22 giugno 2012
Interviste
Amianto nelle scuole, il rischio va monitorato
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Tremila vittime ogni anno in Italia, 1.200 per mesotelioma, il tumore marker dell'esposizione al minerale. Sono questi, secondo le più recenti statistiche, i numeri dell'amianto, un killer silenzioso bandito dal nostro paese da quasi vent'anni, ma ancora presente nell'ambiente: 5 quintali per ogni cittadino, 32 milioni di tonnellate. Ecco perché il problema dello smaltimento è uno dei più attuali e preoccupa gli oncologi, soprattutto in riferimento agli edifici pubblici come le scuole.
Secondo un'indagine dell'Osservatorio nazionale amianto (Ona), ripresa dal Fatto quotidiano, in Italia sono ancora oltre 2400 le scuole con presenza di amianto, dopo 20 anni dalla messa al bando. Oltre 30mila persone coinvolte tra ragazzi, docenti, bidelli e personale amministrativo. Numeri che preoccupano, anche perché secondo la valutazione dell'Ona si tratta di numeri in difetto. «Il problema c'è ma va messo nella giusta dimensione» spiega Giorgio Scagliotti, responsabile delle Malattie dell'apparato respiratorio del San Luigi di Orbassano (Torino), fra i centri nazionali di riferimento per il mesotelioma. «Prima della legge che lo ha proibito, l'amianto come sostanza coibente veniva utilizzato in tutti gli edifici pubblici come rivestimento degli impianti di riscaldamento». Quindi a che livello è l'allarme? «Si può parlare di un rischio generico che vale per tutti gli edifici pubblici, non solo per le scuole. Ora si tratta di applicare la legge che prevede la rimozione dei siti e tutte le Regioni hanno attivato sistemi di sorveglianza. Ma l'applicazione non può essere "ipso facto". Qualche ritardo c'è ed è inevitabile» secondo il medico piemontese.
Sulla questione, nel frattempo, come sottolinea al Fatto Ezio Bonanni, il responsabile dell'Ona, è stata presentata un'interrogazione parlamentare che evidenzia la pericolosità della situazione e la totale assenza dell'istituzione nella risoluzione dei singoli casi. E anche la magistratura si sta muovendo visto che il pm Raffaele Guariniello ha avviato delle indagini in ordine a decine di casi di mesotelioma tra i docenti della provincia di Torino, ma anche su questo aspetto Scagliotti è cauto «l'indagine in corso e prima di trarre delle conclusioni dobbiamo vedere come si completa». La vigilanza deve essere comunque costante, «compito della classe medica» sottolinea l'esperto «è di ricostruire la storia familiare e professionale degli individui a rischio». Aumentano, infatti, i casi di mogli o figli entrati nel passato in contatto con questo minerale tramite gli indumenti dei lavoratori esposti. Il periodo di latenza del mesotelioma è di circa 20-40 anni, e per questo è atteso un aumento dell'incidenza fino al 2015. E le cure? «Si tratta di una neoplasia molto complessa da trattare» risponde Scagliotti «con una mortalità dell'80% ma fortunatamente abbiamo a disposizione nuove tecniche diagnostiche e le cure sono più efficaci. Un primo livello di intervento, soprattutto nelle fasi iniziali è rappresentato dalla chirurgia. Ma anche gli interventi farmacologici hanno dimostrato di migliorare la sopravvivenza e i sintomi». Quanto alle sfide per il futuro «la prima è più importante è capire come controllare al meglio la malattia, mentre sul fronte della ricerca ci sono molti studi avanzati e promettenti in campo genomico» conclude Scagliotti.
Marco Malagutti
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