26 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
Morbillo, il vaccino paga
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Da noi come negli altri paesi avanzati il morbillo non è in genere motivo di preoccupazione per i genitori, che lo mettono in conto tra le classiche malattie infantili. Nel mondo in via di sviluppo resta un problema e una delle cinque prime cause di morte nei bambini sotto i cinque anni, insieme con infezioni respiratorie, diarrea, malaria e malnutrizione. L’infezione infatti colpisce soprattutto nei primi anni di vita, è molto contagiosa e può essere anche molto grave se insorgono complicanze rare ma temibili, come la polmonite e l’encefalite con conseguenze quali danni cerebrali permanenti o morte (30-100 casi su 100 mila), oltre a diarrea e otite. Anche se sono più esposti i bambini malnutriti e in precarie condizioni di vita, è un’infezione che non andrebbe sottovalutata neanche nelle nazioni progredite, basti ricordare l’epidemia del 2002 in Italia che ha riguardato solo in Campania 40 mila minori di 15 anni con 16 encefaliti e 4 decessi, e contro la quale c’è la possibilità della vaccinazione, che da noi rientra tra quelle raccomandateia. Dall’introduzione del vaccino, nel mondo si è avuto un taglio secondo l’OMS dai circa 6 milioni di morti all’inizio degli anni Sessanta agli 1,9 del 1987; dal 1974 OMS e UNICEF hanno varato un programma d’immunizzazione infantile universale che si è articolato in tre fasi e nel 2001 si sono proposti come obiettivo per il 2005 il dimezzamento della mortalità globale per morbillo in confronto a quella del 1999.
Migliora l’Africa, peggiora l’Asia
La buona notizia è che l’obiettivo, come dato globale, risulta raggiunto, dimostrando così quanto interventi sicuri, efficaci e accessibili possano fare per ridurre la mortalità infantile laddove è ancora alta. Ad affermarlo sono membri della Measles Iniziative, una composita alleanza anti-morbillo di istituzioni, fondazioni e aziende, autori di una ricerca pubblicata ora sul Lancet. Nei sei anni considerati la stima è di un calo complessivo delle morti per l’infezione addirittura del 60%, corrispondente a 7,5 milioni di vite salvate grazie alla vaccinazione. Ci sono però forti differenze macroregionali: la diminuzione maggiore si è avuta in Africa (dopo l’area Pacifico-occidentale), dove si concentrano tre quarti della riduzione tra i minori di 5 anni, ma se nel 1999 il Continente nero registrava il 58% dei decessi e l’Asia Sudorientale il 27%, nel 2005 il primo è passato al 37%, mentre il secondo è salito al 50%. Va notato che nei sei anni considerati la copertura dell’immunizzazione di routine ha avuto un incremento dal 71 al 77%, sempre con forti variazioni geografiche, inoltre sono notevolmente aumentate le nazioni (171 contro le 125 precedenti) che offrono una seconda opportunità vaccinale, o con una schedula in due dosi o con una vaccinazione supplementare. Quest’approccio è considerato cruciale perché permette di proteggere sia chi non aveva ricevuto la profilassi, raccomandata a 9 mesi d’età o poco oltre, sia chi pur avendola ricevuta non aveva sviluppato la risposta immunitaria. Il Sudest asiatico è l’area con il maggior numero di piccoli di un anno d’età non vaccinati e di bambini tra i 9 mesi e i 14 anni senza la seconda opportunità vaccinale.
Obiettivi ancora più ambiziosi
Laddove le strategie vaccinali anti-morbillo sono state implementate e la sorveglianza è stata rafforzata i risultati si sono visti. Emblematico che nel solo paese africano (il Burkina Faso) nel quale dopo quest’intensificazione l’infezione è risalita la causa è apparsa un forte flusso migratorio per conflitto civile dalla vicina Costa d’Avorio, o che in Cambogia l’immunizzazione rafforzata e quella di routine rispristinata hanno portato a un crollo da oltre 12 mila casi nel 2000 a 264 nel 2005.
