Alle malattie non serve il passaporto

17 aprile 2009
Aggiornamenti e focus

Alle malattie non serve il passaporto



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Recentemente l'epidemia di SARS in vaste aree del pianeta o il focolaio di Chikungunya che è scoppiato in Italia nell'estate del 2007 hanno costituito un banco di prova importante per evidenziare i problemi che le strutture governative e non hanno dovuto affrontare durante l'emergenza tra cui l'adeguamento rapido del sistema sanitario con tutti gli oneri economici che questo comporta. La battaglia per il controllo delle infezioni è molto complessa, in quanto i soggetti infetti possono trasmettere la malattia ad altri anche molto prima che la malattia si manifesti. Per approfondire queste tematiche lo scorso 9 aprile si è svolto a Roma un convegno organizzato dall'Associazione "Giuseppe Dossetti: i valori" e intitolato "Patologie Emergenti e Riemergenti, Globalizzazione, migrazione, salute e vaccini". La battaglia per il controllo delle infezioni è molto complessa, in quanto i soggetti infetti possono trasmettere la malattia ad altri anche molto prima che la malattia si manifesti. Per cui sarebbe necessario diffondere anche e soprattutto nei paesi del terzo mondo in cui le infezioni sono più facili e frequenti, strutture diagnostiche adeguate che siano in grado di mettere in atto misure di isolamento per casi accertati o sospetti e l'adozione di una stretta sorveglianza sul campo.

Il problema dei vettori


Negli ultimi decenni oltre 50 nuovi agenti infettivi hanno fatto la loro comparsa. In alcuni casi (l'HIV su tutti) la loro diffusione ha creato pandemie che hanno colpito milioni di persone. I cambiamenti climatici, comportamentali, gli spostamenti rapidi di persone e cose hanno fatto in modo di creare una miscela esplosiva che offre continue occasioni per l'avvio di nuove epidemie pandemiche. L'innesco viene fornito dai vettori della malattie, zanzare o comunque insetti ematofagi che in risposta ai cambiamenti si adattano e invadono nuovi territorio. Il caso della già citata Chikungunya è emblematico. L'epidemia che coinvolse nel 2007 la provincia di Ravenna venne causata da un singolo immigrato indiano che arrivò in Italia già malato e che poi fu usato come serbatoio di infezione al quale le zanzare tigre poterono attingere per diffondere il virus.

Il clandestino non deve temere la denuncia


Nel corso del convegno è stato anche richiamato il problema, sollevato da un emendamento al pacchetto sicurezza in discussione in Parlamento, della denuncia alla polizia dei clandestini malati che si rivolgessero ai sanitari per essere curati. Sebbene il provvedimento non sia stato ancora approvato, molti clandestini stanno dimostrando una paura e una diffidenza che potrebbero limitarne l'accesso alle strutture sanitarie. In questo caso potrebbe verificarsi una pericolosa "marginalizzazione sanitaria" da parte di sacche di persone potenzialmente malate implicando una carenza di tutela del diritto costituzionale alla cure e ancor più gravemente, farebbe aumentare i rischi per la salute collettiva.

Gianluca Casponi



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