20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
E dopo l'infezione la sclerosi
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Per quanto restino ancora ignote le cause della sclerosi multipla, il virus di Epstein-Barr (EBV) è stato più volte chiamato in causa per spiegare parte del rischio di sviluppare la malattia. Rientra in quelli che vengono considerati i fattori ambientali che agiscono su ospiti geneticamente predisposti a sviluppare la patologia autoimmune. E' stato infatti più volte dimostrato che in soggetti apparentemente sani, i livelli di certi anticorpi anti-EBV sono associati all'evoluzione della sclerosi multipla e sono predittivi del rischio che si manifesti.Questo non significa che chiunque viene infettato dall'EBV poi si ammali di sclerosi multipla, anche perchè oltre il 90% della popolazione adulta ha almeno una volta incontrato il virus; è quindi una condizione non sufficiente.
Il rischio associato al virus può essere condizionato dall'età in cui si verifica l'infezione primaria e la risposta immunologica dell'ospite. Diversi studi, di piccole dimensioni però, hanno verificato che la mononucleosi, che in età adolescenziale è provocata dall'EBV, comporta un aumento del rischio di sclerosi multipla. Restano però ancora vaghe le caratterizzazioni di questa associazione rispetto all'età, al genere e al tempo trascorso dall'infezione alla sclerosi multipla. Per rendere il più possibile attendibili eventuali risultati, sono stati inseriti nell'analisi oltre 25 mila persone con mononucleosi e monitorate per circa 30 anni (1968-1996) per verificare l'insorgenza di sclerosi multipla. In questi soggetti il rischio di avere la diagnosi era più che doppio e non c'erano variazioni significative tra uomini e donne, a testimonianza che il meccanismo che associa la mononucleosi alla sclerosi multipla agisce allo stesso modo in entrambi i sessi.
Non è stato possibile dimostrare l'ipotesi che possa esserci un legame tra il rischio di sclerosi multipla e l'età in cui si manifesta la mononucleosi, perchè i dati in merito erano contraddittori, anche se è vero che nell'infanzia l'infezione primaria da EBV non comporta sintomi evidenti che invece diventano tali in età adolescenziale.E anche l'idea che il rischio potesse variare durante gli anni successivi alla comparsa della mononucleosi è stata scartata. Infatti, si osservava una certa omogeneità dell'andamento del rischio, che, anche a distanza di 30 anni dalla diagnosi di mononucleosi, restava invariato. L'interpretazione di questo aspetto offre lo spunto per un'interessante considerazione proposta dagli autori dello studio, orientata verso l'idea che l'infezione modifica in modo definitivo lo stato immunologico del soggetto conferendogli un rischio permanente.Un'altra possibile spiegazione di una modalità di distribuzione del rischio così uniforme nel tempo e rispetto a età e sesso, dipenda da fattori di rischio condivisi. Per esempio correlati alla comparsa tardiva dell'infezione primaria oppure a una propensione immunologica, geneticamente determinata, a sviluppare la mononucleosi con un infezione primaria da EBV.
Simona Zazzetta
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Rischio senza confini
Il rischio associato al virus può essere condizionato dall'età in cui si verifica l'infezione primaria e la risposta immunologica dell'ospite. Diversi studi, di piccole dimensioni però, hanno verificato che la mononucleosi, che in età adolescenziale è provocata dall'EBV, comporta un aumento del rischio di sclerosi multipla. Restano però ancora vaghe le caratterizzazioni di questa associazione rispetto all'età, al genere e al tempo trascorso dall'infezione alla sclerosi multipla. Per rendere il più possibile attendibili eventuali risultati, sono stati inseriti nell'analisi oltre 25 mila persone con mononucleosi e monitorate per circa 30 anni (1968-1996) per verificare l'insorgenza di sclerosi multipla. In questi soggetti il rischio di avere la diagnosi era più che doppio e non c'erano variazioni significative tra uomini e donne, a testimonianza che il meccanismo che associa la mononucleosi alla sclerosi multipla agisce allo stesso modo in entrambi i sessi.
E per tanto tempo
Non è stato possibile dimostrare l'ipotesi che possa esserci un legame tra il rischio di sclerosi multipla e l'età in cui si manifesta la mononucleosi, perchè i dati in merito erano contraddittori, anche se è vero che nell'infanzia l'infezione primaria da EBV non comporta sintomi evidenti che invece diventano tali in età adolescenziale.E anche l'idea che il rischio potesse variare durante gli anni successivi alla comparsa della mononucleosi è stata scartata. Infatti, si osservava una certa omogeneità dell'andamento del rischio, che, anche a distanza di 30 anni dalla diagnosi di mononucleosi, restava invariato. L'interpretazione di questo aspetto offre lo spunto per un'interessante considerazione proposta dagli autori dello studio, orientata verso l'idea che l'infezione modifica in modo definitivo lo stato immunologico del soggetto conferendogli un rischio permanente.Un'altra possibile spiegazione di una modalità di distribuzione del rischio così uniforme nel tempo e rispetto a età e sesso, dipenda da fattori di rischio condivisi. Per esempio correlati alla comparsa tardiva dell'infezione primaria oppure a una propensione immunologica, geneticamente determinata, a sviluppare la mononucleosi con un infezione primaria da EBV.
Simona Zazzetta
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