Allergici o intolleranti?

26 marzo 2004
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Allergici o intolleranti?



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Allergie e intolleranze: due disturbi apparentemente uguali, ma con caratteristiche ben distinte (nonostante i sintomi siano spesso confondibili). Tra "essere allergici" e "essere intolleranti", infatti, esistono nette differenze, prima fra tutte la produzione di anticorpi. Nell'allergia, infatti, l'organismo produce quantità esagerate di IgE (Immunoglobuline di tipo E), mentre le intolleranze sono dovute generalmente a deficit enzimatici come avviene, per esempio, nell'intolleranza al latte che è causata da un deficit di lattasi. Inoltre, i tempi di manifestazione dei sintomi, dal momento di contatto con l'antigene (la sostanza in grado di stimolare una reazione negli organismi ad essi sensibilizzati), sono diversi a seconda si tratti di allergia o intolleranza: più rapidi nella prima e più lunghi (anche di alcuni giorni) nella seconda.

Allergia


Si definisce allergia una reazione anomala dell'organismo a una sostanza normalmente inoffensiva. In pratica, il soggetto allergico, una volta entrato in contatto con l'allergene, manifesta una risposta immunologica anomala. In particolare, l'organismo del soggetto allergico a contatto con la sostanza (per lui) nociva attiva le Immunoglobuline di tipo E (dette IgE), una classe di anticorpi in grado di legarsi alla superficie dei mastociti e dei basofili, particolari cellule ricche di istamina (sostanza utile a combattere l'elemento sconosciuto all'organismo). Alla base delle malattie allergiche, pertanto, vi è un'alterazione dei normali meccanismi di difesa, che tendono ad azionarsi nei confronti di sostanze giudicate pericolose, al contrario considerate innocue dalla maggior parte della popolazione.

Intolleranza


La definizione corretta di intolleranza è "la tendenza a sviluppare ipersensibilità verso una certa sostanza o un determinato alimento". In genere, però, quando si parla di intolleranza ci si riferisce quasi sempre alla reazione anomala dell'organismo all'ingestione di un alimento o di un additivo. Gli alimenti più frequentemente responsabili del disturbo sono: il latte, lo zucchero, la farina, il lievito di birra, l'uovo e i cosiddetti "cibi nascosti", come gli additivi alimentari, i coloranti, gli emulsionanti, la lecitina di soia e quant'altro si possa trovare nelle preparazioni alimentari. Rispetto alle allergie, l'intolleranza ha una reazione molto più lenta, insidiosa e tardiva, caratterizzata da sintomi prima sfumati (irascibilità, affaticamento e nervosismo), che spesso rendono difficile la diagnosi da parte del medico. In alcuni casi l'intolleranza può restare latente nei primi anni di vita, per poi manifestarsi nell'età adulta. Per quanto riguarda i sintomi, ogni caso può evidenziare un quadro clinico diverso: dalla cefalea alle coliche addominali, dal catarro alla febbre, dall'eczema alla dermatite. Altra fondamentale differenza tra allergia e intolleranza è la caratteristica della seconda di essere "dose-dipendente", cioè legata alla quantità di alimento che viene ingerito, mentre nelle allergie si parla di meccanismo dose-indipendente.

Una scala di valutazione

Oggi, per distinguere i vari tipi di allergie e di intolleranze, si è soliti fare riferimento alla "Classificazione di Gell e Coombs" (riportata qui sotto), uno schema che distingue le varie forme di ipersensibilità in quattro gruppi differenti (I, II, III, IV), a seconda del tempo necessario affinché i sintomi o la positività dei test cutanei si manifestino (ipersensibilità immediata o ritardata), del tipo di antigene coinvolto (farmaci, alimenti ...) e al particolare meccanismo che viene attivato.

Reazioni di tipo I

Dette anche "immediate", le reazioni di tipo I si manifestano quando gli antigeni (allergeni) si combinano con anticorpi specifici della classe IgE; è in questo gruppo, pertanto, che si identificano le allergie. La reazione antigene-anticorpo provoca un rapido rilascio di potenti mediatori vasoattivi e infiammatori (istamina, triptasi, ...). Dopo poche ore, i mastociti e i basofili rilasciano anche delle citochine proinfiammatorie (come l'interleuchina 4 e l'interleuchina 13), sostanze in grado di causare dilatazione dei vasi sanguigni, aumento della permeabilità capillare, ipersecrezione ghiandolare e contrazione della muscolatura liscia. Tra le possibili reazioni di tipo I trovano posto: l'asma allergico; la rinite allergica stagionale; l'anafilassi sistemica; le reazioni alle punture di insetti; alcune reazioni a cibi e farmaci e particolari casi di orticaria.

Reazioni di tipo II

Dette anche "citotossiche", sono le reazioni che avvengono quando il contatto con l'antigene provoca l'attivazione delle cellule T killer o dei macrofagi (cellule chiamate appunto citotossiche), che tendono a posizionarsi sulla superficie di alcune cellule, ricoprendole sino a distruggerle (per questo il fenomeno è anche detto di "immuno-aderenza"). Esempi di malattie nelle quali si ha una ipersensibilità di tipo II sono: la leucopenia (diminuzione del numero di leucociti presenti nel sangue circolante; può interessare tutte le cellule della linea leucocitaria anche un tipo soltanto), l'anemia perniciosa (sviluppo di anticorpi contro le cellule parietali gastriche e il fattore intrinseco, una proteina necessaria all'assorbimento della vitamina B12) e la sindrome di Goodpasture (malattia autoimmunitaria nella quale vengono prodotti anticorpi contro determinate strutture dei glomeruli, le strutture funzionali più importanti del tessuto renale).

Reazioni di tipo III

Dette anche "immunocomplesse", sono le reazioni che derivano dal deposito di complessi circolanti solubili antigene-anticorpo all'interno dei vasi o nei tessuti. In pratica, il contatto con l'antigene provoca una eccessiva produzione di anticorpi, i cui complessi in eccedenza tendono a precipitare rapidamente vicino alla sede di ingresso dell'antigene. Le malattie che maggiormente sono causate o accompagnate da reazioni di tipo III sono: la polmonite con ipersensibilità, l'aspergillosi broncopolmonare (malattia causata da funghi microscopici del genere Aspergillus, che si manifesta con crisi asmatiche), la glomerulonefrite cronica membrano-proliferativa, la poliarterite (infiammazione degli strati di una arteria o di tutta la rete arteriosa), la crioglobulinemia e le malattie renali associate.

Reazioni di tipo IV

Dette anche "ritardate", sono le reazioni provocate dai linfociti sensibilizzati (cellule T) dopo il contatto con l'antigene. In sostanza, ciò che differenzia le reazioni di tipo IV da tutte le altre è che il meccanismo di ipersensibilità non dipende più dagli anticorpi, bensì dai linfociti sensibilizzati. Esempi di malattie in cui intervengono reazioni di questo tipo sono: le dermatiti da contatto, il rigetto degli allotrapianti (trapianti di organi), i granulomi dovuti ad organismi intracellulari, alcune forme di ipersensibilità a farmaci, la tiroidite (infiammazione della ghiandola tiroide) e l'encefalomielite (infiammazione del cervello) da vaccinazione antirabbica.

Annapaola Medina



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