Terapie non convenzionali

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Terapie non convenzionali



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La ricerca nasce da ELECTHIV 1, i cui risultati sono stati presentati alla Commissione Europea nell'agosto del 1998, da cui era emerso che il 43% delle persone con HIV in Europa dichiarava di avere avuto l'opportunità, o esprimevano l'intenzione, di utilizzare terapie naturali. Electhiv 2 è uno studio osservazionale basato sulla descrizione di un campione di utilizzatori di terapie non convenzionali (NATC), messo a confronto con una popolazione di controllo, che non è mai ricorso alle NATC, ed è stato condotto in 7 paesi dell'Unione Europea: Belgio, Francia, Germania, Grecia, Italia, Spagna e Gran Bretagna.
Questi i risultati più significativi

Chi utilizza terapie non convenzionali


Le donne, tra le quali l'AIDS è in costante aumento, rappresentano la percentuale maggiore delle persone portatrici di infezione da HIV che usano terapie naturali oggi. Il 66,9% infatti dichiara di usare terapie naturali mentre, tra gli uomini intervistati, solo il 55,8% dichiara di assumerle. Gli utilizzatori di NATC sono persone con livello di scolarizzazione medio-alto con una differenza statisticamente significativa rispetto ai non utilizzatori. Inoltre si tratta di persone che vivono per lo più da sole e in città. Dal punto di vista della malattia i fruitori delle NATC sono pazienti per lo più asintomatici, anche con infezione cronica di lunga durata, spesso trattati con terapia antiretrovirale e con ottimo recupero immunologico e discreto controllo viremico

Come e perché vengono utilizzate


L'approccio terapeutico naturale più usato attualmente è il supplemento nutrizionale (84,8%), che comprende terapie come fitoterapia, integrazione di vitamine, minerali ed altre sostanze supplementari alla dieta, diete bilanciate. Il 53,2% del campione usa approcci psico-fisici (Reiki, Yoga, massaggi tradizionali ed occidentali) mentre il 24,5% usa l'omeopatia ed il 32,8% le medicine tradizionali.
Chi usa queste tecniche come complementari, le ha iniziate per proteggersi dagli effetti collaterali della HAART e dal desiderio di controllare l'infezione con terapie ritenute spesso non dannose, gli utilizzatori di NATC infatti denunciano più spesso di aver sofferto e di soffrire di effetti collaterali, soprattutto sintomi intestinali, e dichiarano di aver sospeso e/o cambiato i farmaci della terapia più frequentemente rispetto al campione di controllo. L'utilizzo delle NATC tende nei periodi più recenti a precedere l'uso della terapia antiretrovirale, forse anche nel tentativo di ritardarne l'inizio.

Le principali aspettative

Le aspettative non sono cambiate rispetto al passato. In chi le assume in maniera complementare prevale la sensazione di protezione, e una parte di tale popolazione ritiene di non poter usare la terapia antiretrovirale senza l'integrazione delle NATC. Mentre chi le usa in modo esclusivo pensa che tali terapie possono essere utili come controllo della malattia e delle infezioni opportunistiche, nell'ambito più globale di una particolare scelta di vita e di percezione dell'organismo e della natura. Un altro dato, peraltro piuttosto inquietante, è sintetizzato nella frase "tanto non fanno male", che accomuna le due categorie ed esprime il diffuso approccio alle discipline naturali, senza alcun approfondimento di possibili rischi.

La percezione del rischio

Dalla ricerca trapela una scarsa conoscenza dei rischi di interazione, infatti del 72,3% che dichiara di avere accesso alle informazioni, solo il 21,8% ritiene che siano scarse. Dato confermato dal fatto che la maggioranza del campione di utilizzatori di NATC si fa seguire da persone, più o meno esperte, non medici, tra questi il 6,3% si automedica ed autoprescrive tecniche non convenzionali. Solo il 27,4% dice di farsi seguire da medici specialisti in terapie non convenzionali ed il 17,7% dal medico di famiglia. Ci si affida quindi per lo più a figure differenti dai medici con verosimile scarsa conoscenza dei rischi di interazione tra NATC e farmaci antireterovirali, cosa che porta con sé un rischio significativo per la maggior parte degli utenti.

In ultima analisi

Dalla fine del 1998, anno del congresso mondiale di Ginevra, la sindrome da HIV è considerata un'infezione cronica, il cui management è, però, affidato a terapie troppo tossiche per poter essere assunte come salvavita long life. Accanto a tale trasformazione dell'epidemia, si assiste all'importante crescita del fenomeno dell'uso di terapie e tecniche naturali. Dalla ricerca è emerso chiaramente che la medicina naturale può aiutare le persone con HIV, e nel futuro anche con altre patologie croniche, a convivere con la malattia. D'altro canto sono già stati segnalati, dalla letteratura internazionale, gravi interazioni tra antiretrovirali e farmaci naturali, e la scarsa conoscenza di entrambe le medicine, naturale e convenzionale, potrebbe esporre fasce di popolazione, particolarmente vulnerabili, a pericoli anche gravi. Ecco perché Electhiv 2 ha sottolineato la necessità che protocolli di ricerca vengano avviati per far luce sia sui rischi sia sulle interazioni che le terapie alternative possono esercitare su quelle ufficiali. Non solo. Sembra di fondamentale importanza una normativa, per ora assente, che regoli la preparazione professionale dei medici specializzati in terapie naturali, in grado di garantire al paziente una risposta completa e professionale ai suoi problemi in piena sicurezza.

Marco Malagutti



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