28 marzo 2011
Aggiornamenti e focus
Cautela con metodo Zamboni per sclerosi multipla
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Rimane acceso il dibattito sul cosiddetto metodo Zamboni per la cura della sclerosi multipla. Il Consiglio superiore di sanità (Css) in un documento redatto dopo la seduta del 25 febbraio afferma che le eventuali procedure di correzione della patologia venosa, l'insufficienza venosa cerebro-spinale cronica (Ccsvi) in malati con sclerosi multipla vanno effettuate «solo ed esclusivamente nell'ambito di studi clinici controllati e approvati da comitati etici». «A oggi la Ccsvi non può essere riconosciuta come malattia» afferma il documento «inoltre non è ancora dimostrata la sua correlazione epidemiologica con la sclerosi multipla e pertanto l'intervento di correzione vascolare non può essere indicato nei pazienti affetti da tale patologia». Inoltre il Css ritiene opportuno che sia «contrastata ogni finalità puramente speculativa ed economica della vicenda, soprattutto per proteggere i pazienti da facili entusiasmi e da speculazioni economiche». Sulla vicendaè intervenuta la fondazione Hilareshere: «Il documento del Ministero presenta una conclusione importante che la nostra Fondazione ha sempre perseguito. Riconosce cioè la necessità della ricerca nel campo della Ccsvi, e raccomanda di eseguire i trattamenti all'interno di studi approvati dai comitati etici. Di questo siamo grati al Ministero. Crediamo però che le evidenze sulla Ccsvi siano state sottostimate e probabilmente non aggiornate agli ultimi dati disponibili su questo argomento, fertile di ricerche e che necessita di continui aggiornamenti».
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