16 febbraio 2012
Aggiornamenti e focus
Gb, proposte estreme per reclutare donatori d'organi
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Attivare un sistema in cui tutti vengono considerati automaticamente donatori, a meno che dicano espressamente di non volerlo.È questa una delle proposte della British medical association (Bma), per far fronte alla mancanza di donatori di organi ed evitare che circa 1.000 persone all'anno muoiano in attesa di un trapianto. I medici britannici suggeriscono anche di porre una maggiore attenzione nei reparti di pronto soccorso: «In molti casi» si legge nel rapporto «il trattamento viene sospeso al pronto soccorso, ma la donazione di organi non viene nemmeno presa in considerazione». Tra le pratiche più discusse la «ventilazione elettiva», nella quale i pazienti che hanno subito morte cerebrale vengono ventilati con l'unico scopo di espiantarne gli organi. «In qualche caso si può fare il prelievo da persone che hanno avuto invece un arresto cardiaco» spiega Bruno Gridelli, direttore scientifico dell'Ismett (Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione) di Palermo «seguendo degli accorgimenti. È una pratica che sta già prendendo piede non solo negli Usa ma anche in Europa». Fa discutere anche la proposta di espiantare il cuore di pazienti che hanno subito una cessazione delle funzioni cardio-respiratorie e il cui organo viene in seguito fatto ripartire e trapiantato. Finora di questi pazienti si sono prelevati soltanto i reni, il pancreas, il fegato e i polmoni, mai il cuore. Si tratta di una procedura sperimentata con successo negli Usa, ma anche, si legge nel rapporto, che necessita di «attente spiegazioni» alla famiglia del deceduto. Sempre secondo la Bma, la Gran Bretagna dovrebbe poi introdurre un test standard per verificare la morte cerebrale dei neonati di meno di tre mesi, in modo da rendere possibile l'espianto dei loro cuori e porre fine all'importazione di organi da altri Paesi per questa fascia di età. Su questo tema, sostiene Gridelli «si è discusso parecchi anni fa. Al di là di considerazioni etiche, bisogna dire che ci sono dei problemi pratici, a partire dalla difficoltà di diagnosticare la morte cerebrale in bambini così piccoli. Inoltre di solito i potenziali riceventi sono più grandi di età, e c'è una maggiore difficoltà nel prelievo degli organi dai neonati. In termini pratici non credo che migliorerebbe di molto la situazione». In definitiva, secondo l'esperto italiano prima di arrivare a misure estreme bisogna sensibilizzare i pazienti: «Si dovrebbe lavorare per aumentare il numero delle donazioni rispettando i criteri attuali e questa èun'area in cui tutti in Europa hanno molto da fare» spiega Gridelli. «Attualmente la Spagna ha 33 donatori per milione di abitanti ma è un'eccezione, l'Italia è più indietro, anche se tra i primi posti, e la Gran Bretagna ne ha ancora meno di noi. Bisogna lavorare per aumentare la conoscenza della popolazione del problema, per far sì che tutti i donatori potenziali diventino effettivi».
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