Lavoro di notte, salute a rischio

29 gennaio 2014
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Lavoro di notte, salute a rischio



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Un recente studio potrebbe spiegare perché i problemi di salute sono più comuni tra i lavoratori notturni: dormire durante il giorno sconvolge i ritmi di circa un terzo dei nostri geni.

Capita a tutti di provare una sensazione di sfasamento quando ci si ritrova a dormire a lungo durante il giorno. E lo stesso "sfasamento" avviene all'interno del nostro organismo, dove molti geni, che gestiscono l'informazione necessaria a far funzionare al meglio l'organismo, si trovano anch'essi a lavorare in controtempo, per così dire, rispetto al solito.

La scoperta viene da un gruppo di ricercatori inglesi diretti da Derk-Jan Dijk, esperto di fisiologia del sonno all'Università del Surrey, che ritiene possono essere correlati lavori a turni a lungo termine con esiti negativi per la salute: chi lavora su turni è a rischio per obesità, diabete, pressione alta, malattie cardiache, cicli mestruali interrotti e cancro.

Dijk ha reclutato 22 giovani volontari in buona salute per trascorrere tre giorni al chiuso, in un laboratorio illuminato debolmente. È bastato il primo giorno di risvegli frequenti per resettare l'organismo di tutti riportandolo al ritmo innato. Dopodiché a partire dal secondo giorno i volontari hanno seguito un ritmo sonno-veglia di 28 ore, con la più lunga dormita tra mezzogiorno e le sei e mezzo di sera, e gli effetti di questo cambiamento dei ritmi sonno-veglia è stato monitorato con sofisticati esami del sangue cui i partecipanti sono stati sottoposti ripetutamente, ogni giorno.

I ricercatori sanno da tempo che molti geni dell'organismo sono particolarmente attivi (per produrre per esempio sostanze che poi vengono rilasciate nel circolo sanguigno) in specifici momenti della giornata, secondo quello che viene chiamato il ritmo circadiano. Quando però si spostano le ore di sonno, tutto cambia: se il primo giorno erano 1.400 i geni ben sincronizzati (circa il 6,4% di tutti quelli analizzati), già dal secondo giorno ne erano rimasti appena 228 (1% circa) a "tenere il tempo" correttamente.

Il risultato di questo sfasamento è una perdita di efficienza dell'organismo, con anche risvolti potenzialmente negativi per la salute, perché per esempio l'organismo non riesce ad assorbire gli zuccheri rapidamente nel momento in cui servirebbe: tra i "turnisti", infatti, il rischio di soffrire per esempio di obesità, ipertensione e diabete è più alto della media.

Nell'attesa di mettere a punto utili contromisure, i ricercatori segnalano che l'effetto osservabile a livello genetico è meno significativo in chi dorme meno. Meglio stanchi, insomma, che storditi dal sonno fuori orario.



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