22 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus
I metalli causano la sclerosi?
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Sono ben 24 mila i giovani in Italia colpiti da sclerosi multipla, malattia del sistema nervoso centrale spesso progressivamente invalidante. Il 48% delle persone che ne soffrono appartiene dunque all'universo giovanile. I sintomi sono noti. Si va dall'affaticamento alla difficoltà a concentrarsi, dai disturbi sessuali a quelli motori e visivi. Non altrettanto note, invece, sono le cause della sclerosi. Le ipotesi sono molte, e le più diffuse sono quelle genetiche e ambientali. In tema di cause ambientali, è stata ventilata più volte la possibilità che l'avvelenamento da metalli pesanti possa essere uno dei fattori principali nel sorgere della malattia. Ma ad oggi non sono molti i riscontri trovati sull'argomento. Uno studio inglese della Keele University, ripreso dalla BBC on line, ha ipotizzato come la malattia gravemente invalidante possa essere legata alla difficoltà dell'organismo nel "processare" il ferro e l'alluminio. Quest'ultimo, peraltro, era stato citato anche come possibile concausa della demenza di Alzheimer.
Lo studio britannico ha comparato i livelli dei metalli nelle urine dei soggetti affetti da sclerosi multipla e di altri non affetti dalla malattia. E livelli ben più alti del previsto sono stati riscontrati in entrambi i gruppi. Osservando più nel dettaglio lo studio,e con le dovute cautele, i risultati sono interessanti e in parte inattesi. Lo studio ha preso in esame 10 pazienti con la forma recidivante-remittente della malattia e altri 10 con la forma più grave, quella secondaria progressiva. Nel primo caso la malattia è caratterizzata da aggravamenti imprevedibili, durante i quali il paziente avverte nuovi sintomi o il peggioramento di quelli preesistenti. Il recupero può essere totale o parziale e la malattia può rimanere inattiva per mesi o addirittura anni. Questa forma colpisce circa il 25% dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Il secondo caso, invece, può insorgere nei pazienti che inizialmente presentavano la forma recidivante-remittente, ma che in seguito subiscono un aggravamento progressivo dei sintomi. Rappresenta circa il 40% dei casi. I 20 pazienti presi in esame sono stati messi a confronto con 20 soggetti sani. I ricercatori hanno preso in esame i livelli di ferro, che è stato più volte associato all'accelerazione del danno ossidativo tipico della malattia. E' stato così possibile riscontrare che i livelli erano particolarmente alti nei soggetti malati, in particolare con la forma secondaria progressiva. I pazienti, invece, con la forma recidivante-remittente hanno evidenziato alti livelli di alluminio, l'altro metallo in questione, fino a 40 volte oltre quello riscontrato nei pazienti senza la malattia. Livelli paragonabili a quelli di soggetti affetti da una condizione nota come intolleranza all'alluminio. L'osservazione è particolarmente interessante dal momento che, basandosi sugli studi animali, la mielina, la sostanza che riveste i nervi e che viene progressivamente persa con la sclerosi multipla, è uno dei target preferiti dall'alluminio. Man mano che si perde mielina una sostanza nota come proteina basica mielinica viene ritrovata nelle urine e non è da escludere che l'alluminio si presenti insieme. E per il ferro vale un discorso simile. L'ipotesi, cioè, è che i geni che predispongano alla sclerosi possano avere qualcosa a che fare anche con il metabolismo del ferro. Al di là dei risultati, però, rimane vero che la sclerosi multipla è una malattia molto complessa, di origine multifattoriale e ulteriori ricerche si rendono necessarie prima di trarre conclusioni avventate.
Marco Malagutti
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I risultati dello studio
Lo studio britannico ha comparato i livelli dei metalli nelle urine dei soggetti affetti da sclerosi multipla e di altri non affetti dalla malattia. E livelli ben più alti del previsto sono stati riscontrati in entrambi i gruppi. Osservando più nel dettaglio lo studio,e con le dovute cautele, i risultati sono interessanti e in parte inattesi. Lo studio ha preso in esame 10 pazienti con la forma recidivante-remittente della malattia e altri 10 con la forma più grave, quella secondaria progressiva. Nel primo caso la malattia è caratterizzata da aggravamenti imprevedibili, durante i quali il paziente avverte nuovi sintomi o il peggioramento di quelli preesistenti. Il recupero può essere totale o parziale e la malattia può rimanere inattiva per mesi o addirittura anni. Questa forma colpisce circa il 25% dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Il secondo caso, invece, può insorgere nei pazienti che inizialmente presentavano la forma recidivante-remittente, ma che in seguito subiscono un aggravamento progressivo dei sintomi. Rappresenta circa il 40% dei casi. I 20 pazienti presi in esame sono stati messi a confronto con 20 soggetti sani. I ricercatori hanno preso in esame i livelli di ferro, che è stato più volte associato all'accelerazione del danno ossidativo tipico della malattia. E' stato così possibile riscontrare che i livelli erano particolarmente alti nei soggetti malati, in particolare con la forma secondaria progressiva. I pazienti, invece, con la forma recidivante-remittente hanno evidenziato alti livelli di alluminio, l'altro metallo in questione, fino a 40 volte oltre quello riscontrato nei pazienti senza la malattia. Livelli paragonabili a quelli di soggetti affetti da una condizione nota come intolleranza all'alluminio. L'osservazione è particolarmente interessante dal momento che, basandosi sugli studi animali, la mielina, la sostanza che riveste i nervi e che viene progressivamente persa con la sclerosi multipla, è uno dei target preferiti dall'alluminio. Man mano che si perde mielina una sostanza nota come proteina basica mielinica viene ritrovata nelle urine e non è da escludere che l'alluminio si presenti insieme. E per il ferro vale un discorso simile. L'ipotesi, cioè, è che i geni che predispongano alla sclerosi possano avere qualcosa a che fare anche con il metabolismo del ferro. Al di là dei risultati, però, rimane vero che la sclerosi multipla è una malattia molto complessa, di origine multifattoriale e ulteriori ricerche si rendono necessarie prima di trarre conclusioni avventate.
Marco Malagutti
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