Allergie, i test per una diagnosi corretta

25 febbraio 2011
Interviste

Allergie, i test per una diagnosi corretta



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Stagionali o perenni sono una condizione che rende difficile la vita in certi periodi dell'anno ma anche una cena al ristorante. Scoprire di essere allergici e a che cosa, è un percorso a tappe non esente da rischi, poiché i test disponibili sono tanti ma solo in pochi casi validi. Alessandro Fiocchi, allergologo e direttore della divisione di pediatria dell'ospedale Macedonio Melloni di Milano, spiega come arrivare a una diagnosi evitando errori.

Quali sono i segni che devono portare al sospetto di allergia?
I sintomi possono manifestarsi in vari modi. A livello respiratorio compare la rinite, molto comune nei bambini che soffrono di allergie, come pure il gesto di toccarsi il naso dal basso verso l'alto, un frequente sanguinamento del naso e gli starnuti. Ma il sospetto deve insorgere anche in presenza di occhiaie e alitosi. Inoltre, anche l'asma, la tosse senza infezioni in corso e il fischio, anche dovuti a sforzo, possono essere un sintomo di allergia, e la tosse può comparire anche ridendo, all'addormentamento e al risveglio. Molti sintomi gastrointestinali come duodenite, esofagite, diarrea, stipsi e pancia gonfia possono essere riconducibili a un'allergia. In particolare, si può verificare la sindrome orale allergica, vale a dire la reazione immediata a livello della bocca che si manifesta con gonfiore delle labbra.

Le intolleranze danno gli stessi sintomi?
No. Si tratta di condizioni ben diverse dall'allergia, perché le intolleranze sono malattie che presentano un meccanismo diverso da quello che avviene in una reazione allergica. Le uniche vere intolleranze sono quella al glutine e al lattosio. Ma il meccanismo che le provoca non è un'allergia.

Qual è il percorso per scoprire a che cosa si è allergici?
Inizialmente si parla di sospetto di allergia sulla base dei sintomi e si fa un'anamnesi clinica, per capire quando si manifestano i sintomi e se c'è una stagionalità con cui si manifestano. Poi ci si sottopone a esami che verificano la sensibilità a potenziali allergeni. Quelli scientificamente riconosciuti sono i test cutanei o test prick, che comportano la penetrazione attraverso la cute, mediante una piccole lesione superficiale, di una quantità di allergene adeguata a provocare una risposta misurabile. Si tratta di un test molto sensibile, ma non particolarmente specifico. Oppure si fanno esami del sangue per misurare i livelli di IgE specifiche. Se questi test risultano positivi è facile che ci sia un allergia e a questo punto si passa a test più specifici sull'organo, la spirometria se si tratta di allergie respiratorie o test da carico se si tratta di allergie agli alimenti.

Recentemente è stato sollevato un invito alla cautela nell'uso dei " test alternativi". Che validità hanno?
Sono molto numerosi e in Italia hanno avuto l'autorizzazione al commercio anche se non hanno validità scientifica. In sostanza sono una truffa non perseguibile, perché sono prodotti ed esami regolarmente venduti in farmacia o proposti da medici o da laboratori, nonostante noi allergologi abbiamo più volte comunicato la loro infondatezza. Tra questi i più diffusi sono il leuco test, il test citotossico o test di Bryan, l'elettroagopuntura, il biostrength test, il test Dria, il Vega test, l'analisi del capello, i test kinesiologici, l'Alcatest, il pulse test e i test iridologici.

Quali sono i rischi a cui ci si espone?
Il rischio è che con diagnosi errate ci si sottopone a diete che escludono alimenti o a diete inutili che, però, nel bambino possono essere un rischio importante per la sua crescita. Inoltre, spesso portano a diagnosi "truffa" di intolleranze alimentari, come per esempio, una diagnosi di intolleranza ai lieviti come soluzione a problemi di sovrappeso.

Simona Zazzetta



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