24 gennaio 2013
Aggiornamenti e focus
Da social network condizionamenti su aderenza a terapie
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Tra i tanti messaggi che sempre più comunemente vengono scambiati online ce ne sono alcuni che presentano un notevole interesse per il clinico, perché descrivono effetti collaterali e conseguenti contromisure adottate dai pazienti fornendo elementi che non sempre emergono dagli studi di farmacovigilanza. Uno studio recentemente pubblicato su Pharmacoepidemiology and drug safety da un gruppo di ricercatori dell'Università della Pennsylvania, a Philadelphia, è partito da un'analisi quantitativa e qualitativa di oltre 250.000 messaggi scambiati tra il 2002 e il 2010 su 12 diversi forum on-line dedicati alle donne sopravvissute al tumore al seno. I ricercatori hanno focalizzato la propria attenzione sui messaggi relativi agli effetti collaterali dei farmaci, in particolare sugli inibitori dell'aromatasi. Dallo studio è emerso che più del 18% delle partecipanti al dibattito nel forum ha menzionato almeno un effetto collaterale causato dagli inibitori dell'aromatasi, e di queste un quarto ha dichiarato di soffrire di artralgia, con forti dolori muscolo-scheletrici e alle giunture, sudorazione notturna, aumento di peso e osteoporosi. Inoltre il 12,8% ha dichiarato di aver interrotto la cura senza seguirne una sostitutiva, mentre il 28% ha deciso di passare ad un diverso inibitore dell'aromatasi. È stata inoltre effettuata un'analisi qualitativa di mille messaggi scelti a caso ed è emerso che il 18% di questi erano di donne che chiedevano quali fossero i migliori rimedi per curare i dolori articolari, mentre il 27,8% erano scritti da donne che davano consigli, e in particolare un terzo di questi riguardava suggerimenti appunto contro i suddetti dolori. Il 42% delle autrici che davano consigli suggerivano di comprare antidolorifici da banco, e il 44% integratori minerali e prodotti erboristici per alleviare il dolore, mentre un terzo aveva riscontrato benefici praticando attività fisica. Elevata anche la percentuale di donne che suggerivano di rivolgersi al proprio dottore per chiedere ulteriori consigli sul farmaco, ma solo l'8% delle donne che elargivano consigli raccomandava di non abbandonare la terapia. Per questo motivo, i ricercatori diretti da Jun Mao, che dirige il Programma di oncologia integrativa dell'Abramson cancer center, concludono che accanto ai vantaggi legati alla possibilità di condividere esperienze e soluzioni i social network presentano anche il rischio di incidere negativamente sull'aderenza, convincendo alcune donne ad abbandonare la terapia o a rifiutarla a priori.
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