Con l'Herpes si convive

20 ottobre 2004
Aggiornamenti e focus

Con l'Herpes si convive



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L'Herpes genitalis è un'infezione che ha tutte le carte in regola per essere considerata un problema di salute pubblica. E' diffusa - secondo i dati statunitensi riguarda un adulto su quattro - è piuttosto contagiosa ed è facile che chi ne è colpito fraintenda i sintomi. Non a caso le statistiche stimano che il 90% delle persone infettate non sappia di esserlo.
Recentemente si è rimesso a fuoco il comportamento dell'HSV-2, cioè del virus responsabile. Innanzitutto è provato che la grande maggioranza delle persone colpite non presenta sintomi o, meglio, presenta sintomi piuttosto lievi che sono oggetto di fraintendimenti. Per esempio nella donna si pensa a infezioni vaginali da lieviti, oppure, in entrambi i sessi, gli arrossamenti sulla cute di cosce e natiche viene scambiata per l'effetto di punture di insetti o irritazioni da agenti come le pinate urticanti eccetera. Inoltre, è stato dimostrato che anche in assenza di segni e sintomi, chi ha contratto l'infezione presenta un'elevata carica virale sui genitali per il 15% dei giorni, circostanza accertata prelevando con un tampone le secrezioni del glande o della vagina giornalmente. In pratica, il 70% delle trasmissioni dell'HSV-2 è originato da persone asintomatiche o quasi. Se si vuole guardare la cosa da un altro punto di vista, si può considerare che mentre il 50% della dispersione del virus avviene immediatamente prima, durante o dopo le recidive dei sintomi, l'altro 50% può avvenire in qualsiasi momento.

Conseguenze pratiche


Queste conclusioni hanno notevoli conseguenze pratiche. Intanto che è difficile poter escludere di essere portatori senza aver fatto ricorso ai test di laboratorio. Questi, fortunatamente, sono relativamente semplici: il test di screening consiste nella ricerca nel sangue delle immunoglobuline IgG specifiche per il virus. Una volta che venga dimostrato il contagio, se si fa coppia fissa è quasi certo che anche il partner sia stato contagiato. Se così non fosse, o nel caso che si abbiano relazioni più o meno casuali, ci sono alcune misure che possono essere attuate per ridurre la trasmissione dell'infezione. Infatti l'uso dei profilattici e l'assunzione di antivirali, valacyclovir, si sono rivelati piuttosto efficaci. Normalmente, nel caso di un maschio portatore che non abbia rapporti quando si presentano i sintomi ma non faccia uso di profilattici o antivirali, la trasmissione dell'infezione avviene nel 10% delle coppie ogni anno. Al contrario, se è la donna portatrice dell'HSV-2 il tasso di trasmissione è del 4% annuo. Dal canto loro, tanto l'uso sistematico del profilattico quanto l'assunzione di antivirali hanno il potere di dimezzare il contagio. Tuttavia anche attuando scrupolosamente le misure preventive il rischio non può essere azzerato.
Al di là del fastidio che provoca direttamente, l'Herpes purtroppo rappresenta una condizione che può favorire l'infezione da HIV. Infatti si è riscontrato che le persone affette da HSV-2 hanno un rischio doppio di contagio se entrano in contatto con il virus dell'AIDS.

Conseguenze psicologiche


E' stato spesso segnalato che chi scopre di essere malato tende a deprimersi e, in misura diversa, a perdere l'autostima, magari colpevolizzandosi per quanto avvenuto. In realtà gli esperti tengono a ricordare che nel caso dell'Herpes il comportamento ha poco peso: si può restare contagiati avendo un solo partner oppure 50, essendo monogami o avendo relazioni aperte. Soprattutto, tengono a chiarire che questa infezione non è una condanna né va considerata come la fine di una vita sessuale piena e soddisfacente. Le precauzioni funzionano ragionevolmente bene e, se si è chiari con il proprio compagno/a non c'è motivo per rifuggire, colpevolmente, dal rapporto fisico.

Maurizio Imperiali



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