10 gennaio 2003
Aggiornamenti e focus
Diagnosi precoce salva la vita
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La meningite è un'emergenza medica che richiede una diagnosi rapida ed esatta, per poter intervenire precocemente con cure appropriate. La tempestività con cui si procede può abbassare il rischio di morte al di sotto del 15%.
I segnali iniziali della malattia sono tipici, ma non immediatamente riconducibili alla patologia: forti dolori alla testa, sensibilità accentuata alla luce, ai rumori, febbre, nausea, vomito, rigidità del collo e comparsa di macchie rosse sulla pelle.
Nei bambini al di sotto dei 2 anni e nei neonati i sintomi sono più difficilmente individuabili, appaiono però meno vitali, irritabili e di scarso appetito.
Alle prime avvisaglie, che possono essere confuse con infezioni influenzali, è assolutamente necessaria la visita di un medico e procedere verso una diagnosi più precisa.
La meningite consiste nell'infiammazione delle meningi, gli involucri che rivestono il cervello e il midollo spinale, e il liquido contenuto (fluido cerebrospinale, di norma incolore e trasparente che circonda il cervello, il midollo spinale e le radici dei nervi periferici), in risposta ad un'infezione batterica o virale.
In casi sospetti il test più affidabile, per accertare l'infezione, è l'esame del fluido cerebrospinale,
estratto dal canale spinale attraverso la puntura lombare: un ago, abilmente inserito nella regione lombare della colonna vertebrale, permette di accedere al liquido senza danni neurologici in quanto il midollo spinale termina proprio all'inizio di questa zona.
Nei pazienti malati il liquido presenta pressione elevata ed ha un aspetto torbido, il livello del glucosio è ridotto al di sotto di 40mg/dl, mentre le proteine aumentano oltre 80-100mg/dl.
Individuare il ceppo batterico è fondamentale per elaborare una terapia antibiotica efficace in grado di risolvere velocemente la malattia. Gli agenti batterici più diffusi sono, attualmente, Neisseria meningitidis e Streptococcus pneumoniae; prima del 1990, cioè prima che il vaccino fosse incluso tra quelli raccomandati, l'Haemophilus influenzae era la principale causa della meningite batterica.
Per accertare la presenza di patogeni di natura batterica si analizzano i campioni di liquor con la colorazione Gram, la probabilità di trovare i microrganismi dipende dalla concentrazione batterica nel liquor: nel 70-85%, dei casi di pazienti malati, l'esito è positivo.
Per identificare con esattezza il ceppo di appartenenza si ricercano antigeni specifici mediante test di agglutinazione.
Anche in casi sospetti bisogna comunque iniziare una terapia antibiotica, ancor prima di avere gli esiti di laboratorio, specifica per le diverse classi di età. In dosaggi diversi, si somministra a tutti i pazienti l'ampicillina e, in alcuni casi in aggiunta o in alternativa, cefalosporine di terza generazione.
Una volta identificato il ceppo batterico in coltura si modifica opportunamente la cura. Se la meningite è causata dal N. meningitidis, si può scegliere tra penicillina o ampicillina; nel caso dello Streptococcus pneumoniae, protagonista di fenomeni di resistenza, è valida la combinazione di vancomicina con altri antibiotici e cefalosporine di terza generazione.
La durata del trattamento può variare da 7 giorni a 3 settimane, ma certi casi possono richiedere tempi più lunghi.
Quando la meningite è provocata da patogeni virali (enterovirus, herpesvirus, virus della parotite) le indagini di laboratorio si effettuano comunque su campioni di liquido cerebrospinale, ma si controllano i linfociti, che risultano superiori alla norma, mentre le proteine sono leggermente alte e il glucosio è a livelli standard. I valori dei parametri variano in funzione dell'agente patogeno: se si tratta di enterovirus si osserva una prevalenza di neutrofili nella conta cellulare, nei casi di infezione da virus della parotite o da herpesvirus il livello del glucosio può ridursi anche del 30%.
Per diagnosi specifiche si procede con indagini serologiche, ma la ricerca di anticorpi antivirali può richiedere un periodo di attesa relativamente lungo.
Per isolare il virus non si usa il liquor ma altri fluidi corporei: sangue, feci, urine.
Nella maggior parte dei casi per curare la meningite virale non è necessario il ricovero ospedaliero, l'approccio terapeutico è rivolto ai sintomi tipici della malattia, si prescrivono quindi analgesici, antipiretici e il paziente viene tenuto a riposo in ambienti poco luminosi.
