condizioni generali lo permettano. Il risultato dipende dalla tempestività con la quale la malattia è diagnosticata e curata. Tuttavia, per quanto la degenerazione della maggior parte degli altri organi interessati sia irreversibile, il fegato ha un'eccezionale capacità di rigenerazione, per cui le cellule ammalate possono, in alcuni casi, venire rimpiazzate da cellule sane.

Simona Zazzetta



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