Amniocentesi, antibiotici dimezzano il rischio

10 gennaio 2011
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Amniocentesi, antibiotici dimezzano il rischio



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L'utilizzo degli antibiotici prima dell'amniocentesi consente di ridurre di circa il 50% il numero di complicanze e particolarmente di interruzioni di gravidanza, portando la percentuale di rischio dall'1% allo 0,3-0,5%. Questo quanto reso noto da Paolo Scollo, direttore dell'Unità di Ostetricia e Ginecologia dell'Ao Cannizzaro di Catania e vice presidente della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo). «Nei reparti di Ostetricia, il numero di donne ricoverate per complicanze dell'amniocentesi si è, nel corso degli anni, notevolmente ridotto» dice Scollo. «In passato il rischio di interruzione di gravidanza era dell'1% ed è sceso progressivamente allo 0,3-0,5%». L'assunzione di antibiotici prima dell'esame è finalizzata a contrastare i batteri che normalmente colonizzano le vie genitali femminili, anche durante la gravidanza e che, sfruttando il momento del prelievo del liquido amniotico, possono causare infezioni al liquido stesso. «Lo studio Italiano Apga Trial ha valorizzato il ruolo dell'antibiotico profilassi prima dell'amniocentesi del secondo trimestre riducendo di circa il 50% il rischio di aborti, e dopo la pubblicazione dello studio numerosi centri hanno cominciato a far assumere antibiotici alle donne gravide che intendevano sottoporsi ad amniocentesi» conclude Scollo. «L'assunzione preventiva di antibiotici non è pericolosa per il nascituro. Il principio attivo, infatti, si accumula prevalentemente nelle membrane amniotiche e da qui, non essendo in grado di superare la barriera della placenta arriva in pochissime quantità al feto, tali da non presentare controindicazioni alla profilassi».



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