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13 marzo 2006

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09 marzo 2006

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ho un fratello di 52 anni affetto da glomerulonefrite proliferativa extracapillare che da circa 2 mesi ha iniziato la dialisi, da cui, al momento, non ha tratto benefici fisici evidenti poichè è sempre stanco, spossato e non esce quasi mai, ha ridotto il lavoro al minimo e ciò gli da una grande preoccupazione visto che svolge un'attività in proprio. Ho alcune domande da sottoporre:La dialisi col tempo farà migliorare la qualità della sua vita in attesa del trapianto? Il trapianto gli darà una certa sicurezza con questo tipo di patologia?Sto seriamente valutando la possibilità della donazione di un mio rene, in tal caso quali sono i rischi e la qualità di vita che ne deriva per entrambi? Sono una signora di 54 anni e soffro di ipotiroidismo (TIROIDITE DI ASHIMOTO)che controllo farmacologicamente da anni. Grazie per la cortese attenzione ed in attesa di un gradito riscontro Vi saluto cordialmente. I dati sottostanti si riferiscono a mio fratello.

Risposta del 12 marzo 2006

Risposta a cura di:
Dott. TONINO GRASSO


La tecnica dei trapianti e la terapia anti-rigetto hanno raggiunto livelli ottimali. Se l'affinità genetica è alta le possibilità di successo sono veramente molte.
Con un solo rene si vive come con due, senza problemi per la qualità di vita del donatore ed anche del ricevente qualora non intervengano complicazioni inaspettate, peraltro rare.

Dott. Tonino Grasso
Medicina Territoriale
MARTANO (LE)

Risposta del 13 marzo 2006

Risposta a cura di:
Dott. GIANCARLO RUGGIERI


Gentile Signora, il profondo malessere di Suo fratello in dialisi può dipendere da molte diverse cause, spesso presenti in modo simultaneo 1) l'avere iniziato in ritardo il trattamento dialitico, rispetto ad un momento in cui era consigliabile cominciare 2) il non aver ancora raggiunto un modello di dialisi per lui ideale : esistono molti differenti tipologie di dialisi ed ognuna di esse deve poi essere modellata con gli accorgimenti specifici per ogni malato, il che, ahimè non sempre avviene e comunque è spesso necessario tempo per realizzare la terapia migliore 3) l'utilizzo di farmaci necessari, ma che possono avere a volte effetti indesiderati negativi 4) il seguire una nutrizione inadeguata alle sue specifiche necessità ed il persistere, se egli urina ancora, di perdite di proteine con le urine, data la sua perticolare malattia renale di base 5) ed infne ma non certo cosa marginale la sensazone di morte ad ogni interesse di vita per molte persone in dialisi, verso la quale esisite un rifiuto psichico profondo ( cosa da esplorare con l'aiuto di uno psicologo, ripeto psicologo, non da uno psichiatra, almeno non in primo momento ). Quanto alla Sua ammirevole intenzione di donare il rene, una prima attenta valutazione delle Sue possibilità di effettuare una donazione senza danni deve essere realizzata dai nefrologi che seguono Suo fratello, e che oltre a valutare Lei, devono valutare l'idoneità/opportunità del malato ad effettare un trapianto da vivente, data la particolare forma della malattia renale di base.

Dott. Giancarlo Ruggieri
Specialista in Malattie del fegato e del ricambio
Specialista in Nefrologia



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