La guerra al fumo funziona

07 novembre 2008
Aggiornamenti e focus

La guerra al fumo funziona



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Quattro anni di politiche antifumo, di campagne di informazione e di educazione agli stili di vita corretti, possono portare a risultati. Difficile misurarli in modo esatto, anche perché i numeri del fumo, dei fumatori nuovi e di vecchia data o molto giovani di età sono sempre tanti, ma è possibile, usando parametri semplici e di facile rilevamento, farsi un'idea degli effetti di un cambiamento. Una campagna europea (27 paesi coinvolti), chiamata Help - Per una vita senza tabacco, avviata nel 2005, ha scelto di usare la concentrazione di monossido di carbonio (CO) misurata nell'aria espirata con un semplice e maneggevole strumento.

Una campagna molto giovane


Il CO, insieme alla nicotina, il catrame e altre sostanze irritanti, è uno dei principali composti presenti nel fumo di sigaretta, e presenta un'elevata affinità con l'emoglobina, superiore a quella dell'ossigeno al quale si va a sostituire riducendone la quantità in circolazione. La semplicità del gesto e del calcolo ha permesso agli operatori di mostrare in tempo reale quanto CO era presente nel sangue di ogni persona che si sottoponeva al test. L'immediatezza del risultato rappresentava per i fumatori un deterrente per meditare di smettere di fumare e, per i non fumatori, una maggiore informazione su come il fumo passivo possa comunque rappresentare un danno per la salute di tutti. La proposta si inseriva in un progetto più ampio di comunicazione mirato soprattutto alle fasce più giovani, 15-24 anni e 24-30 anni (anche se gli stessi coordinatori della campagna si sono resi conto che già a 12 anni si accende la prima sigaretta) in cui nuovi media (internet, messaggeria istantanea e sms) e quelli tradizionali (TV, eventi) hanno veicolato messaggi pensati per promuovere il diritto a proteggere la propria salute. Il linguaggio, quando necessario molto vicino a quello giovanile, era orientato a normalizzare il non fumare, e a creare in questa scelta un effetto accattivante per le giovani generazioni ancora culturalmente condizionate verso il gesto. "I ragazzi iniziano a fumare per essere accettati nel gruppo - specifica Cinzia De Marco dell'Unità di prevenzione danni da fumo dell'Istituto nazionale dei Tumori - le ragazze per sentirsi più grandi della loro età".

CO che scende


Misurando in parti per milione (ppm) il livello di CO in 340 mila test, il primo dato emerso è la differenza di concentrazione tra i fumatori e i non fumatori (i valori sono stati normalizzati in base al livello di CO ambientale per eliminare il disturbo di fondo). I primi arrivavano a toccare i 20 ppm nella fascia di età media (40-50 anni), ma anche tra i 12 e i 20 anni superano abbondantemente i limiti prefissati dall'Unione Europea (8,5 ppm) raggiungendo i 10-15 ppm, per poi scendere con l'avanzare dell'età. Tra i non fumatori il valore di CO non superava mai il limite ambientale. Un altro dato che gli operatori hanno rilevato è la diminuzione delle concentrazioni di CO nel corso degli anni, dal 2006 al 2008, vale a dire sia nel corso della campagna Help, sia nel periodo in cui molti stati europei si sono regolamenti sul fumo con leggi che lo vietavano nei luoghi pubblici. E la variazione, su ordini di grandezza diversi, ovviamente, interessava fumatori e non a conferma dell'effetto protettivo su entrambe le categorie, dei provvedimenti adottati. Un dato che, a conti fatti, fa pensare che ne valeva la pena.

Simona Zazzetta



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