Farmaci in gravidanza, sicurezza per mamma e bambino
Prudenza e cautela, sono le parole d'ordine quando una donna in gravidanza deve assumere farmaci, perché non tutti sono testati per questa fase della vita, mentre altri hanno una documentazione che dimostra effetti negativi sull'embrione e sul feto. Questo atteggiamento va mantenuto, anche nelle donne che cercano una gravidanza, che non usano mezzi contraccettivi efficaci e che stanno allattando. Il rischio più importante e anche più temuto è quello delle malformazioni: «Bisogna tenere sempre presente» spiega Antonio Clavenna, farmacologo del Laboratorio per la salute materno infantile dell'Istituto Mario Negri di Milano «che esiste un rischio di base molto basso, dall'1-3% che ci siano malformazioni minori, che sale al 10% con l'uso inappropriato di farmaci. Quindi è un aspetto che va valutato con attenzione».
Per malformazioni si intende l'alterazione delle strutture o degli organi del feto e del neonato, ma esistono anche il rischio di aborto, di rallentamento della crescita intrauterina e quindi di un basso peso alla nascita e di danno alle funzioni d'organo. «In gravidanza» aggiunge Clavenna «è bene ricorrere ai farmaci solo se necessario dietro consiglio o prescrizione del medico, e anche per i farmaci da banco è sempre meglio chiedere consiglio al farmacista. Inoltre, per quanto possibile, la scelta va orientata su farmaci vecchi che sono da tempo sul mercato, perché hanno maggiori probabilità di essere stati assunti da donne in gravidanza e offrono maggiori dati sulla sicurezza». Oltre a queste regole, dettate anche dall'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) va aggiunta quella di cercare il dosaggio minimo che garantisca l'efficacia del trattamento. Un principio valido soprattutto per le terapie di malattie croniche: «In molti casi bisogna pianificare la gravidanza e valutare quali farmaci usare e a quali dosi» sottolinea l'esperto «e le attenzioni da prestare in ogni trimestre. Nel primo trimestre, quando inizia lo sviluppo embrionale, sono più alti i rischi di malformazioni. Bisogna valutare la posologia dei farmaci antiepilettici, e la sospensione di farmaci retinoidi, usati per trattare forme gravi di acne e controindicati in gravidanza. Inoltre, anche l'antidepressivo paroxetina, può aumentare il rischio, anche se resta comunque basso, l'1%, di malformazioni cardiache». Nei trimestri successivi, cambiano i rischi e i farmaci da soppesare: «Nel secondo e terzo trimestre può verificarsi un calo della crescita fetale, per esempio con farmaci beta-bloccanti o con cortisonici, e danni alla funzione d'organo, per esempio del rene con gli ace-inibitori, che però non causano problemi nel primo trimestre». Nel terzo trimestre, in particolare dalla 32ma settimana sono controindicati i farmaci antinfiammatori non steroidei (Fans): «È stato osservato un aumento del rischio di chiusura precoce del dotto di Botallo» dice l'esperto «con conseguenti problemi di circolazione e ipertensione polmonare fetale». Un problema minore è rappresentato dalle patologie acute: «Per loro natura necessitano di una somministrazione breve» spiega Clavenna «quindi i farmaci necessari, se usati poco non creano problemi di esposizione».
Analoghe accortezze vanno adottate in allattamento, ma con regole diverse, poiché quasi tutti i farmaci passano nel latte materno, ma in quantità, nella maggior parte dei casi, basse e quindi non espongono al rischio di effetti indesiderati. Le indicazioni del Laboratorio per la salute materno infantile del Mario Negri suggeriscono di assumere i farmaci, solo se prescritti dal medico, alla dose indicata e per il minor tempo possibile, e di assumere il farmaco subito dopo una poppata e, se possibile, lasciar trascorrere un intervallo di 3-4 ore tra l'assunzione del medicinale e la poppata successiva, così da ridurre la quantità di farmaco presente nel latte. Inoltre, consigliano di limitarsi all'uso di paracetamolo e di ibuprofene in caso di febbre o dolore evitando invece l'acido acetilsalicilico, e di ricorrere agli spray decongestionanti per il naso solo per due o tre giorni in caso di raffreddore. Per ciò che riguarda invece le terapie per le malattie croniche, esistono farmaci all'interno di ogni classe, che possono essere assunti in allattamento.
Simona Zazzetta
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