17 maggio 2013
Interviste
Malattie della tiroide, un pizzico di sale iodato per prevenirle
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Le malattie della tiroide sono in aumento, in particolare quelle connesse all'autoimmunità, ma anche i tumori che nelle donne diventano fino a 7-8 volte più frequenti. Ma sono tumori controllabili, curabili e guaribili se colti precocemente e soprattutto prevenibili. È con questo messaggio che gli endocrinologi celebrano la Giornata mondiale della tiroide che ricorre il 25 maggio. Dica33 ha chiesto a esperti in materia come Francesco Trimarchi, presidente dell'Associazione italiana tiroide, Luigi Bartalena, segretario della European thyroid association ed Enrico Papini, responsabile scientifico dell'Associazione medici endocrinologi, di fare il punto sulle diverse patologie che possono colpire la ghiandola e su come prevenirle.
Quali sono le patologie più comuni che possono colpire questa ghiandola?
Emergono negli ultimi anni patologie di origine autoimmune come la tiroidite di Hashimoto, che provoca ipotiroidismo e il morbo di Basedow che è, invece, una forma di ipertiroidismo. Il fenomeno è dovuto alla compresenza di fattori genetici, che predispongono il soggetto all'autoimmunità verso la tiroide, e fattori ambientali scatenanti come possono essere una gravidanza, che espone la ghiandola a una maggiore attività, oppure un eccesso di iodio o l'esposizione a molecole sempre più presenti nell'ambiente che interferiscono con il sistema endocrino, dette infatti distruttori endocrini. La comparsa di noduli tiroidei è, invece, dovuta a una crescita asimmetrica degli acini di cui è composta. Se non è di natura maligna, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, e se funziona più del dovuto può dare fastidi come aritmie e ipertensione.
Quali i sono numeri nella popolazione italiana?
Sono 6 milioni di italiani colpiti da una malattia della tiroide e, i casi di tumore cresciuti di oltre il 200%, quindi più che raddoppiati nell'ultimo ventennio, e quelli di tiroidite di Hashimoto, causata dall'autoimmunità, triplicati. In generale, i disturbi tiroidei crescono progressivamente nelle varie fasce di età fino a raggiungere la massima diffusione nei 55-64 anni, specie per l'ipotiroidismo, per poi decrescere. Le donne soffrono di disturbi tiroidei da 5 a 8 volte più degli uomini: in media una donna su 8 sviluppa un disturbo tiroideo nel corso della vita e dal 5 all'8% dei casi, ciò avviene dopo una gravidanza. È necessario, quindi, alzare la soglia di attenzione nella popolazione e tra i medici affinché si intervenga appropriatamente e precocemente, anche perché con una diagnosi precoce è più semplice curare la patologia in quanto la ghiandola è meno danneggiata.
A quali esami bisogna sottoporsi?
Un controllo specialistico e un esame del sangue possono prevenire le importanti complicanze cardiovascolari, ossee e metaboliche che anche una lieve disfunzione tiroidea, se non riconosciuta ed adeguatamente trattata, può determinare. La comparsa di noduli tiroidei, in particolare, è asintomatica e spesso viene riscontrata durante altri controlli per esempio con ecodoppler carotidei o visita senologica. Nella maggior parte dei casi i noduli sono benigni ma va comunque accertata la natura e se ci sono elementi di sospetto si esegue un prelievo con ago aspirato per capire se è una neoplasia.
Oltre ai controlli, è possibile fare prevenzione per evitare che la tiroide si ammali?
La prevenzione è semplice e poco costosa e si chiama profilassi iodica, vale a dire fornire all'organismo il corretto apporto di iodio di cui questa ghiandola ha bisogno per poter funzionare. Dal 2005, in Italia, esiste una disposizione di legge finalizzata alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica che prevede che il sale da cucina deve essere rinforzato con lo iodio. L'apporto ottimale giornaliero è di 150 microgrammi di questo elemento, ma in alcune aree dell'Italia oltre a esserci poco iodio nell'ambiente, non sempre si trova il sale rinforzato e allora questo valore scende a 60-70 microgrammi al giorno. In queste zone, non a caso, sono più diffuse malattie come il gozzo. Se si usa il sale iodato, tenendo conto che un grammo di sale contiene 30 microgrammi di iodio sono sufficienti 3-4 grammi di sale aggiunto all'alimentazione per avere l'apporto sufficiente. Sarebbe ottimale convincere anche l'industria alimentare a utilizzare questo sale per la produzione di cibi lavora, poiché anche questi sono una fonte di sale che non va trascurata nel conteggio quotidiano, soprattutto per chi soffre di problemi cardiaci. Ma restando sulle quantità indicate non ci sono conflitti con quanto suggerito dai cardiologi, i quali però devono essere informati se i loro pazienti soffrono di cuore e hanno anche problemi di tiroide.
E una volta avuta la diagnosi, quali sono le terapie possibili?
Nel caso delle patologie autoimmuni si può intervenire solo sugli effetti dell'autoimmunità sulla tiroide. In generale, sulle forme di ipotiroidismo si interviene con una terapia sostitutiva che fornisce alla ghiandola l'ormone nella forma T4, che si assume sotto forma di compresse o in una formulazione liquida, a vari dosaggi tarati sul paziente. Va ricordato che l'assorbimento può variare in funzione del cibo, di altri farmaci assunti, come i gastroprotettori, o in presenza di morbo celiaco. Sull'ipertiroidismo si interviene con tireostatici che controllano la funzionalità della ghiandola, nelle forme lievi o in fase iniziale è possibile anche migliorare l'esoftalmo, cioè la tipica sporgenza degli occhi. In primo luogo, smettendo di fumare, il fumo è infatti uno dei fattori di rischio più comuni in questi pazienti, e poi assumendo integratori del selenio. L'integrazione di questo elemento si è dimostrata efficace nel prevenire il peggioramento del sintomo e di farlo regredire nelle forme più lievi.
Simona Zazzetta
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