Meningite, l'allarme non c'è

11 gennaio 2008
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Meningite, l'allarme non c'è



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Meningite, una parola assente per mesi che ogni tanto torna a spaventare, come da qualche settimana per i sette casi, di cui tre mortali, nel Veneto e il più recente del diciannovenne morto in Lombardia. Casi che ovviamente allarmano, tanto più per la giovane età delle vittime, ma che in realtà non devono alimentare psicosi da epidemia, perché per la cruda statistica quelli del focolaio nel trevigiano rientrano nell'andamento normale di questi anni in Italia, paese con un'incidenza di meningite meningococcica (la più contagiosa) tra i più bassi in Europa. E casi dai quali ci si può difendere in gran parte con vaccini e poi con gli antibiotici. Nonostante l'infezione sia in costante diminuzione, informa il ministero della Salute, ogni anno si contano nel nostro paese circa 900 casi di meningite batterica. Infezione che, si precisa, è grave ma curabile, anche se presenta una mortalità significativa, circa del 14%, in particolare nella forma fulminante, quella del focolaio trevigiano e del giovane di Seregno che si sono confermati causati dal meningococco di tipo C. Questo è uno dei primi nemici, non è comunque l'unico.

Protagonisti meningococco e pneumococco


La meningite può essere provocata infatti da diversi batteri e virus (anche funghi). Tra i primi, protagonista è il meningococco (nome esatto Neisseria meningitidis), con cinque ceppi patogeni dei quali in Europa e in America predominano il B e il C; circa un terzo dei casi italiani di meningite è dovuto a meningococco, con una prevalenza del C che però è andata diminuendo con un'affermazione del B. La distinzione è importante perché contro quest'ultimo non c'è ancora un vaccino, per il C ne è invece disponibile da tempo un tipo coniugato per il quale è prevista l'estensione nazionale dell'offerta attiva e gratuita ai nuovi nati con il nuovo Piano nazionale vaccini. La vaccinazione è poi indicata in soggetti a rischio e in presenza di focolai, quando si attua anche la profilassi antibiotica delle persone che sono state a contatto con gli ammalati. Va ricordato che il meningococco è abitualmente presente nelle prime vie respiratorie di più del 10% della popolazione generale senza dare problemi e che meno dell'1% degli infetti rischia di ammalarsi. Il contagio è diretto da persona a persona con starnuti, tosse e oggetti, è favorito da situazioni di affollamento (la maggioranza dei casi di verifica nei mesi freddi e nel Nord o Centro), specie se ci sono molti soggetti non vaccinati e provenienti da aree dove l'infezione è diffusa, come Africa, Asia, America latina. Il batterio resiste invece pochissimo nell'ambiente, per cui è inutile la disinfezione. Comunque piccoli focolai come quello veneto costituiscono la minoranza dei casi, che sono almeno per due terzi sporadici. Sempre riguardo al nostro paese, il batterio responsabile in un altro terzo dei casi è lo pneumococco, mentre nei rimanenti erano in causa l'emofilo, contro il quale è già offerto attivamente il vaccino a oltre il 95% dei nuovi nati in Italia, e altri batteri. Anche per lo pneumococco (lo Streptococcus pneumoniae della polmonite, di otiti e faringiti) è da tempo disponibile l'immunoprofilassi, offerta almeno in metà della penisola e di prossima estensione a tutti, per i nuovi nati: una vaccinazione raccomandata ad anziani, malati cronici, persone a rischio a ogni età e bambini che frequentano asili nido o altre collettività, che quando attuata in età pediatrica ha dimostrato di ottenere anche la protezione indiretta di soggetti vulnerabili all'infezione quali i nonni.

Importanza della diagnosi precoce


La diffusione delle vaccinazioni nella prima infanzia, in attesa di avere anche l'immunoprofilassi anti-meningococco B, sarà dunque uno strumento fondamentale per diminuire nel tempo il rischio di meningite batterica. S'impedisce così non solo la malattia ma anche l'infezione asintomatica e quindi si riducono i portatori sani, la vera fonte di alimentazione. Il vaccino anti-meningococco C viene poi esteso in caso di focolai, come nel Veneto dove lo si è offerto a tutti i giovani tra 15 e 29 anni dei Comuni interessati; il ministero precisa che al momento non si ravvede la necessità di ampliare la vaccinazione ad altre fasce di popolazione, come d'altra parte negli altri paesi. E' però molto importante anche il riconoscimento tempestivo della meningite, che va sospettata in caso di febbre persistente, forte mal di testa, vomito senza nausea, rigidità nucale, fotofobia: in questi casi meglio non perdere tempo, l'ideale è poter intervenire con la terapie nelle primissime ore.
Un cenno infine alla meningite virale, detta anche asettica: è una forma comune ma di solito senza gravi conseguenze e che si risolve in pochi giorni. Gli agenti più spesso coinvolti sono enterovirus, che nei bambini hanno soppiantato per importanza i virus di parotite, morbillo e rosolia in seguito alle vaccinazioni contro queste infezioni; responsabili anche virus erpetici e varicella zoster.

Elettra Vecchia



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