30 novembre 2016
Interviste
Artrosi della spalla: cause, sintomi e terapie
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L'artrosi alla spalla è meno frequente di altre localizzazioni come ad esempio all'anca e al ginocchio, e può interessare circa il 10 per cento degli adulti. Tuttavia sono relativamente comuni alcune patologie che possono causarla: è il caso per esempio della rottura della cuffia dei rotatori, che può colpire il 50-60 per cento dei pazienti sopra i 60 anni. Questa lesione aumenta di molto il rischio di sviluppare l'artrosi se non trattata opportunamente. È a rischio di artrosi anche chi soffre di malattie reumatologiche e metaboliche come diabete, gotta o chi ha familiarità con persone che hanno queste patologie. Per conoscere meglio questa malattia abbiamo parlato con Mario Borroni, chirurgo ortopedico dell'Unità operativa di chirurgia della spalla dell'Ospedale Humanitas di Rozzano (Milano).
Perché ci si ammala?
«L'artrosi è una patologia degenerativa dell'articolazione, e colpisce la cartilagine, quella struttura che riveste la parte articolare delle ossa. È una patologia tendenzialmente progressiva e può essere classificata in due categorie. La prima è quella primaria, che non ha cause sconosciute e insorge senza motivazioni apparenti.
L'altra è una forma secondaria, perché legata a situazioni specifiche come:
- traumi,
- patologie infiammatorie dell'articolazione (ad esempio artrite reumatoide)
- malattie metaboliche (come diabete o gotta),
- malformazioni anatomiche che alterano il funzionamento dell'articolazione,
- lavori o attività sportive particolarmente usuranti per la spalla.
L'artrosi alla spalla può colpire sia anziani che giovani, quali sono le diverse cause che la provocano?
«Nel giovane, una causa frequente di artrosi è la presenza di spalla instabile, cioè della perdita parziale o totale dei normali rapporti articolari. Questo capita per esempio nei pazienti affetti da instabilità recidivante di spalla che viene trascurata per anni, con numerosi episodi di lussazione o sublussazione. Tale situazione può essere causata traumaticamente da attività sportive/lavorative come rugby, arti marziali e pugilato, che possono provocare lesioni alle strutture capsulo-legamentose e conseguente instabilità.
Oppure, ci può essere una forma di instabilità più subdola, non legata a traumi franchi, ma a una predisposizione costituzionale (iperlassità) aggravata da attività sportive/lavorative che presuppongo un'attività continuativa con mano al di sopra della spalla (tennis, pallavolo, pallanuoto): finché questa possibile instabilità è bilanciata da un buon tono muscolare, la spalla funziona normalmente. Nel caso invece in cui tale equilibrio dovesse venire a mancare, si ricadrebbe nel quadro di instabilità o microinstabilità con possibile evoluzione artrosica a lungo periodo.
Nei pazienti anziani invece, l'artrosi secondaria è generalmente associata a una rottura inveterata dei tendini della cuffia dei rotatori che determina un alterato movimento della spalla, con perdita dei normali rapporti articolari e una risalita della testa dell'omero con conseguente evoluzione artrosica».
Quali sono i sintomi?
«L'esordio sintomatico dell'artrosi alla spalla in genere è caratterizzato da dolore, localizzato all'articolazione e qualche volta irradiato alla parte cervicale o lungo il braccio.
Inizialmente il dolore è collegabile al movimento, ma successivamente, con l'avanzare della patologia, è presente anche anche a riposo, e addirittura la sintomatologia diventa più importante nelle ore notturne.
Successivamente subentra una limitazione articolare con conseguente perdita della funzionalità normale».
Cosa si può fare per prevenirne il peggioramento?
«La migliore prevenzione è intervenire sulle cause che portano ad artrosi e pertanto non sottovalutare i sintomi anche iniziali (dolore, perdita di movimento): un buon tono muscolare e una buona articolarità sono auspicabili per tutti.
Nel caso di artrosi primaria non esiste una vera prevenzione, dal momento che la causa è ignota, ma si può intraprendere un trattamento indirizzato al controllo dei sintomi. La spalla vatenuta in movimento per evitare di perdere ulteriore articolarità e può essere utile intraprendere un programma di rinforzo muscolare per cercare di ripristinare una corretta funzionalità della spalla. Importante è anche cercare di preservare l'articolazione evitando lavori o sforzi pesanti soprattutto oltre l'altezza della spalla.
Nei casi di artrosi secondaria le misure preventive dipendono dalla causa che ha provocato l'artrosi: nel caso ad esempio di patologie reumatiche, è importante affidarsi ad un reumatologo che possa tenere sotto controllo l'evoluzione della patologia tramite terapie farmacologiche. Nel caso invece di iniziale artrosi legata a problemi di instabilità o problemi di rottura di cuffia è consigliabile intervenire precocemente eliminando la patologia artrosizzante. Infine in casi di artrosi legati ad attività sportive o lavorative usuranti, potrebbe essere il caso di considerare cambiamenti negli stili di vita in modo da ritardare il più possibile il progresso della patologia».
Quali sono le terapie?
«Essendo una patologia che riguarda la cartilagine, cioè una struttura che non si può rigenerare, non è possibile avere una cura anche se esistono efficaci trattamenti palliativi.
Innanzitutto vanno menzionate le terapie farmacologiche antinfiammatorie o antidolorifiche, che possono dare una qualità di vita migliore al paziente; tale beneficio è generalmente temporaneo a causa della tendenza evolutiva della patologia.
Già si è accennato al trattamento riabilitativo basato sul recupero dell'articolarità e del riequilibrio muscolare. Tra i trattamenti conservativi palliativi si possono includer terapie fisiche, come Tens e Tecar, che possono dare in alcuni pazienti beneficio sulla sintomatologia dolorosa.
Un'altra opzione terapeutica è rappresentata dalle terapie infiltrative, che possono essere sia a base di cortisone sia di acido ialuronico. Il cortisone è un efficace antinfiammatorio mentre l'acido ialuronico è uno dei componenti del tessuto connettivo e ha lo scopo di lubrificare l'articolazione, attutire gli stress meccanici e preservare la cartilagine e quindi migliorare la funzionalità della spalla attutendone il dolore.
Infine, in assenza di beneficio dal trattamento conservativo, o in casi di grave limitazione funzionale o di dolore, il trattamento chirurgico ha un ruolo chiave. Il trattamento chirurgico dell'artrosi di spalla si basa, come nell'articolazione dell'anca o del ginocchio, sulla sostituzione protesica. Esistono diverse protesi, sia parziali che totali che inverse, che ben si adattano alle diverse situazioni patologiche caratteristiche di ogni paziente.
I risultati sono buoni sul dolore e sulla funzionalità e gli ultimi studi indicano che le protesi di spalla hanno una buona sopravvivenza a 15-20 anni. Oggi si suggerisce questo intervento sui pazienti di almeno 65 anni, anche se può essere considerata anche in pazienti più giovani, con un'artrosi severa e soprattutto con qualità di vita insufficiente».
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