Cannabinoide utile nella sclerosi

21 luglio 2004
Aggiornamenti e focus

Cannabinoide utile nella sclerosi



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Un certo numero di studi, diversi per obiettivi e impostazioni, avevano segnalato come i derivati della Cannabis avessero un potenziale nel trattamento dei sintomi della sclerosi multipla. Magari non con risultati sconvolgenti, ma era stato rilevato un effetto positivo sulla spasticità e sul dolore neuropatico, di origine però periferica. Per i cannabinoidi, infatti, sono prospettate due possibili vie d'azione: o un blocco dei segnali dolorosi dalla periferia al centro, attraverso l'inibizione delle sostanze che trasmettono il segnale, o attraverso l'attivazione, dal centro verso la periferia, di meccanismi che modulano il segnale stesso. Mancava la prova che queste sostanze potessero agire sul dolore dovuto alle lesioni centrali - le placche che si formano nel cervello. La lacuna è stata colmata da uno studio danese che, inoltre, ha riguardato esclusivamente pazienti affetti da sclerosi multipla, per l'esattezza 24, di età compresa tra 23 e 55 anni, tutti con dolore di origine centrale.

Il sollievo è avvertibile


Lo studio prevedeva la somministrazione di un derivato di sintesi della Cannabis, il dronabinolo, che è stato assunto in compresse al dosaggio di 10 mg al giorno. Lo studio prevedeva la somministrazione del farmaco o del placebo per tre settimane, per poi avere un periodo di riposo di altre tre settimane. Al termine di questa fase, chi aveva assunto il placebo passava al dronabinolo e viceversa. Obiettivi erano la riduzione del dolore e il sollievo nell'ultima settimana di trattamento, entrambi fattori soggettivi valutati con appositi questionari. Effettivamente la sostanza ha dimostrato di poter ridurre il dolore, che nei pazienti trattati passava in media da un punteggio di 5 a un punteggio di 4, vale a dire che diminuiva del 21% rispetto all'inizio dello studio. Più consistente la differenza in termini di sollievo garantito dal farmaco: punteggio 3 rispetto al punteggio 0 mediamente indicato da chi assumeva il placebo. Gli autori della ricerca hanno quindi giustamente parlato di un risultato contenuto ma comunque significativo. Gli effetti collaterali sono stati molto frequenti, in particolare durante la prima settimana di trattamento, ma si trattava di disturbi piuttosto lievi: mal di testa, capogiri, stanchezza e dolori muscolari. Comunque, nell'ultima settimana di trattamento la percentuale di effetti collaterali si equivaleva tra farmaco e placebo, e solo in 4 pazienti si è dovuta diminuire la dose.

Una scelta in più


In conclusione l'effetto c'è ed è paragonabile a quello degli altri trattamenti impiegati: oppioidi, anticonvulsivanti e antidepressivi. In condizioni come la sclerosi multipla, per la quale è difficile poter indicare trattamenti di prima scelta e, quindi, si assiste a una notevole variabilità degli effetti terapeutici tra un paziente e l'altro, l'arrivo del dronabinolo è senz'altro un fatto positivo. Si tratta quantomeno di una possibilità in più quando gli altri preparati falliscono, soprattutto considerando l'assenza o quasi di effetti collaterali importanti.

Maurizio Imperiali



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