Dunque la strategia paga e molto si potrebbe fare contro quest’infezione: i paesi avanzati però, commentano gli autori, sono apparsi poco interessati a un’altra iniziativa di eradicazione globale, soprattutto dopo che gli sforzi contro la poliomielite non sono ancora riusciti a centrare l’obiettivo. Intanto OMS e UNICEF hanno alzato il tiro, puntando all’ambizioso 90% della copertura vaccinale anti-morbillo in ogni area e 90% della riduzione mondiale della relativa mortalità, entrambi da raggiungere entro il 2010, nell’ambito dei Millennium Development Goals per ridurre di due terzi entro il 2015 (rispetto al 1999) la mortalità dei bambini sotto i 5 anni.
Elettra Vecchia
Fonte:
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Migliora l’Africa, peggiora l’Asia
La buona notizia è che l’obiettivo, come dato globale, risulta raggiunto, dimostrando così quanto interventi sicuri, efficaci e accessibili possano fare per ridurre la mortalità infantile laddove è ancora alta. Ad affermarlo sono membri della Measles Iniziative, una composita alleanza anti-morbillo di istituzioni, fondazioni e aziende, autori di una ricerca pubblicata ora sul Lancet. Nei sei anni considerati la stima è di un calo complessivo delle morti per l’infezione addirittura del 60%, corrispondente a 7,5 milioni di vite salvate grazie alla vaccinazione. Ci sono però forti differenze macroregionali: la diminuzione maggiore si è avuta in Africa (dopo l’area Pacifico-occidentale), dove si concentrano tre quarti della riduzione tra i minori di 5 anni, ma se nel 1999 il Continente nero registrava il 58% dei decessi e l’Asia Sudorientale il 27%, nel 2005 il primo è passato al 37%, mentre il secondo è salito al 50%. Va notato che nei sei anni considerati la copertura dell’immunizzazione di routine ha avuto un incremento dal 71 al 77%, sempre con forti variazioni geografiche, inoltre sono notevolmente aumentate le nazioni (171 contro le 125 precedenti) che offrono una seconda opportunità vaccinale, o con una schedula in due dosi o con una vaccinazione supplementare. Quest’approccio è considerato cruciale perché permette di proteggere sia chi non aveva ricevuto la profilassi, raccomandata a 9 mesi d’età o poco oltre, sia chi pur avendola ricevuta non aveva sviluppato la risposta immunitaria. Il Sudest asiatico è l’area con il maggior numero di piccoli di un anno d’età non vaccinati e di bambini tra i 9 mesi e i 14 anni senza la seconda opportunità vaccinale.
Obiettivi ancora più ambiziosi
Laddove le strategie vaccinali anti-morbillo sono state implementate e la sorveglianza è stata rafforzata i risultati si sono visti. Emblematico che nel solo paese africano (il Burkina Faso) nel quale dopo quest’intensificazione l’infezione è risalita la causa è apparsa un forte flusso migratorio per conflitto civile dalla vicina Costa d’Avorio, o che in Cambogia l’immunizzazione rafforzata e quella di routine rispristinata hanno portato a un crollo da oltre 12 mila casi nel 2000 a 264 nel 2005.
Dunque la strategia paga e molto si potrebbe fare contro quest’infezione: i paesi avanzati però, commentano gli autori, sono apparsi poco interessati a un’altra iniziativa di eradicazione globale, soprattutto dopo che gli sforzi contro la poliomielite non sono ancora riusciti a centrare l’obiettivo. Intanto OMS e UNICEF hanno alzato il tiro, puntando all’ambizioso 90% della copertura vaccinale anti-morbillo in ogni area e 90% della riduzione mondiale della relativa mortalità, entrambi da raggiungere entro il 2010, nell’ambito dei Millennium Development Goals per ridurre di due terzi entro il 2015 (rispetto al 1999) la mortalità dei bambini sotto i 5 anni.
Elettra Vecchia
Fonte:
- Lara J Wolfson et al. Has the 2005 measles mortalità reduction goal been achieved? A natural History modelling study. Lancet 2007;369:191-200.
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