09 aprile 2013
Aggiornamenti e focus, Speciale Bocca sana
Anestesia a mandibola dei bambini mette a rischio dente del giudizio
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Anestetizzare il nervo alveolare inferiore nei bambini dai 2 ai 6 anni può interrompere lo sviluppo del terzo molare, meglio conosciuto come dente del giudizio. Ecco i risultati di uno studio epidemiologico retrospettivo svolto alla Tufts university di Boston e pubblicato su Jada, Journal of american dental association. «Il terzo molare è l'unico dente della dentizione umana che si sviluppa interamente dopo la nascita. Il suo follicolo - così si chiama la struttura embrionale da cui nascerà - inizia a svilupparsi intorno ai 4 o 5 anni di età, in un'area sottostante i tessuti molli della mandibola, vicinissima alla zona in cui di solito si inietta l'anestetico per il blocco del nervo alveolare inferiore (Ianb)» esordisce Jerry Swee, dentista pediatra alla Tufts e primo autore dell'articolo, spiegando che tra i ragazzi il dente che più spesso non si sviluppa è proprio il terzo molare. «La sua agenesia è frequente, potendo interessare il 43% dei maschi e il 36,1% delle femmine» riprende Swee. E prosegue: «Diverse teorie hanno cercato di spiegare perché in una dentizione normale non si sviluppi proprio quell'unico dente: difetto genetico oppure fattori ambientali come traumi, processi infettivi, carenze nutrizionali o esposizione a tossici ambientali. Nessuno tuttavia aveva ancora pensato all'iniezione di anestetico per il blocco del nervo alveolare inferiore, procedura utilizzata in odontoiatria pediatrica». Perciò i dentisti della Tufts hanno verificato l'ipotesi individuando 439 siti di potenziale sviluppo del terzo molare inferiore nelle radiografie di 220 piccoli pazienti da loro seguiti, suddividendoli in 2 gruppi: nel primo (376 siti), c'erano le lastre dei pazienti che non avevano ricevuto l'anestesia sulla mandibola; nell'altro (63 siti) c'erano i raggi dei ragazzi sottoposti a Ianb. Non c'era traccia del follicolo dentale nel 7,9% dei siti di coloro che avevano ricevuto l'anestesia rispetto all'1,9% di chi non l'aveva subita, con un rischio di 4,35 volte superiore di agenesia del terzo molare inferiore. «La differenza tra i due gruppi non è casuale» osserva Swee, auspicando che questi risultati, i primi nel loro genere, vengano confermati da studi prospettici su casistiche più grandi.
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