Simona Zazzetta
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...e inoltre su Dica33:
I segnali iniziali della malattia sono tipici, ma non immediatamente riconducibili alla patologia: forti dolori alla testa, sensibilità accentuata alla luce, ai rumori, febbre, nausea, vomito, rigidità del collo e comparsa di macchie rosse sulla pelle.
Nei bambini al di sotto dei 2 anni e nei neonati i sintomi sono più difficilmente individuabili, appaiono però meno vitali, irritabili e di scarso appetito.
Alle prime avvisaglie, che possono essere confuse con infezioni influenzali, è assolutamente necessaria la visita di un medico e procedere verso una diagnosi più precisa.
La meningite consiste nell'infiammazione delle meningi, gli involucri che rivestono il cervello e il midollo spinale, e il liquido contenuto (fluido cerebrospinale, di norma incolore e trasparente che circonda il cervello, il midollo spinale e le radici dei nervi periferici), in risposta ad un'infezione batterica o virale.
In casi sospetti il test più affidabile, per accertare l'infezione, è l'esame del fluido cerebrospinale,
estratto dal canale spinale attraverso la puntura lombare: un ago, abilmente inserito nella regione lombare della colonna vertebrale, permette di accedere al liquido senza danni neurologici in quanto il midollo spinale termina proprio all'inizio di questa zona.
Meningite batterica
Nei pazienti malati il liquido presenta pressione elevata ed ha un aspetto torbido, il livello del glucosio è ridotto al di sotto di 40mg/dl, mentre le proteine aumentano oltre 80-100mg/dl.
Individuare il ceppo batterico è fondamentale per elaborare una terapia antibiotica efficace in grado di risolvere velocemente la malattia. Gli agenti batterici più diffusi sono, attualmente, Neisseria meningitidis e Streptococcus pneumoniae; prima del 1990, cioè prima che il vaccino fosse incluso tra quelli raccomandati, l'Haemophilus influenzae era la principale causa della meningite batterica.
Per accertare la presenza di patogeni di natura batterica si analizzano i campioni di liquor con la colorazione Gram, la probabilità di trovare i microrganismi dipende dalla concentrazione batterica nel liquor: nel 70-85%, dei casi di pazienti malati, l'esito è positivo.
Per identificare con esattezza il ceppo di appartenenza si ricercano antigeni specifici mediante test di agglutinazione.
Anche in casi sospetti bisogna comunque iniziare una terapia antibiotica, ancor prima di avere gli esiti di laboratorio, specifica per le diverse classi di età. In dosaggi diversi, si somministra a tutti i pazienti l'ampicillina e, in alcuni casi in aggiunta o in alternativa, cefalosporine di terza generazione.
Una volta identificato il ceppo batterico in coltura si modifica opportunamente la cura. Se la meningite è causata dal N. meningitidis, si può scegliere tra penicillina o ampicillina; nel caso dello Streptococcus pneumoniae, protagonista di fenomeni di resistenza, è valida la combinazione di vancomicina con altri antibiotici e cefalosporine di terza generazione.
La durata del trattamento può variare da 7 giorni a 3 settimane, ma certi casi possono richiedere tempi più lunghi.
Meningite virale (asettica)
Quando la meningite è provocata da patogeni virali (enterovirus, herpesvirus, virus della parotite) le indagini di laboratorio si effettuano comunque su campioni di liquido cerebrospinale, ma si controllano i linfociti, che risultano superiori alla norma, mentre le proteine sono leggermente alte e il glucosio è a livelli standard. I valori dei parametri variano in funzione dell'agente patogeno: se si tratta di enterovirus si osserva una prevalenza di neutrofili nella conta cellulare, nei casi di infezione da virus della parotite o da herpesvirus il livello del glucosio può ridursi anche del 30%.
Per diagnosi specifiche si procede con indagini serologiche, ma la ricerca di anticorpi antivirali può richiedere un periodo di attesa relativamente lungo.
Per isolare il virus non si usa il liquor ma altri fluidi corporei: sangue, feci, urine.
Nella maggior parte dei casi per curare la meningite virale non è necessario il ricovero ospedaliero, l'approccio terapeutico è rivolto ai sintomi tipici della malattia, si prescrivono quindi analgesici, antipiretici e il paziente viene tenuto a riposo in ambienti poco luminosi.
Simona Zazzetta
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